‘Non guardarmi così! Non voglio questo bambino. Prendilo!’ – Una sconosciuta mi ha gettato un marsupio tra le braccia. Ero sconvolta e non capivo cosa stesse succedendo.

“Ma che sguardo è quello? Non mi serve questo bambino. Prendilo!” quella sconosciuta mi ha praticamente piazzato in braccio un marsupio. Ero confusa, senza capire cosa stesse succedendo.

Io e mio marito, Marco, vivevamo in perfetta armonia. Litigavamo raramente, e io cercavo sempre di essere una brava moglie e una massaia impeccabile. Ci siamo sposati alluniversità, poi sono rimasta incinta e sono nati i gemelli, Sofia e Giulia. Quando i bambini sono cresciuti, abbiamo aperto una piccola attività a Milano. Io aiutavo poco, perché dovevo badare alla casa e alle figlie. La mia passione? Cucinare. Marco aspettava sempre il weekend per assaggiare le mie nuove creazioni, e le bambine adoravano scoprire cosa avrei preparato.

Con tutti questi impegnifiglie, casa, lavoronon mi ero mai preoccupata di quello che facesse mio marito. Mai avrei pensato che potesse tradirmi. Ma lultimo anno era stato difficile: lazienda andava male, risparmiavamo su tutto, e Marco era sempre in giro per lItalia a cercare nuovi clienti. Le gemelle avevano iniziato la prima elementare, e io ero sempre con loro.

Un giorno, mentre tornavamo a casa in macchina, una donna bellissima ci ha bloccato. Appena scesi, mi ha ficcato in mano il marsupio.

“Non mi guardare così! Se lui non vuole stare con me, non voglio nemmeno questo bambino. Tienitelo!” ha urlato, indicando Marco con un dito tremante.

Ero impietrita.

“Mi avevi promesso che lavresti lasciata! Se no, io non lo voglio!” ha sputato per terra, girato sui tacchi e se nè andata.

Ci ho messo qualche minuto a realizzare che stringevo un neonato. Non ho chiesto nulla a Marco: dal suo sguardo ho capito tutto. In silenzio, siamo entrati in casa. Nel marsupio cera un maschietto, di massimo due settimane.

“Andrai a prendere le bambine a scuola e comprerai tutto quello che ti scriverò per lui,” ho detto. Lui ha annuito.

Da allora sono passati diciotto anni. Molti amici mi giudicavano: perché crescevo il figlio di unaltra, se avevo già due figlie? Ma non ho mai chiesto a Marco di quella donna. Ho cresciuto il bambino come mio. Sofia e Giulia erano felici di avere un fratellino, e quando è cresciuto, gli abbiamo detto la verità. Stranamente, lha presa con calmanon ha mai chiesto della sua madre biologica.

Io ero felice. Tre figli meravigliosi che ci amavano. Con Marco i rapporti si erano incrinati, ma lui faceva di tutto per rimediare. Per il diciottesimo compleanno di nostro figlio, Tommaso, abbiamo organizzato una festa in famiglia. Le ragazze, ora sposate e con le loro vite, sarebbero venute. Stavamo per sederciti a tavola quando è suonato il campanello.

Doveva essere un giorno perfetto, e invece… Appena ho aperto la porta, ho visto una donna magra, con lo stesso sguardo di allora.

“Voglio vedere mio figlio,” ha detto.

“Qui non cè tuo figlio!” abbiamo risposto allunisono io e Tommaso.

Lui ha chiuso la porta, poi ci ha invitato a tavola con un sorriso. Io avevo le lacrime agli occhi. Ero felice. Anche se non era mio sangue, era mio figlio. E questo bastava.

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