Non ne ho voglia, ma preparo i bagagli e parto con mio figlio per andare da mia madre.

Non ne ho proprio voglia, ma faccio le valigie e parto con mio figlio Lorenzo da mia mamma, Rosanna De Luca. Tutto perché ieri, mentre ero fuori a passeggiare con il bambino, mio marito Marco, guarda un po’, ha pensato bene di fare l’ospitale e ha lasciato entrare in camera nostra dei parenti: sua cugina Luisa con il marito Matteo e i loro due figli, Sofia e Tommaso. E la cosa più scandalosa? Non gli è nemmeno passato per l’anticamera del cervello di chiedermelo prima! Ha solo detto: “Tu e Lorenzo potete stare dalla tua mamma, lì c’è spazio.” Ancora adesso non mi riprendo da tanta faccia tosta. È casa nostra, la nostra stanza, e ora devo fare le valigie e lasciare il posto a degli estranei? Ma per favore, questa è la goccia che fa traboccare il vaso!

Tutto è cominciato quando sono tornata a casa dopo la passeggiata con Lorenzo. Lui, come al solito, era stanco e capriccioso, e io sognavo solo di metterlo a dormire e bere un tè in santa pace. Apro la porta e trovo un caos allucinante. Nella nostra camera da letto, dove dormiamo io, Marco e Lorenzo, Luisa e Matteo si sono già sistemati. I loro figli, Sofia e Tommaso, corrono in giro, sparpagliando giochi, mentre le mie cose — i miei libri, il trucco, persino il portatile — sono state ammucchiate in un angolo come se non vivessi più lì. Rimango a bocca aperta e chiedo a Marco: “Ma che diavolo succede?” E lui, con la calma di chi commenta il meteo: “Luisa e famiglia sono arrivati, non avevano dove stare. Ho pensato che tu e Lorenzo poteste andare da Rosanna De Luca, lì c’è spazio.”

Stavo per soffocare dall’indignazione. Primo, è casa nostra! Abbiamo pagato l’affitto insieme, arredato insieme, scelto i mobili insieme. E ora devo sloggiare perché ai suoi parenti è venuta voglia di fare una gita in città? Secondo, perché non me l’ha nemmeno chiesto? Magari avrei anche accettato di aiutarli, ma almeno si poteva parlare di come organizzare la cosa. Invece no, mi ha messo davanti al fatto compiuto. E Luisa, tra l’altro, non si è nemmeno scusata. Ha solo sorriso e detto: “Dai, Francesca, non fare i capricci, restiamo solo un paio di settimane!” Un paio di settimane? Io non voglio che degli estranei tocchino la mia roba nemmeno per due giorni!

Matteo, il marito di Luisa, sta zitto come un pesce. Se ne sta seduto sul nostro divano, beve il caffè dalla mia tazza preferita e annuisce mentre Luisa parla. E i loro figli sono una storia a parte. Sofia, che ha sei anni, ha già versato il succo sul nostro tappeto, e Tommaso, di quattro, ha deciso che il mio armadio è il nascondiglio perfetto. Ho provato a far capire che non siamo un albergo, ma Luisa ha solo scrollato le spalle: “Eh, sono bambini, che vuoi farci?” Certo, e a pulire dopo di loro, immagino, ci penso io.

Ho provato a parlare con Marco in privato. Gli ho detto che mi ha ferito prendere una decisione del genere alle mie spalle. Gli ho spiegato che Lorenzo ha bisogno di stabilità, del suo spazio, del suo lettino. E portare un bambino di tre anni da mia mamma, dove dovrà dormire su un lettino pieghevole, non è proprio l’ideale. Ma Marco ha solo alzato le spalle: “Francesca, non esagerare. Sono famiglia, dobbiamo aiutarli.” Famiglia? E io con Lorenzo, allora, non siamo famiglia? Ero così furiosa che mi è venuto da piangere. Invece, ho cominciato a fare le valigie. Se pensa che resterò zitta e accetterò tutto, si sbaglia di grosso.

Mia mamma, Rosanna De Luca, quando ha saputo cos’era successo, è andata su tutte le furie. “Adesso è Marco a decidere chi vive in casa vostra?” ha sbottato al telefono. “Vieni pure, tesoro, io vi accoglierò con piacere, poi con tuo marito ti vedrai dopo.” Mia mamma ha un carattere, eh. Era già pronta a venire a cacciare via gli ospiti indesiderati. Ma io, per ora, non voglio scenate. Voglio solo che mio figlio stia comodo e che io possa riflettere con calma sul da farsi.

Mentre preparo la valigia, continuo a ripensare a tutto. Com’è possibile che Marco abbia cancellato me e Lorenzo dalla nostra stessa vita con tanta leggerezza? Io ho sempre cercato di essere una brava moglie: cucinavo, pulivo, lo supportavo. E lui non ha nemmeno pensato a come mi sarei sentita vedendo degli estranei nella nostra camera. E la cosa che brucia di più è che non si è nemmeno scusato. Ha solo detto: “Non fare di una mosca un elefante.” Scusa tanto, Marco, ma questa non è una mosca, è un pachiderma seduto sul mio letto.

Ora vado da mia mamma, e, a dirla tutta, mi sento quasi sollevata. Da Rosanna De Luca c’è sempre un’atmosfera accogliente, si sente profumo di crostata, e Lorenzo adora giocare nel suo giardino. Ma non ho intenzione di chiudere gli occhi e far finta di niente. Ho già deciso: quando tornerò, avrò una bella chiacchierata con Marco. Se vuole che siamo una famiglia, deve rispettare me e nostro figlio. E Luisa con Matteo che si cercino un affitto o un hotel. Non ho niente contro l’aiutare, ma non a spese della mia tranquillità e senza il mio benestare.

Mentre infilo i giochi di Lorenzo nella borsa, lui mi guarda con quegli occhioni grandi e chiede: “Mamma, restiamo dalla nonna per tanto?” Lo abbraccio e rispondo: “No, amore, solo un po’. Stiamo un po’ con la nonna e poi torniamo a casa.” Ma dentro di me so una cosa: tornerò a casa solo quando sarò sicura che sia di nuovo casa nostra, e non un bed and breakfast per parenti inopportuni. E Marco dovrà scegliere cosa gli importa di più: il suo “spirito d’ospitalità” o la nostra famiglia.

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