“Maggio 15, 2023 – Il destino non poteva essere diverso.”
“Mamma, che cos’hai oggi? Non mi lasci usire, e ora mi mandi via? Non capisco.”
Era stata una giornata faticosa. Mia moglie, Serafina, tornando dal mercato, aveva incontrato l’amica di sempre, Lucia. E come al solito, le domande erano cadute su nostra figlia, Rachele.
“Ciao, Serafina! Tutto bene? E Rachele? Ancora single, eh?” aveva chiesto Lucia con quel tono da saputella.
“Grazie al cielo, sta bene. Ma tu perché t’interessi? Hai un pretendente in mente? Perché a noi non serve il primo che passa. Rachele è una ragazza perbene, legge, studia…” aveva risposto mia moglie, già risentita.
“Non offenderti, Serafina, ma i libri non le daranno marito. Lo sai che ‘la troppa intelligenza porta guai’? Se continua così, finirà zitella, e poi ti rimprovererà,” aveva sbottato Lucia.
“Non fare la malaugurante! O forse hai qualche interesse con tuo figlio?” Serafina non era tipo da lasciarsi mettere in riga.
“Che lingua! Sempre la stessa.”
“Meglio che legga piuttosto che andare a fare chi sa cosa. Guarda la figlia di Antonietta, incinta senza marito, e ora la nonna si ritrova la bimba sulle spalle!”
“Ma tu la tieni stretta come in un carcere! Un po’ di libertà non fa male.”
“Occupati di tuo figlio, che fa sempre tardi all’osteria!” aveva sbuffato Serafina, afferrando le borse e allontanandosi brusca.
A casa, l’umore non migliorò. Rachele era nella sua stanza, come sempre immersa in un libro.
“Ancora a leggere? Anche Foscolo diceva che troppo sapere porta disgrazie,” l’aveva aggredita.
“Non Foscolo, Leopardi,” la corresse Rachele, paziente.
“Che differenza fa?! Vai a comprare il latte, non ce n’è più. O esci, almeno. Sei sempre qui chiusa con quei libri.”
“Mamma, ma che ti prende oggi?”
“Basta con questi discorsi. Figlia mia, voglio che tu ti sistemi, ma con chi?!”
Rachele chiuse il libro. Serafina l’aveva cresciuta da sola. Se la rimproverava, le diceva che era tutta come suo padre. Da piccola, Rachele chiedeva una foto di lui.
“Chissà dove è finita. Quando la trovo, te la mostro,” rispondeva sempre mia moglie.
Ma crescendo, Rachele capì. Non c’era nessuna foto. Forse suo padre non sapeva neanche di lei.
Non somigliava a Serafina, robusta e vivace. Lei era esile, capelli biondi e radi. Invisibile, tra ragazze più carine. Al liceo, una volta si truccò le ciglia per una festa.
“Ti sei messa con le amiche sbagliate? Lavati subito quella roba!” aveva urlato Serafina.
Nessuno la notava. Finché all’università, un ragazzo timido, Fabrizio, la invitò al cinema. Era come lei, discreto, amante dei libri. Un giorno lo portò a casa mentre Serafina lavorava.
Ma quella volta, mia moglie tornò prima per un malore. Li trovò a parlare di poesia, ma fece scena, svenimenti e drammi. Fabrizio scappò, e Rachele promise di non portare più nessuno a casa.
Con Fabrizio non andò avanti. Serafina scoprì che veniva da un paesino: “Cerca solo la residenza a Roma!”
Laureata, Rachele trovò lavoro in biblioteca.
“Qui non troverai mai marito! Ti avevo detto medicina, almeno mi curavi. Agli uomini piacciono le donne in camice bianco.”
Ma Rachele odiava la medicina. Nei libri viveva altre vite, amori epici. Sognava un principe, ma nella realtà solo vedovi o divorziati. E se un giovane compariva, Serafina trovava sempre un difetto.
“Mamma, devo andare via. Altrimenti non mi sposerò mai. Gli anni passano…” le disse un giorno la direttrice della biblioteca, donna Antonia.
“Trentaquattro anni, Rachele. Cosa aspetti?”
“E cosa faccio?”
“Vattene da tua madre. Prima che sia troppo tardi.”
“Mamma ha il cuore debole…”
“Ne sei sicura? I ‘mali’ arrivano solo quando c’è un pretendente, no?”
Ma Rachele resisteva: “Sono tutto quello che ha.”
“Ti soffoca. Vai al mare, ti darò i permessi. Il mare ispira amore.”
Rachele partì. Ma nessuno la notò, tranne uomini sposati in cerca d’avventure.
All’ultimo giorno, seduta in spiaggia, un uomo si avvicinò.
“Bellissimo, vero?”
Era un tipo gentile, Alessandro. Parlarono fino a notte. Niente fede al dito.
“Magari è la mia occasione…” pensò Rachele.
E quando lui la baciò, non si tirò indietro. Sotto le stelle, accadde tutto.
Il giorno dopo, partì senza scambiare contatti.
Tornò a Roma abbronzata, serena. Serafina la guardò sospettosa. A donna Antonia, invece, confidò tutto.
“Non sai nemmeno da dove viene? Solo il nome? Santo cielo!”
E quando scoprì di essere incinta, corse da lei.
“Che faccio?”
“Tienilo. Potrebbe essere l’unica possibilità.”
“Mamma mi ucciderà!”
“Vai a Milano. Mia cugina Cecilia ti aiuterà a trovare lavoro. Di’ a tua madre che è un’occasione unica. Resterai con lei finché non trovi casa.”
“Ma prima o poi lo scoprirà!”
“Lo scoprirà quando sarà troppo tardi per l’aborto. Vuoi vivere con lei per sempre?”
Rachele temeva il confronto. Invece, Serafina la lasciò andare, tra rimproveri e lacrime.
A Milano, le piacque il lavoro. Cecilia, somigliante a donna Antonia, la ospitò. E quando seppe della gravidanza, non la abbandonò.
Rachele lavorò, aspettò il bambino, ma il rimorso per Serafina la tormentava. Chiamava ogni giorno. Poi, col pancione visibile, smise di tornare nei weekend.
Ma il cuore di una madre non inganna. Serafina arrivò a sorpresa.
“Lo sapevo! Con quel viaggio al mare… E quando me lo dicevi? Come farai da sola?”
Gridò, si disperò. Ma ormai era fatta.
“Che stupida! Te l’avevo detto, con quei libri…”
Passarono cinque anni. Rachele restò a Milano, affittando un bilocale. Serafina, in pensione, portava il nipote Matteo al mare d’estate. Adorava quel bambino vivace.
“Meglio maschio, meno problemi,” diceva. E Rachele capiva il sottinteso.
Un giorno, Matteo cadde dallo scivolo, tagliandosi la fronte. Rachele, nel panico, corse da Cecilia.
“Chiama l’ambulanza!”
Arrivarono al pronto soccorso. Tra la folla, un medico li visitò subito.
“È un coraggioso. Tornate tra una settimana per togliere i punti.”
Non la riconobbe. Ma a quel secondo appuntamento, la fissò.
“Rachele… un nome raro. Aspetta, sei tu? Ci siamo incontrati al mare! Perché sei scappata? Ti ho cercato.”
“Cercato? Non sapevo come contattarti…”
Una settimana dopo, bussò alla sua porta.
“Come mi hai trovato?”
“Ho il vostro indirizzo dalla cartella. Matteo è mio figlio, vero?”
“Sì. Ma non vogliamo nulla.”
“Ho perso moglie eE così, tra le strade di Milano, la nostra storia trovò finalmente la sua pace, con Alessandro che prese per mano Rachele e Matteo, dando loro il futuro che il destino aveva sempre avuto in serbo.