In un piccolo paese vicino a Firenze, dove le vecchie case sono immerse nel verde dei vigneti, la mia vita a 32 anni si è trasformata in un rituale infinito di compiacenza verso mia suocera. Mi chiamo Isabella, sono sposata con Matteo, e viviamo in un appartamento proprio sopra quello di sua madre, Maria Grazia. Una scodella di minestra per lei non mi pesa, e la televisione può guardarla pure per ore da noi, ma la sua abitudine di presentarsi ogni giorno e restare fino a mezzanotte mi sta spezzando i nervi. Sono sull’orlo del precipizio, e non so come fermare tutto questo senza ferire mio marito.
La famiglia in cui mi sono ritrovata
Matteo è l’amore della mia vita fin dall’università. È gentile, premuroso, lavora come elettricista, e con lui mi sono sempre sentita al sicuro. Ci siamo sposati quattro anni fa, ed ero pronta a vivere accanto alla sua famiglia. Maria Grazia, sua madre, mi sembrava una vedova carina che adora suo figlio e vuole essere vicina a noi. Quando ci siamo trasferiti nell’appartamento sopra il suo, pensavo fosse comodo: lei è qui accanto, potrebbe aiutarci se serve. Invece dell’aiuto, però, ho avuto un’invasione quotidiana dalla quale non riesco a liberarmi.
La nostra figlia, Sofia, che ha due anni, è il centro della nostra vita. Lavoro come contabile part-time per poterle stare più vicina. Matteo spesso torna tardi dal lavoro, e io me la cavo da sola. Ma Maria Grazia ha trasformato casa nostra nella sua seconda dimora. Ogni giorno, senza avvisare, sale da noi, e le sue visite non sono un semplice caffè, ma una vera e propria occupazione.
La suocera che non se ne va
Tutto comincia la mattina. Preparo il pranzo, e suona alla porta: è Maria Grazia. “Isabella, sono solo passata a salutare”, dice, ma dopo un minuto è già seduta a tavola, aspettando una scodella di minestra. Non sono tirchia, la minestra non mi costa nulla, che la mangi pure. Ma dopo pranzo non se ne va. Accende la nostra televisione, guarda le sue soap opera per ore commentando ad alta voce. Sofia si intrufola dappertutto, io cerco di pulire o lavorare, e mia suocera sembra non accorgersi che ho da fare.
Verso mezzanotte, quando sto in piedi per miracolo, finalmente scende da lei. Ma non è finita: può tornare su per aver “dimenticato” qualcosa, o chiamare Matteo per lamentarsi di qualche acciacco. La sua presenza è come un rumore di fondo che non posso spegnere. Critica il mio modo di cucinare, di vestire Sofia, di tenere casa. “Isabella, ai miei tempi i bambini dormivano di più”, dice, e io taccio, anche se dentro ribolle tutto.
Il silenzio di mio marito
Ho provato a parlarne con Matteo. Dopo una giornata in cui sua madre è rimasta fino all’una di notte, gli ho detto: “Matteo, sono stanca, ho bisogno del mio spazio”. Ha sospirato: “Mamma è sola, si annoia. Sopporta un po’”. Sopportare? Lo faccio ogni giorno, ma le mie forze stanno finendo. Matteo ama sua madre, e capisco che per lui sia importante, ma perché devo sacrificare la mia quiete? Il suo silenzio mi fa sentire sola nella nostra famiglia.
Sofia, la mia piccola, ormai si è abituata a nonna sempre presente, ma vedo che i suoi orari si scombussolano per via di queste visite. Vorrei che casa mia fosse davvero mia, poter riposare, giocare con mia figlia, stare con mio marito senza occhi indiscreti. Maria Grazia, però, sembra credere che sia suo diritto vivere nella nostra quotidianità. Ha il suo appartamento qui sotto, a due passi, ma preferisce il nostro divano, la nostra TV, la nostra vita.
L’ultima goccia
Ieri è stato peggio del solito. Preparavo la cena, Sofia faceva i capricci, e Maria Grazia ha messo la televisione a tutto volume. Le ho chiesto di abbassarla, ma ha ignorato: “Isabella, non brontolare, tanto non ti disturbo”. Non disturba? Ero sul punto di piangere per la frustrazione. Quando Matteo è tornato, si è lamentata con lui che sono “poco ospitale”. Lui ha taciuto, e io ho capito: se non metto dei paletti, non finirà mai.
Voglio parlarne seriamente con Matteo. Dirgli che sua madre può venire, ma non tutti i giorni e non fino a tardi. Magari proporle di venire un paio di volte a settimana, con un orario fisso. Ma ho paura che si offenda, e che Matteo prenda le sue difese. E se mi dice che sono egoista? E se rovina il nostro matrimonio? Ma non posso continuare così, in una casa che non è mia, dove io sono solo un accessorio di mia suocera.
Il mio grido per la pace
Questa storia è la mia richiesta di aver diritto a un angolo di mondo mio. Una scodella di minestra non mi costa nulla, la televisione nemmeno, ma voglio che la mia famiglia sia solo nostra. Maria Grazia, forse, non ha cattive intenzioni, ma le sue visite mi soffocano. Matteo, forse, mi ama, ma il suo silenzio è un tradimento. A 32 anni, voglio vivere in un mondo dove mia figlia dorme regolarmente, dove posso respirare, dove casa mia è il mio rifugio.
Non so come convincere Matteo, come non ferire sua madre. Ma so una cosa: non posso più essere prigioniera delle sue abitudini. Sarà una conversazione difficile, ma sono pronta. Io sono Isabella, e riavrò la mia casa, anche se dovrò lanciare un ultimatum.
La vita ci insegna che a volte, per proteggere ciò che amiamo, dobbiamo avere il coraggio di dire “basta”.