Non era sola. Una storia semplice di un’alba invernale tra il gatto Filiberto, la nonna Valeria e il fedele cane Gavriele, tra neve, calore e piccoli gesti che scaldano il cuore

Non era sola. Una storia semplice

Era una tarda mattina dinverno quando le prime luci dellalba filtravano tra le persiane. Nel cortile, i netturbini passavano con un rumore metallico, spalando la neve con energia, mentre la porta del condominio sbatteva di continuo dietro agli inquilini che uscivano di fretta per andare al lavoro.

Il gatto Filippo stava appollaiato sul davanzale della cucina al sesto piano, osservando la scena sottostante con tipico distacco felino.

In una vita passata, Filippo era stato un ragioniere e, allora, nientaltro che i soldi occupava i suoi pensieri.

Ma adesso sapeva che nella vita ci sono cose ben più importanti.

Aveva capito quanto valesse uno sguardo gentile, il calore di una carezza, un tetto sicuro sopra la testa. Il resto viene da sé.

Filippo si voltò a guardare: sulla vecchia poltrona dormiva nonna Rosina, la sua salvatrice.

Scese piano dal davanzale e si avvicinò a lei, adagiandosi sul cuscino, vicino alla testa di Rosina. Le sue morbide zampe e il pelo caldo le sfioravano i capelli grigi.

Lo sapeva bene, Filippo, che ogni mattina nonna Rosina si sveglia col mal di testa, e faceva tutto ciò che poteva per aiutarla.

Filippo, ma che dottore che sei! esclamò la vecchietta, aprendo gli occhi e sentendosi già meglio con quel corpicino a farle compagnia, mi hai già fatto passare il dolore, grazie, caro mio, ma come fai?

Filippo scosse la zampa con aria annoiata, quasi a dire che, per lui, non era niente di straordinario; avrebbe potuto fare anche di più.

Ma da dietro, dallingresso, arrivò un borbottio sordo. Era Gianni, il cane, che si stava ingelosendo.

Gianni era da anni il fedele amico di nonna Rosina.

Appena sentiva passi estranei sul pianerottolo, abbaiava forte: voleva che tutti sapessero che la nonna era ben protetta.

Ed è per questo che lui si riteneva il padrone di casa.

Chissà chi era prima nella vita magari un capocantiere o un poliziotto, pensava Filippo, osservando Gianni. Troppo rumoroso, ma in fondo è meglio così. Magari con lui davvero si sta più sicuri.

Amori miei, cosa farei senza di voi! borbottò nonna Rosina, alzandosi lentamente dalla poltrona. Ora vi do da mangiare e poi facciamo due passi fuori.

E se fra qualche giorno arriva la pensione, compreremo pure un bel pollo.

La parola pollo scatenò una piccola festa.

Il gatto iniziò a carezzare con le zampette la poltrona, facendo le fusa e strusciando la grossa testa sulla mano sottile e dolorante della nonna.

Ah Filì, ma guarda che te lo capisci proprio tutto! si intenerì nonna Rosina. Il cane fece un abbaio felice, come a dire di aver capito anche lui, e infilò il nasone umido sulle ginocchia di lei.

Eh, questi animali sono proprio anime vive: rendono la casa più calda e il cuore meno solo, pensava sorridendo la vecchietta.

Chissà che sarà di me quando non ci sarò più… Ognuno dice la sua ma è un mistero. Io, se potessi, mi piacerebbe rinascere gatto, magari in una casa di gente buona. Cane non credo di farcela: non sono abbastanza rumorosa, troppo tranquilla io. Ma gatto sì, sarei una brava micia, affettuosa. Basta finire coi buoni, tutto qui.

Va là, tornò in sé nonna Rosina, scuotendo la testa che strane idee che mi vengono. Ecco cosa fa la vecchiaia!

Non si accorse nemmeno che il gatto, con un sorrisetto divertito tra i baffi, lanciò uno sguardo di sfida al cane.

Insomma, voleva essere un gatto, non un cane.

Filippo, ormai, sapeva pure leggere nel pensiero: anche questa, certo, una bella conquista.

Eh sì, guarda a che si arriva nella vita.

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