‘Non guardarmi così! Non voglio questo bambino. Prendilo!’ – Una sconosciuta mi ha gettato il marsupio tra le braccia. Ero sconvolta e confusa.

Non mi guardare così! Non ho bisogno di questo bambino. Prendilo! una sconosciuta mi gettò tra le braccia un marsupio senza spiegazioni. Ero confusa, incapace di comprendere ciò che stava accadendo.

Con mio marito, avevamo sempre vissuto in armonia. Litigavamo di rado. Mi sforzavo di essere una brava moglie e una buona massaia. Ci eravamo sposati durante gli anni universitari. Poi, ero rimasta incinta e avevamo avuto due gemelle. Quando le bambine crebbero, aprimmo una piccola attività. Io aiutavo poco mio marito, poiché dovevo occuparmi delle figlie e della casa. Soprattutto, adoravo cucinare. Mio marito aspettava sempre il weekend per gustare le mie creazioni. Ogni volta, mi ingegnavo a preparare qualcosa di nuovo, e lui era il mio assaggiatore ufficiale. Anche le bambine erano curiose di scoprire cosa avrei inventato. Tra figlie, casa e lavoro, non badavo a ciò che faceva mio marito. Non avrei mai immaginato che potesse tradirmi.

Lultimo anno era stato difficile. Gli affari andavano male, e risparmiavamo su tutto. Mio marito viaggiava spesso per lItalia per firmare nuovi contratti. Le gemelle avevano iniziato la prima elementare, così ero sempre con loro.

Un giorno, mentre tornavamo a casa, una donna bellissima ci sorprese. Scesi dallauto, e la sconosciuta mi mise in mano il marsupio.

Non mi fissare! Non voglio questo bambino se lui non vuole stare con me. Tienitelo! urlò, indicando mio marito con un dito tremante.

Rimasi immobile, senza capire.

Mi avevi promesso che lavresti lasciata per me! Se no, non voglio questo bambino! sputò per terra, si girò e se ne andò.

Lo shock durò minuti, finché non realizzai che stringevo ancora il marsupio. Non chiesi nulla a mio marito: dal suo sguardo capii chi fosse quella donna e quanto si vergognasse. Entrammo in silenzio in casa. Nel marsupio cera un neonato, forse di due settimane.

Prendi le bambine a scuola e compra tutto ciò che scriverò per lui dissi. Lui annuì senza parlare.

Passarono diciotto anni. Molti amici mi condannarono, incapaci di capire perché crescessi il figlio di unaltra quando già avevo due figlie.

Non chiesi mai a mio marito di quella donna. Allevai quel bambino come mio. Le mie figlie erano felici di avere un fratellino. Non mentimmo al nostro figlio, e quando fu grande, gli spiegammo tutto. Stranamente, lo accettò con serenità, senza chiedere della madre biologica. Io ero felice: avevo tre figli meravigliosi che ci amavano. Il rapporto con mio marito si incrinò, ma lui fece di tutto per rimediare.

Per il suo diciottesimo compleanno, decidemmo di festeggiare in famiglia. Le mie figlie, ora sposate e con vite loro, sarebbero venute. Stavamo per sedere a tavola quando suonò il campanello. Nessuno era atteso, e un presentimento mi assalì.

Aprii la porta e vidi una donna magra, il volto scavato, che ricordava quella di tanti anni prima.

Voglio parlare con mio figlio! disse.

Qui non cè tuo figlio! rispondemmo insieme, io e mio figlio.

Lui chiuse la porta e ci invitò a tavola. E io, con le lacrime agli occhi, capii quanto fossi fortunata ad avere un figlio così straordinario, anche se non era mio.

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‘Non guardarmi così! Non voglio questo bambino. Prendilo!’ – Una sconosciuta mi ha gettato il marsupio tra le braccia. Ero sconvolta e confusa.