Senti, questa storia è un po’ complicata, ma te la racconto come se fossimo al bar davanti a un caffè.
“Figlia mia, ma perché ti ostini con quel bulletto? Non ti porterà altro che guai! E poi piangerai, te lo dico io, piangerai tanto! Prima o poi finirà in galera, e tu sarai lì ad aspettarlo come una stupida, capisci?”
“Mamma, smettila! Sandro non è un bulletto. È dolce, premuroso, e mi ama!”
“Eh, tutti amano finché gli fa comodo! Lascialo perdere. Punta invece su Enrico, quello sì che sarebbe un marito perfetto. Con lui saresti al sicuro, come dietro a un muro di pietra! Fidati di me, lo so.”
Luisa la guardò offesa. Sua madre non la capiva, e nemmeno ci provava.
“Mamma, Enrico non mi piace. È troppo…”
“Troppo cosa? Sì, magari non ha l’aria da duro, ma ti ama! Dagli una chance! Manda a quel paese il tuo Sandro!”
“No, mamma, sposerò solo lui. Ho deciso così.”
“Marco, dai, diglielo tu che ha torto!” — Maria Antonella fissò il marito. — “Ma perché non parli?”
Marco si alzò dal divano e si avvicinò alla moglie e alla figlia che litigavano. A lui Sandro non piaceva molto, ma non voleva intromettersi nella vita di Luisa. La considerava già grande abbastanza per scegliere. In fondo, quella era la sua vita, non la loro.
“Ragazze, ma che vi prende? Maria, lasciala stare con chi vuole. E tu, Luisa, stai attenta, e se hai bisogno, parlami. Ti aiuterò, capito?”
Maria alzò le mani al cielo, mentre Luisa abbracciò felice il padre.
“Grazie, papà! Comunque, per ora Sandro e io stiamo solo insieme. Mica mi ha chiesto di sposarmi.”
“Meglio così. Speriamo che non lo faccia mai,” borbottò Maria Antonella.
Luisa non replicò, per evitare altre prediche.
A vent’anni, credeva di saper gestire la sua vita da sola, e tanto sua madre non avrebbe mai capito. Sandro era il centro del suo universo, e si amavano da anni, cosa che esasperava Maria Antonella. Enrico, invece, compagno di università di Luisa, piaceva tantissimo alla mamma, ma a lei non ispirava proprio nulla.
Con il via libera del padre, Luisa iniziò a vedere Sandro senza più nascondersi. Lui ne era felicissimo. Anche se Sandro aveva un carattere un po’ turbolento e amici altrettanto scalmanati, amava davvero Luisa e per lei avrebbe fatto di tutto. Anche cambiare.
“Sandro, dopo il matrimonio prenderemo un appartamento in affitto, vero? Ce la farai?”
“Certo che sì. Al massimo, i miei mi daranno una mano. A proposito, sono contentissimi che stiamo insieme. Dicono che tu mi faccia bene,” disse lui con un sorriso tiepido.
“Davvero?” Luisa arrossì, imbarazzata e felice.
Questa conversazione avvenne mentre Luisa era all’ultimo anno di università. Sandro lavorava già, e insieme mettevano da parte soldi per il matrimonio. Maria Antonella, però, era ancora contro di lui e aveva detto che non avrebbero contribuito alle spese. Marco, pur non contraddicendo la moglie, aiutava di nascosto la figlia.
“Trova un ragazzo perbene, e allora pagheremo noi parte delle spese,” diceva Maria. “Ma se ti ostini con quello scapestrato, arrangiati!”
Luisa piangeva per la delusione, ma non poteva cambiare la mente della madre.
Fortuna che i genitori di Sandro erano più comprensivi e l’avevano accolta a braccia aperte.
“Mi dispiace che la mia mamma ti tratti così. Mio papà, almeno, mi lascia decidere. Anzi, mi sostiene.”
Sandro la abbracciò e le guardò negli occhi.
“Luisina, non preoccuparti. Tua madre vuole solo il tuo bene. Io sopporterò le sue critiche. Non è la prima persona a non amarmi, e non mi turba.”
“E chi mai ti ha odiato?” Lo spinse scherzosamente.
“Eh… Ma io ho amato solo te,” mormorò, dandole un bacio.
“Davvero? Sempre?”
“Sempre.” Ed era vero. L’amava da quando erano bambini, da quando lei e la sua famiglia si erano trasferiti nel quartiere. All’inizio la prendeva in giro, ma lei aveva reagito, e da lì era nata un’amicizia che si era trasformata in amore.
Sandro, però, continuava a fare un po’ il duro, finendo sempre nei guai. A volte se ne pentiva, ma spesso non ci pensava nemmeno.
Ora però si era messo in riga: aveva finito la scuola e lavorava in un’officina, guadagnando bene.
Si sposarono senza l’aiuto dei genitori di Luisa. Sandro era stimato in officina e aveva lasciato alle spalle la sua gioventù movimentata. Luisa era felice, anche se sua madre continuava a giudicare male il genero. Maria Antonella non voleva vedere la figlia felice ed era convinta che sarebbe finita male con quel mascalzone.
“Sandro, domani andiamo dai miei?” Luisa lo abbracciò.
Lui le accarezzò affettuosamente la pancia.
“Luisina, ma stai scherzando? Non hai bisogno di stress adesso. Aspettiamo che nasca Luca, poi andiamo. Mostreremo il nipotino ai nonni. A proposito, i miei volevano passare nei prossimi giorni.”
“Perfetto,” annuì lei. “Chiedi a tua mamma di fare la sua crostata, quella buonissima, ok?”
Sandro sorrise.
“Glielo dico, sarà felice. Ti vizia troppo.”
“Tua mamma è un tesoro,” disse Luisa, carezzandosi la pancia. “Lo fa per il nipotino. Dice che vuole che nasca sano e forte.”
“Be’, allora che si sforzi,” rise Sandro.
Vivevano senza tanti lussi, a volte facendo debiti. Luisa non aveva ancora trovato lavoro dopo l’università, e Sandro tirava avanti da solo. Ma non si lamentava: avrebbe fatto di tutto per lei.
Passò il tempo, e finalmente nacque Luca. I genitori felici volevano mostrarlo a tutti. Appena Sandro ebbe un giorno libero, andarono dai genitori di Luisa. Maria Antonella aveva preparato un pranzo enorme, mentre Marco sistemava la casa. Lui non vedeva l’ora di rivedere il nipotino, a differenza di sua moglie, che ancora non digeriva il genero.
“Ciao, mamma!” Luisa entrò rumorosamente.
Sandro, orgoglioso, portava Luca in braccio, canticchiandogli qualcosa. Luisa aveva una borsa piena di cose per il bambino.
“Figlia mia, ma perché porti tutto da sola? Che marito è mai questo!” Maria Antonella attaccò subito.
“La borsa è leggera, e Sandro ha Luca. Mamma, basta…”
Sandro le sfiorò la manica e scosse la testa. Avevano deciso di non reagire. Ma Luisa non riusciva a star zitta quando sentiva insultare il marito.
“Ciao, dammi Luca,” intervenne Marco, prendendo il bambino.
“Mettilo sul divano, papà,” disse Luisa.
“Ma guarda un po’! Quando mai hai imparato a maneggiare i bambini?” disse Maria Antonella. “Avevi paura persino di Luisa da piccola!”
“Te l’ho detto che vado a trovarla. E che gioco con Luca.”
Marco la guardò con rimprovero. Lei arrossì.
“Va bene, va bene… Ragazzi, sedetevi a tavola! Luisa, ho fatto il tuo piatto preferito.”
“Eh, già sentivoE mentre tutti ridevano delle battute di Sandro, Maria Antonella sorrise appena, pensando che forse, nonostante tutto, quel ragazzo non era poi così male.