«Non preoccuparti, troverò ancora una brava ragazza per mio figlio!» — dichiarò la suocera. Quel giorno ho capito che tra noi non andrà mai veramente bene.

“Non importa, avrò ancora tempo per trovare una brava ragazza a mio figlio!” dichiarò la suocera. E quel giorno capii che tra noi non sarebbe mai andata davvero bene.

Quando Valentina sposò Luca, era convinta che prima o poi avrebbe trovato un punto d’incontro con sua madre. Sì, era una donna difficile. Sì, amava comandare. Ma il tempo sana ogni cosa. Soprattutto perché tra loro c’era un forte amore: lavoravano insieme per il loro futuro, risparmiavano, si sostenevano a vicenda.

Dopo tre anni di matrimonio, finalmente comprarono un appartamento. Loro, non dei genitori. Non in affitto. Con un mutuo, sì, e ancora vuoto, ma era casa loro. Valentina sognava di scegliere insieme le piastrelle per il bagno, di vedere Luca montare la cucina nel fine settimana, di bere un caffè sul loro balcone la sera. I sogni la riscaldavano, anche se la ristrutturazione la stava sfiancando. Per questo non notò subito che le telefonate della suocera erano sparite. Nessuna chiamata, nessuna visita. Valentina pensò: “Finalmente ci siamo capite. Forse mi ha accettato. Ha smesso di intromettersi.” Ma si sbagliava.

Quel giorno Luca tardava. Era già buio e lui non arrivava. Valentina cominciò a preoccuparsi. Alla fine rispose al telefono:

“Sarò lì tra poco. Dovevo accompagnare la figlia di un’amica di mia madre. È rimasta sola con il bambino. Molto imbarazzante dire di no.”

Quando entrò in casa, Valentina ribolliva di rabbia.

“Scusami, ma da quando sei un taxi? O il salvatore delle donne su ordine di tua madre?”

Luca, stanco ma ancora calmo, cercò di spiegare. Quella donna una volta lo aveva aiutato con dei documenti all’università. Si era appena lasciata dal marito, con un figlio piccolo. Nessuno poteva accompagnarla. E sua madre aveva insistito…

Valentina serrò i pugni. Certo, aiutare gli altri era giusto. Ma non proprio la sera in cui dovevano scegliere la carta da parati per la camera. Non quella settimana in cui lei si occupava di tutto, dai muratori ai negozi di bricolage. Ma tacque. Gli credette. Pensò: “Va bene, una volta può capitare.”

Qualche giorno dopo, Sofia, un’amica di Valentina che lavorava nello stesso ufficio della suocera, la chiamò:

“Valentina, non dire che te l’ho detto,” sussurrò, “ma ho sentito per caso una conversazione. Tua suocera stava parlando con la direttrice di quanto sia perfetta la figlia della sua amica: intelligente, bella, con un bambino ma piena di dignità. E soprattutto, sembra che Luca già ci parli. Lo immagini?”

Dentro di sé, Valentina si chiuse a riccio.

“E c’è di più,” continuò Sofia. “Tua suocera ha detto: ‘Non importa, avrò ancora tempo per trovare una brava ragazza a mio figlio.’ Proprio così, davanti alla direttrice!”

Fu come se qualcuno avesse acceso la luce nella mente di Valentina. Capì tutto: perché quella donna doveva essere accompagnata, perché Luca improvvisamente si era trasformato in un buon samaritano per ordine di sua madre. Tutto era stato pianificato. Tutto calcolato.

Quella sera Luca non tornò a casa. Valentina lo chiamò e lui rispose con la solita scusa:

“L’ho riaccompagnata… è dura con il bambino…”

Valentina riattaccò senza una parola. Le lacrime le bruciavano gli occhi, ma ormai sapeva: piangere era inutile. Il suo matrimonio non era più una cosa tra due persone, ma tre. Lei, lui… e sua madre. E sua madre aveva deciso che era ora di “sostituire” la moglie del figlio con una che corrispondesse ai suoi standard: senza un passato complicato, senza difetti, grata e… controllabile.

Perché la suocera manipolava Luca con tanta facilità? Valentina ci pensava ogni notte. Forse perché sapeva farlo sentire in colpa. Perché da sempre gli ripeteva: “Io so cosa è meglio per te.” E lui aveva imparato a obbedire. E obbediva ancora.

Valentina rimase a lungo seduta in silenzio. Nella sua testa girava un solo pensiero: “E io, in tutto questo, dove sono finita? Dov’è il rispetto? Dov’è il minimo riconoscimento che sono sua moglie, non una compagna provvisoria?”

Sapeva che sarebbe stato necessario un confronto serio. Forse più di uno. E forse avrebbe dovuto prendere una decisione che avrebbe cambiato la sua vita. Ma una cosa era chiara: se non avesse messo un punto adesso, quel punto non lo avrebbe mai messo. E sarebbe stata sempre lei a subire.

La lezione era chiara: l’amore non può crescere dove qualcun altro decide per te. Chi non difende i propri confini, prima o poi li vedrà cancellati.

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«Non preoccuparti, troverò ancora una brava ragazza per mio figlio!» — dichiarò la suocera. Quel giorno ho capito che tra noi non andrà mai veramente bene.