Non le piace vivere con me, né da sola, né con degli estranei


Mia madre ha fatto di tutto per cacciarmi dall’appartamento in cui avevo la mia parte. È successo circa tre anni fa. Avrei potuto combattere, ma per il bene della mia famiglia ho deciso di tacere e andarmene, portando via con me solo il silenzio e la voglia di ricominciare altrove.

Me ne ero già andato da casa sua quando studiavo, perché l’università era dall’altra parte della città, a chilometri di distanza, un vero inferno per raggiungerla. Ogni giorno era una tortura, un viaggio estenuante che mi consumava.

Con fatica, alla fine sono riuscito a sistemarmi in un dormitorio. Tutti quelli che scoprivano da dove venivo mi guardavano come se fossi un pazzo scappato da chissà quale manicomio. Ma cosa ne sapevano loro? Io potevo finalmente andare a lezione senza affanno, senza dover sincronizzare la mia vita con quella di mia madre, e per una volta vivere per me stesso, dannazione!

Ogni volta che osavo lamentarmi, lei mi zittiva con la solita frase tagliente: “Io pago tutto quello che hai, quindi sta’ zitto e non discutere!”. E io, impotente, non trovavo mai le parole per ribattere.

Col tempo, la distanza ci ha aiutato. Meno ci vedevamo, meglio andavamo d’accordo. Ognuno aveva il suo spazio, la sua pace.

Poi ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie, Teresa. Abbiamo iniziato a vivere insieme in un appartamento in affitto a Torino. Quando abbiamo deciso di sposarci, ho pensato fosse una buona idea tornare a vivere con mia madre, nella sua casa a Genova.

L’idea era semplice: dividerci le spese a metà con lei e mettere da parte i soldi per comprarci un posto tutto nostro. Non volevamo venderla o dividerla, quella casa. All’inizio mia madre, che ora chiamerò Rosa, sembrava d’accordo. Ma poi è cambiato tutto. Ha iniziato a renderci la vita un incubo, come se volesse cacciarci a tutti i costi. Si attaccava a ogni minima cosa, pur di farci sentire indesiderati.

Scatenava litigi senza senso, urla che riempivano le pareti di tensione. Sopportare quel clima ogni santo giorno era impossibile. E, come se non bastasse, quella guerra continua ha finito per farci litigare anche tra noi, io e Teresa. La casa era diventata un campo di battaglia.

Alla fine, Rosa ha vinto. Ce ne siamo andati. Non si può costruire una famiglia con i nervi sempre a fior di pelle, con il cuore che batte per la rabbia e non per l’amore.

Certo, i soldi sono diminuiti, ma la pace che abbiamo trovato non ha prezzo. Viviamo felici, senza drammi, senza catene.

Se non fosse stato per la vendita della vecchia cascina in campagna dei genitori di Teresa, forse non avremmo mai potuto permetterci il primo acconto per l’ipoteca. Con quel sacrificio, siamo riusciti a comprarci un piccolo appartamento, una stanza tutta nostra.

La vita sembrava finalmente andare per il verso giusto, ma ecco che Rosa si è ricordata di avere un figlio. Ha ricominciato a tormentarmi. “Visto che qui c’è anche la tua parte, paga la metà delle spese!” mi urlava al telefono. Tutto perché la sua pensione non le bastava più per mantenere la casa, e io, secondo lei, dovevo correre in suo aiuto.

Non avevo nessuna intenzione di cedere a quel ricatto. Le ho detto chiaro e tondo di no, minacciandola persino di vendere la mia parte, visto che ormai non ci vivo più. Non era una casa, era una prigione che non volevo più rivedere.

Lei mi ha riversato addosso una raffica di insulti per minuti interi, un fiume di veleno. Ma quando ha capito che non avrei mollato, si è arresa. O almeno così sembrava. Perché poi ha avuto la brillante idea di provare a manipolare i genitori di Teresa, i miei suoceri. Peccato per lei che loro si siano schierati dalla nostra parte, liquidandola come una vecchia pazza.

Eppure, non si è arresa. Ha ripreso a chiamarmi, a tempestarmi di accuse:

“Sei proprio fiero di te, eh? Bel figlio che sei! Mi hai lasciato a vivere come in un tugurio, con degli estranei, complimenti! Abbandoni tua madre nella vecchiaia, bravo!”

Non è che io sia felice di come sono andate le cose. Ma, sinceramente, mi importa poco. Lei non voleva che vivessimo con lei, ha fatto di tutto per scacciarci, e ora eccola qua, a lamentarsi delle conseguenze. Cosa pretende da me? Quella casa è nostra, di entrambi per diritto, non solo sua, né solo mia. Che si arrangi, vecchia strega testarda!

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

twelve − 6 =

Non le piace vivere con me, né da sola, né con degli estranei