Non posso più vivere nella menzogna – la confessione di un’amica a cena

Non posso più vivere nella menzogna confessò Valentina al tavolo, mentre il piatto di ravioli fumava davanti a noi.
Ma sei impazzita? Quanto costano! esclamò Lara, quasi facendo cadere il menù dalle mani quando lesse il prezzo dei dolci.

Valentina alzò un sopracciglio, sistemò la sciarpa intorno al collo e sorrise con quel sorriso che usa sempre quando i visitatori inattesi arrivano in casa in subbuglio.

Dai, Lara, una volta allanno ci si può concedere un piccolo lusso, la sua voce tremava leggermente, nonostante cercasse di apparire spensierata. Cameriere! Due tiramisù e due caffè, per favore, e due Americano.

Il giovane cameriere, con i capelli pettinati allindietro, annuì e scomparve silenzioso come un fantasma. Lara lo osservò con sguardo perplesso, poi tornò a fissare lamica.

Val, sei in pensione. Da dove tiri i soldi per una cosa del genere? Potremmo sederci in una caffetteria qualsiasi, perché fece un giro docchio al locale: marmo lucido, cristalli scintillanti, tovaglie candide.

Laria lì dentro aveva un odore diverso, più caro, con sfumature di profumo sconosciuto e fiori freschi disposti in alti vasi.

Perché ho bisogno. Capisci? Proprio qui, proprio oggi Valentina strinse il tovagliolo finché le nocche si tinta di bianco.

Aveva sempre avuto cura delle mani, le massaggiava con la crema ogni sera e le copriva con i guanti quando linverno era gelido. Lara ricordava come, da ragazze, sognassero di avere mani belle come quelle delle attrici. Le mani di Val erano sempre impeccabili, con una manicure rosa pallido, ma ora tremavano.

Valentina Rossi, che cosa ti succede? Lara si chinò sul tavolo, abbassando la voce. Sei malata?

Valentina immaginò subito il peggio: cancro, diabete, problemi al cuore. A quelletà può capitare di tutto. La vicina Ninna era morta il mese scorso, e nessuno se lo aspettava; sembrava in buona salute.

No cioè sì. Non lo so Valentina si tolse gli occhiali, li pulì con il bordo della sciarpa e li rimise. Gli occhi rossi tradivano che aveva pianto poco prima. Sono solo stanca, Lara. Così tanto stanca

Il cameriere portò caffè e dolci. Il tiramisù sembrava unopera darte, spolverato di cacao e con una fogliolina di menta in cima. Lara prese il cucchiaino per abitudine, ma non lo usò, lo girava tra le dita.

Stanca di cosa? Della vita? Anche noi siamo esauste, amica mia. La pensione è misera, i prezzi salgono, i figli chiamano una volta al mese, i nipoti vengono solo per i compleanni. Non sei sola.

No Valentina scosse la testa, e Lara notò che i suoi capelli apparivano più opachi, nonostante il regolare taglio dal parrucchiere. Sono stanca di mentire. Capisci? Ogni giorno, ogni minuto. Mentire a figli, a te, ai vicini, a me stessa.

Lara pose il cucchiaino. Il suo cuore batteva in modo strano, come se fosse intrappolato sotto le costole.

Che menzogne, Val? Di che cosa parli?

Valentina si appoggiò allo schienale della sedia, chiuse gli occhi. Le ciglia, cariche di mascara, tremavano. Sempre bella, anche a sessantotto anni, aveva conservato grazia e postura. Lara la invidiava sinceramente; la sua figura era ancora slanciata, mentre la di Lara era ormai sfocata.

Gennaro non cè più sussurrò Valentina, aprendo gli occhi. Non è più da un anno e mezzo.

Il tiramisù, per Lara, divenne improvvisamente troppo dolce, anche se non lo aveva ancora assaggiato. Una secchezza le invase la gola.

Come può non esserci? La scorsa settimana mi dicevi che andava a pescare con il signor Petro.

È morto. Infarto. Proprio in casa di campagna, mentre scavava lorto. Lho trovato la sera, disteso a terra, faccia nella terra la voce di Valentina era calma, come se raccontasse la storia di un vicino. Ancora stringeva la vanga.

Lara sentì i brividi correre lungo la spina dorsale. Aprì la bocca, ma le parole rimanevano impigliate.

Ho chiamato lambulanza continuò Valentina, le mani tremavano ancora di più. Sono arrivati, hanno confermato. Poi il funerale, lultimo saluto. Lho seppellito al Cimitero Monumentale, dove i genitori di Gennaro erano sepolti.

Perché non lhai detto a nessuno? Ci vediamo ogni settimana! Avrei potuto aiutarti, sostenerti

Non lo so Valentina prese finalmente il cucchiaino, prese una piccola quantità di tiramisù, lo portò al labbro, ma non lo inghiottì, lo rimise nel piatto. Allinizio volevo dirlo. Poi Sofia, dalla Lombardia, mi ha chiamato per chiedere come sta papà, e ho mentito, dicendo che stava bene in garage. E mi sono trovata a guardare il cimitero dal balcone, a mentire ancora di più.

Oh, Valentina

Poi è stato più facile sorrise amaramente. Mentire è semplice, basta cominciare. Sofia mi chiedeva del padre, io gli dicevo che era a pesca, a riparare lauto, a giocare a domino. Sergio, da Roma, è venuto per il mio compleanno a marzo e ha chiesto del papà. Gli ho detto che era ammalato, non poteva alzarsi. Non ha nemmeno provato a entrare, temeva di ammalarsi.

Lara ascoltava, incredula. Gennaro Gennaro Iannuzzi, amico di infanzia di Valentina, con cui avevano condiviso feste, viaggi, e ora era sparito senza che lei ne sapesse nulla.

E perché non lhai detto a Michele? chiese Lara, la voce tremante di tradimento. Erano amici stretti.

Perché Michele avrebbe subito chiamato Sergio o Sofia. Avrebbero scoperto tutto subito. Valentina alzò le spalle, il suo braccio gelido si nascose sotto il tavolo. Quando lho seppellito, la casa mi è sembrata improvvisamente vuota. Le ciabatte al gradino, la giacca sullappendiabiti. Mi sono seduta sul divano e ho provato una paura più profonda di quella di perderlo: la paura di non sapere più cosa fare.

Ricordava quando, da studentesse, avevano sognato di avere mani eleganti come quelle delle artiste. Valentina aveva allora un ragazzo alto e affascinante, ma dopo una rottura era tornata a ballare in un locale sindacale, dove aveva incontrato Gennaro: un uomo basso, con gli occhiali, ma dal cuore generoso. Lei non aveva pensato di sposarlo, ma lui le ha portato fiori, poesie, e lentamente il loro amore è sbocciato.

Abbiamo trascorso quarantasei anni insieme la voce di Valentina si incrinò. Quarantasei! Non so vivere senza di lui. La mattina preparo il bollitore per due tazze, poi ne bevo una sola, guardo la televisione e mi giro, ma non cè nessuno. Di notte mi sveglio, allungo la mano, e il letto è vuoto.

Val Lara si avvicinò, la prese per le spalle, sentendo il freddo del suo corpo. Non è colpa tua.

Valentina scrollò via una lacrima. Non devi pietà. È stata una colpa mia. Avrei dovuto dirlo subito, ma ho temuto che fosse la fine di tutto. Finché mentisco, Gennaro è ancora lì, in garage, a pescare, a ridere. Se dico la verità, è davvero finito.

Lara si alzò, girò il tavolo, e abbracciò lamica. Valentina, ancora incollata alla sedia, tremava leggermente. Il cameriere, da qualche parte, si spostava nervosamente, incerto se intervenire.

Ecco perché ti ho invitata qui Valentina tirò fuori un fazzoletto, lo bagnò negli occhi. Volevo farlo in un luogo dignitoso, così non mi griderai, non mi sgridi. Volevo che fosse bello. Gennaro amava la bellezza, ricordi? Diceva che la vita è già difficile, ma bisogna decorarla di tanto in tanto.

Lo ricordo Lara si pulì le lacrime con la manica della giacca. Ti portava fiori ogni venerdì.

Ogni venerdì confermò Valentina. Ora li compro a me stessa. Vado al fioraio vicino alla metropolitana, prendo crisantemi, li metto in una vasa a casa, e dico grazie ad alta voce. Il vicino di sotto deve pensare che io sia pazza.

Il silenzio calò. Il caffè si raffreddò, il tiramisù si sciolse, perdendo la forma. Fuori, il crepuscolo avvolgeva la città, le luci dei lampioni si accendevano. La gente correva, rideva, parlava al telefono. La vita continuava, mentre in quel piccolo angolo, il mondo di Valentina si frantumava.

Cosa farai adesso? chiese Lara.

Non lo so. Volevo consigliarmi. Chiamare i figli è spaventoso. Immagini la loro reazione? Sofia sarebbe arrabbiata per tutta la vita. Lei adorava il padre.

Si arrabbierà rispose Lara ma poi perdonerà. I figli perdonano. Prima o poi.

E tu? Perdonerai?

Lara rimase in silenzio. Certo che era doloroso. Erano amiche da sempre, si confidavano tutto. Ma anche Lara non era sempre stata onesta: aveva nascosto a Valentina che Michele la batterebbe quando beveva, che il livido sul braccio non era stato causato da una caduta. Ognuno vive nella propria menzogna, piccola o grande.

Ti perdono disse Lara, già perdonata. Lo sono già stata. Mi dispiace che tu abbia dovuto portare tutto da sola. Avrei dovuto chiamare, venire.

Lo so. Ma non riuscivo. Ogni volta che alzavo il telefono, le parole svanivano. Era più semplice inventare una storia su Gennaro che dire la verità.

Valentina bevve un sorso di caffè, fece una smorfia. È già freddo.

Ordiniamo altro?

No, basta. È ora di andare a casa. Devo prendere le pillole per la pressione.

Cercò il portafoglio nella borsa. Lara provò a offrire di pagare, ma Valentina scosse la testa.

Sono io linvitata, pago io. Gennaro aveva una piccola assicurazione, basta per questo e per i fiori del venerdì.

Uscirono nella notte di ottobre, il vento sferzava i capelli, il freddo penetrava. Valentina si strinse nel cappotto.

Grazie per avermi ascoltata disse. Ora almeno una persona saprà la verità. Forse sarà più leggera.

Lo sarà promise Lara, anche se non era sicura. E i tuoi figli?

Presto. Sergio verrà questo fine settimana, e allora dirò a tutti. Anche a Sofia.

Vuoi che ti accompagni? Per sostegno?

Valentina scosse la testa. No, devo farlo da sola. Ho sbagliato, ora devo rimediare. Tu resta qui, quando torneranno, sii presente, anche in silenzio. Un tè, una chiacchierata, o semplicemente la tua compagnia.

Lara abbracciò forte lamica, come due giovani donne che si stringono al centro di una piazza, quando il mondo sembra ancora gentile.

Verrò, lo prometto. Porterò anche Michele, così potrà dire addio a Gennaro.

Valentina si allontanò verso la fermata dellautobus, piccola figura avvolta in un cappotto grigio. Lara la guardò andare via, pensando a quanto sia fragile la vita umana, come un bicchiere di vetro che può frantumarsi in un attimo, e a quanto sia difficile raccogliere i frammenti.

Qualche giorno dopo Valentina chiamò. La sua voce era rauca, stanca.

È andata disse brevemente.

Come?

Sofia ha pianto tre ore di fila. Sergio è rimasto in silenzio, poi ha battuto i pugni sul tavolo. Ha chiesto perché lho fatto, perché ho mentito. Lho spiegata, non so se lo ha capito.

Capiranno rispose Lara. Il tempo guarisce.

Speriamo. Sono andati al cimitero, ma non posso più andare. Lo guardo dal balcone, è sempre lì. Vieni?

Sto uscendo.

Lara arrivò in mezzora. Valentina aprì la porta, pallida ma con gli occhi rossi, come se un peso fosse stato sollevato.

Entra, ho preparato tè e biscotti.

Sedute in cucina, sorseggiavano il tè, mangiavano i biscotti, e Valentina raccontò di come Sergio laveva accusata di essere pazza, di come Sofia aveva promesso di venire il mese prossimo e di stare a vivere con lei. Alla fine, si abbracciarono tutti e piangevano, ciascuno per il proprio dolore.

Sai, mi sento davvero più leggera disse Valentina, masticando un biscotto. Non devo più inventare dove sia Gennaro, cosa facciaCon la verità ormai fuori dallombra, Valentina finalmente poté respirare, sapendo che il peso del passato non lavrebbe più imprigionata.

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