Non osare lasciare tuo marito, ci siamo abituati a una vita migliore!

— Mamma, non ce la faccio più a vivere così — disse Grazia, fissando il cielo grigio attraverso la finestra, carico di nuvole pesanti.

— Cosa vuol dire che non ce la fai? Per ventidue anni hai resistito e adesso all’improvviso no? — Valentina Albanese alzò le mani in segno di sgomento, il viso segnato dalle rughe distorto dall’indignazione. — Hai perso la ragione alla tua età? A cosa stai pensando?

Grazia sorrise amaramente. A cosa pensava? Alle notti insonni passate ad aspettare il marito dopo i suoi “incontri di lavoro”. Agli sguardi sprezzanti che le lanciava a tavola. Al modo in cui la chiamava “vecchia gallina” davanti agli amici, per poi ridere come se fosse solo uno scherzo.

— Penso che voglio vivere per me stessa, finalmente — sussurrò.

— Per te stessa? — la madre sogghignò. — E di me ti sei preoccupata? Dove andrò io? Con la mia pensione riesco a malapena a comprare il pane! Sergio ci mantiene entrambe, tra l’altro.

Grazia sentì un nodo alla gola. Era sempre così: appena parlava dei suoi bisogni, sua madre le presentava il conto. Debiti, obblighi, sensi di colpa — catene che si trascinava da una vita.

— Ho trovato un lavoro, mamma. Contabile in una ditta privata.

— Cosa? — Valentina cadde sulla sedia, una mano sul petto. — Ecco perché seguivi quei corsi! Hai deciso tutto alle mie spalle?

— Non devo render conto a nessuno…

— Invece sì! — urlò la madre. — Ti ho cresciuta, ho passato notti insonni! Ti ho dato la vita! E ora vuoi distruggere tutto? Perché? Per un capriccio?

Nell’ingresso sbatté la porta: era tornato Sergio. I suoi passi pesanti suonavano come una condanna. Grazia strinse i pugni, sentendo le unghie conficcarsi nei palmi.

— Di che discutono, signore mie? — la sua voce era dolce come il miele, come sempre quando c’erano testimoni. — Valentina, urla così forte che i vicini accorreranno.

— Tua moglie è impazzita! — la madre si rivolse subito al genero. — Dice che ha trovato lavoro, che vuole divorziare!

Sergio si girò lentamente verso Grazia. Nei suoi occhi balenò qualcosa di freddo, di serpentino.

— Ah sì? — disse con tono mellifluo. — E da quando hai avuto questa brillante idea, cara mia?

Grazia sentì un brivido lungo la schiena. Conosceva troppo bene quel tono — falso e minaccioso.

— Non è un’idea, Sergio. È una decisione — rispose, sorpresa dalla fermezza della sua stessa voce.

— Una decisione! — la madre alzò di nuovo le mani. — Sergio, dille qualcosa! Dev’essere la menopausa, ha perso la testa!

— Basta, mamma! — Grazia si voltò di scatto. — Ho cinquantadue anni, non sono un’isterica né una pazza. Semplicemente, non voglio più…

— Cosa non vuoi, tesoro? — Sergio si avvicinò, il sorriso che non raggiungeva gli occhi. — Non ti piace vivere in questo appartamento? O la macchina non è abbastanza? O forse i gioielli sono pochi?

— Smettila — Grazia indietreggiò verso la finestra. — Sai benissimo che non è questo il punto.

— E allora cos’è? Quella segretaria giovane che hai visto con lui? — intervenne Valentina. — Ma figurati! Tutti gli uomini hanno le loro debolezze. Chiudi gli occhi e sopporta, come fanno tutte le donne normali!

Grazia sentì qualcosa spezzarsi dentro. Eccolo, il “sopporta”. Quante volte lo aveva sentito? Sopporta quando ti umilia. Sopporta quando ti tradisce. Sopporta perché è così che va, perché “tutti lo fanno”, perché “pensa a tua madre”.

— Sai una cosa, cara — Sergio si sedette sul bracciolo della poltrona, incrociando le gambe — parliamoci chiaro. Sai che da sola non sopravviverai, vero? Che lavoro puoi trovare alla tua età? Chi ti vorrà?

— Nessuno? — Grazia scoppiò a ridere, e quel suono fece sobbalzare la madre. — Esatto, Sergio.

È proprio questo che mi hai insegnato per anni. Che non valgo nulla, che devo ringraziarti per ogni tuo sguardo.

— Piccola — la madre provò a prenderle la mano — ti stai agitando…

— No, mamma — Grazia si liberò dolcemente ma con decisione. — Per la prima volta dopo anni vedo chiaro. E me ne vado.

— Non andrai da nessuna parte — sibilò Sergio, perdendo ogni falsa dolcezza. — Hai dimenticato a chi è intestato l’appartamento? E chi paga le cure di tua madre?

— Finalmente — Grazia sentì una strana calma. — Mostri la tua vera faccia. Non hai nemmeno trattenuto la lingua davanti a mia madre.

— Grazietta, tesoro — Valentina si afferrò il petto — non mi abbandonerai, vero? Dove vuoi andare?

— Ho preso un appartamento. L’ho affittato una settimana fa.

— Cosa? — esclamarono all’unisono la madre e il marito.

— Sì, immaginate un po’. Piccolo, in periferia. Ma è mio. Beh, in affitto, ma mio.

Sergio scoppiò a ridere:

— E con che soldi pensi di pagarlo? Con lo stipendio di una contabile improvvisata?

— Non sono improvvisata — rispose Grazia piano. — Ho finito i corsi con il massimo dei voti. E mi hanno assunto con un buon ruolo.

— Traditrice! — urlò la madre. — Non ti ho cresciuta perché a questa età vivessi in una squallida stanzetta! Cosa dirà la gente?

— La gente, la gente… — Grazia scosse la testa. — Per tutta la vita ti sei preoccupata del giudizio degli altri. Ma di quello che dicevo io, non ti è mai importato.

Entrò in camera e prese la valigia già pronta. Sergio le sbarrò la strada:

— Ferma lì! Non andrai da nessuna parte!

— Spostati — la voce di Grazia divenne d’acciaio. — Chiederò il divorzio. E non provare a minacciarmi: ho registrato le tue minacce e le prove dei tuoi tradimenti. Credi che ai tuoi soci piacerà uno scandalo?

Sergio impallidì. Non l’aveva mai visto così smarrito.

— Stai… stai bluffando.

— Provaci — sorrise Grazia. — Per ventotto anni ho taciuto. Ho raccolto ogni tua menzogna. Credevi che fossi cieca? Stupida? No, caro. Aspettavo solo che i figli diventassero indipendenti.

— I figli! — si agitò Valentina. — Esatto! Cosa diranno? Ci farai fare una brutta figura!

— Lo sanno già, mamma. Ho parlato con loro la scorsa settimana. Sai cosa mi ha detto Anna? “Mamma, aspettavo da tempo che prendessi questa decisione”.

Un silenzio pesante calò nella stanza. Valentina si lasciò cadere sulla poltrona, le labbra tremanti. Sergio stringeva e allentava i pugni.

— Quindi hai tutto pianificato? — sibilò. — Ma ricordati: se te ne vai, non sarai più la benvenuta. E non aiuterò più tua madre.

— Non serve — Grazia chiuse la valigia. — Me la caverò da sola.

— Se la caverà! — la madre balzò in piedi. — E le mie medicine chi me le comprerà? E l’affitto?E mentre usciva dalla porta, sentì finalmente il peso degli anni sollevarsi dalle sue spalle, perché aveva capito che la libertà non era un luogo, ma il coraggio di scegliere se stessa.

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Non osare lasciare tuo marito, ci siamo abituati a una vita migliore!