«Non provi nemmeno a sostenermi!» – esclamò lei, stanca di vivere per gli altri.

«Non provi nemmeno a sostenermi!» – esplose Giulia, rendendosi conto che era stanca di vivere per gli altri.
«Ma sei seria? Questo è tutto quello che sai fare?» – Marco la incontrò nell’ingresso, agitando un foglio di carta. «Ho trovato l’auto perfetta e tu non vuoi nemmeno parlarne?»

Giulia posò con cura la borsa sul pavimento, scrollandosi le gocce di pioggia dal cappotto. Gli occhi di Marco brillavano di una luce insolita, e questo la mise subito in allarme.
«Cosa intendi per “auto perfetta”? – cercò di contenere la stanchezza nella voce. «Non mi hai detto che volevi comprare qualcosa. Non abbiamo soldi per questo!»

«Le tue scuse non funzionano più, Giulia» – Marco si avvicinò, mettendole il foglio sotto il naso. «Guarda, solo 40 mila euro. Con un finanziamento possiamo chiudere tutto in tre anni.»
«Finanziamento?» – Giulia alzò gli occhi al cielo. «Riusciamo a malapena a far fronte alle bollette, e tu parli ancora della tua auto! Vuoi nuovamente stringere il cappio intorno al nostro collo?»

«Giulia, mi stai umiliando» – la voce di Marco divenne più bassa e roca. «Non posso stare senza un’auto. È una questione d’onore. Senza di essa, sono nessuno. Un uomo deve avere un’auto.»
«Un uomo?» – Giulia sorrise, incapace di trattenere il sarcasmo. «Sai cosa deve fare un uomo? Mantenere la famiglia, non inseguire sogni irrealizzabili. È un anno che non lavori!»

«È temporaneo!» – ruggì Marco, abbassando le mani bruscamente. «Tutti hanno delle difficoltà. E tu – non provi nemmeno a sostenermi! Ogni giorno ascolto tua madre al telefono che si vanta di te, e io? Per lei sono un fallito! Capisci com’è vivere in questo modo?»

Dalla cucina uscì Teresa, la madre di Marco. Entrò nella stanza come se non avesse appena origliato la conversazione.
«Hai un marito. Dovresti essere più comprensiva» – la sua voce era gelida, ma le corde vocali tremavano, rivelando una rabbia latente. «Se chiede aiuto, sei obbligata a sostenerlo, non a criticarlo.»

«Sostenerlo?» – Giulia si girò verso la suocera. «Lo supporto da quindici anni di matrimonio! Cucino, lavo, pago le bollette. Sono una persona, non una banca, Teresa!»
«Banca non lo diventeresti mai» – rispose acida Teresa. «Servono soldi, non i tuoi capricci. La macchina è un investimento per la famiglia.»

Giulia sentì le sue mani stringersi involontariamente a pugno. La madre di Marco aveva sempre saputo come ferire con le parole. Si rivolse a Marco.
«Non lo discuterò. Se vuoi un’auto, guadagnatela. Non con un prestito, ma con il tuo lavoro.»
«Lavoro?!» – strinse il foglio in mano. «Io… andrò a comprarla. Che tu lo voglia o no. E tu…»
«E io?» – Giulia fece un passo verso di lui. «Rinuncerò a me stessa, come sempre? Basta. Non permetterò più a voi di comandare la mia vita.»

«Te ne pentirai, Giulia» – Marco uscì dall’appartamento, sbattendo la porta. Teresa rimase ferma, con le mani sui fianchi.
«Ecco, hai trasformato tutto in un litigio» – disse seccamente. «Si può trattare un marito in questo modo? Lui lo fa per la famiglia, e tu…»
«Per la famiglia?» – Giulia scosse la testa. «Allora che anche la famiglia faccia qualcosa per me.»

Si girò, lasciando la suocera e le sue critiche alle spalle. Lanciando il cappotto sullo schienale della sedia, Giulia si sedette al tavolo della cucina, sentendosi per la prima volta da molto tempo sopraffatta dalla stanchezza. La sua testa pulsava leggermente, in sintonia con le critiche incessanti.

Improvvisamente, dalla borsa cadde una piccola busta. Era una pubblicità di corsi per aspiranti imprenditori, presa per caso quella mattina. Le parole “nuova vita” sulla copertina colorata la fecero riflettere. Guardò la busta, osservando lentamente le lettere colorate.
«Forse è un segno?» – pensò Giulia, provando per la prima volta da tempo un barlume di qualcosa di nuovo, lontano dalla solita routine.

***

«Sera, ma cosa devo fare? È impazzito!» – Giulia appoggiò la testa sulle mani, non notando il suo caffè che si freddava. «Ha bisogno di quell’auto come dell’aria. Un anno senza lavoro, e tutto ricade su di me.»
«L’hai sopportato e lo farai finché non dirai basta» – Serena posò bruscamente la sua tazza sul tavolo, facendo traboccare il tè. «Sai come vanno le cose tra voi. Marco è abituato al fatto che risolvi tutto. E lui? Sta comodo.»
«Non capisci, si è perso. Per lui quell’auto non è solo un capriccio. Vuole sentirsi uomo.»

«Uomo?» – Serena ridacchiò sarcastica. «Un uomo provvede alla famiglia, non pretende da essa. Sono i suoi problemi, Giulia. Non i tuoi.»
Giulia guardò l’amica. Serena sapeva sempre come andare dritta al punto, senza pietà. Giulia vedeva in lei quella sicurezza che a lei stessa mancava.

«Serena, e se rifiutassi? Non immagini cosa succederà. Teresa mi sbranerà. Inizierà il coro delle accuse. Sai come sa far pressione.»
«Lascia perdere! È un adulto, guardi suo figlio, non la tua vita» – Serena si chinò più vicino. «Sai qual è il problema? Hai sempre vissuto per gli altri. Per i figli, per lui, per questa… ‘idilliaca famiglia.’ Ora pensa: per chi vivi tu?»
«Beh, i bambini…» – Giulia si allungò per lo zucchero, senza guardare l’amica.
«E i bambini? Cresceranno, se ne andranno. E tu? Dove sono i tuoi sogni? Ricordi quando mi dicevi dieci anni fa che volevi iniziare qualcosa tuo? Un negozietto, un negozio online?»
«Già» – Giulia sorrise amaramente. «Volevo. Poi è iniziato il mutuo, i bambini, Marco… E tutto. Dimenticai.»

Serena non rispose subito. Guardò Giulia, lasciando che le sue parole si sedimentassero. Dopo un minuto, Giulia parlò di nuovo.
«Sai, forse ho davvero torto. Tutti mi considerano egoista, ma davvero… sono stanca. Hai ragione, rinuncio sempre a me. Solo che non so come cambiare. Come fai tu, Serena?»

Serena sorrise:
«Semplicemente conosco il mio valore. E tu, Giulia, conosci il tuo valore?»

Giulia rifletté. Quella domanda colpì più forte di tutto ciò che aveva sentito negli ultimi giorni. I suoi pensieri tornarono ancora una volta alla piccola busta con le parole vibranti: “Comincia ora.” Ricordò come anni prima aveva sognato qualcosa di suo, ma la paura della responsabilità familiare aveva messo i suoi sogni da parte.

«Serena, e se provassi? E se facessi qualcosa per me?»
«Se provi, finalmente scoprirai cosa significa vivere, non sopravvivere» – Serena annuì, spingendola con lo sguardo. «Ma è una tua scelta, Giulia. Nessuno può farla per te.»

Queste parole risuonarono nella sua mente mentre tornava a casa. Marco non era ancora tornato; al suo posto c’era un giornale sgualcito con la foto di un’automobile. Giulia lo ripose in un cassetto, sentendo per la prima volta di voler andare avanti, non restare immobile.

***

Marco irruppe in casa, lanciando la giacca sul divano.
«Giulia, ho parlato con il venditore! La macchina è quasi nostra, manca solo il contratto da firmare» – la sua voce tremante per l’emozione.

Giulia si girò lentamente dai fornelli, cercando di mantenere la calma.
«Con il venditore? Non hai nemmeno chiesto la mia opinione?» – afferrò il bordo del tavolo per nascondere il tremore nelle mani.
«La tua opinione?» – Marco sbuffò. «Ogni giorno ascolto le tue scuse. Basta! Sono stufo di essere una pedina nei tuoi giochi. Ho bisogno della macchina. È deciso.»

«Deciso?» – Giulia sentì montare la rabbia dentro di sé. «Chi pagherà il finanziamento, Marco? Io? O troverai un lavoro?»
«Tu hai sempre sistemato tutto tu, sistemerai anche questo» – rispose bruscamente, ma evitò il suo sguardo.

Il silenzio fu rotto dal suono del telefono. Giulia si mosse d’istinto verso il suo, ma Marco la bloccò con un gesto:
«È mio. Non intrometterti».

La conversazione fu breve, ma Giulia afferrò abbastanza: «Sì, certo. Andremo a pescare non appena tutto sarà organizzato. Giulia sarà felice d’avere un marito alla guida.»

Rimase immobile. La macchina non serviva per lavoro. Per la pesca. Per l’apparenza. La sua pazienza si spezzò.
«Pesca?» – la sua voce traballò con venatura di scherno. «Quindi tutto è per andare a pesca? Non per lavoro? Non per la famiglia?»

Marco si girò; il suo volto si fece pallido.
«Hai ascoltato di nascosto?» – ringhiò.
«Ascoltato di nascosto? No, Marco. Ho ascoltato. Ho ascoltato quanto vuoi ancora spendere i nostri soldi per un tuo capriccio, per sentirti ‘un uomo.’ E io? Io devo lavorare perché tu possa esibire agli amici?»

«Non capisci!» – la sua voce salì di tono. «Questa è la mia occasione per ritrovare me stesso. Vuoi che torni a lavorare in fabbrica per pochi soldi?»
«Sì, lo voglio! Perché è un lavoro. Perché è meglio che sfruttare il mio stipendio. Basta, Marco. Non sarò più il tuo ‘supporto.’ Se vuoi un’auto, guadagnatela.»

«Hai il coraggio di dirmi cosa fare?!» – fece un passo verso di lei, ma Giulia alzò una mano per fermarlo.
«Sì, ho il coraggio» – la sua voce era gelida. «Perché non permetterò più a te e a tua madre di usarmi. Sono stanca. E se pensi di costringermi a firmare questo prestito con minacce, ti sbagli.»

«Allora me ne vado» – Marco gettò uno sguardo alla porta, ma esitò, aspettando suppliche.
Giulia rimase in silenzio.
«Hai sentito, Giulia? Me ne vado!» – sbatté la porta con forza, ma la sua faccia rimase imperturbabile.

Dalla stanza accanto si sentì il fruscio di un giornale. Sulla soglia apparve Teresa, il viso contorto dalla rabbia.
«Cosa stai facendo? Stai distruggendo la tua famiglia!» – si scagliò contro Giulia. «Si può trattare così un marito? Devi cedere!»

Giulia alzò gli occhi e, per la prima volta, rispose con calma:
«Non devo. Siete abituati che risolvo tutti i vostri problemi. Finisce qui.»

Teresa sbatté la porta con forza, lasciando Giulia in un appartamento che divenne improvvisamente silenzioso. Giulia si sedette sul divano, sentendo dentro di sé nascere una nuova sicurezza.
Il suo sguardo cadde sulla busta con i corsi. La decisione stava già prendendo forma nella sua mente.

***

Giulia si sedette davanti al computer, le dita tremolanti mentre digitava l’indirizzo dei corsi. Davanti a lei passavano banner colorati: «Fai il primo passo verso il tuo sogno.» Cliccò su «Iscriviti», mettendo in quel gesto tutta la stanchezza e l’insoddisfazione accumulata negli anni.

Una settimana dopo, nella cassetta della posta arrivò il primo materiale didattico. Giulia non poteva credere di aver trovato il coraggio. Aprì il quaderno per iniziare a pianificare. Tuttavia, la calma non durò a lungo.
«Sei seria? Hai deciso di diventare una donna d’affari?» – Marco stava sulla soglia, guardando i documenti sul tavolo, la sua voce carica di veleno.
«Sì, Marco. Ho deciso» – la sua voce era calma ma ferma. Non distolse lo sguardo, fissandolo negli occhi.

«Cosa? Stupidaggini! Non abbiamo soldi per i tuoi capricci!» – si avvicinò al tavolo, afferrando la busta con i corsi. – «Dovevi spenderli meglio, sull’auto avrebbero avuto un senso!»
Giulia si alzò, riprendendosi la busta.
«Sono i miei soldi. Li ho guadagnati lavorando. E li investirò in ciò che è importante per me.»
«Per te?» – rise amaramente. «E per noi? Per la famiglia? Pensi mai a qualcun altro all’infuori di te?»

«Ci penso, Marco. Ho sempre e solo pensato a voi. A te. A tua madre. A tutti, tranne che a me stessa. Ma è finita.»
«Finita?» – lanciò la sua giacca sul tavolo. «Da sola non sei nessuno. Te ne pentirai.»
«Forse» – annuì, mantenendo la calma. «Ma sono pronta a rischiare.»

«Allora vivi da sola!» – prese le sue cose e uscì, sbattendo la porta per l’ultima volta.

Il cuore di Giulia si strinse, ma anziché l’abituale ansia, provò una sensazione di leggerezza. Non lo rincorse. Non pianse. Tornò al quaderno, riempiendo la prima pagina con il piano: «Negozio online. Iniziare con piccoli investimenti. Pianificare la pubblicità.»

Passarono due mesi. Giulia si trovò nel nuovo negozio – piccolo ma accogliente. Sugli scaffali erano disposti con cura i suoi prodotti. Serena, la sua amica, entrò, osservando l’ambiente.
«Allora, signora imprenditrice?» – Serena sorrise, poggiando una scatola di fiori sul banco. «Il successo si respira nell’aria.»
«È ancora presto per parlare di grandi successi» – Giulia sorrise a sua volta. «Ma sai, Serena, è la prima volta che sento di fare qualcosa per me.»

All’improvviso la porta si aprì e comparve Marco. Sembrava smarrito, persino un po’ abbattuto.
«Giulia…» – esordì, guardandosi attorno. – «Hai fatto tutto tu?»
«Sì, da sola» – lo guardava con un lieve sorriso. «Cosa vuoi, Marco?»
«Tornare. Ho capito di aver sbagliato. Ho avuto paura… paura che senza l’auto fossi nulla. Ma ora vedo che tu… sei diventata così forte. Possiamo ricominciare?»

Lo guardò, valutando. Poi scosse la testa lentamente.
«No, Marco. La mia vita è abbastanza per me. Ti auguro buona fortuna.»
Marco abbassò le spalle e uscì. Serena mise una mano sulla sua spalla.
«Sei sicura di aver fatto la scelta giusta?»
«Assolutamente» – Giulia sorrise. «Non è stata debolezza. È stata libertà.»

Si guardò intorno nel suo piccolo regno e per la prima volta da anni si sentì padrone della propria vita.

***

Passarono sei mesi. Giulia sedette al suo tavolo di lavoro nel suo accogliente ufficio, esaminando i rapporti. La sua attività si stava sviluppando più velocemente del previsto: gli ordini aumentavano, i clienti lasciavano recensioni entusiaste. Si sentiva sicura, forte e libera.

Bussarono alla porta. Giulia alzò gli occhi e sorrise. Era Serena, la sua fedele consigliera e amica.
«Sei raggiante» – disse Serena entrando con una scatola. «Tieni, è per te. Un piccolo regalo da parte mia.»
Giulia aprì la scatola, trovando dentro un taccuino con incisioni dorate sulla copertina: «La vita che hai scelto». Sorrise, abbracciando l’amica.
«Serena, non puoi immaginare quanto ti sono grata per tutto. Sei stata al mio fianco quando avevo bisogno di fare questo passo.»
«Sei stata tu a farlo, Giulia. Io ti ho solo ricordato che puoi farlo» – Serena la spinse leggermente verso la finestra. – «Guarda. Vedi?»

Nel parcheggio c’era una macchina nuova, e accanto a essa il manager del concessionario, ad aspettarla.
«Serena, scherzi?» – Giulia si girò sorpresa.
«È la tua auto. Ordinata e pagata con i tuoi soldi. L’attività va avanti, ti sei meritata questo regalo. Ora puoi andare ovunque vuoi, quando vuoi.»

Giulia sentì un nodo alla gola. Era molto più di un’auto. Era il simbolo della sua nuova vita, libertà e conquiste.
Quando si mise al volante, afferrando con sicurezza il volante, il passato sembrò sfumare. Marco non la chiamava più. La sua ombra era scomparsa dalla sua vita, lasciando spazio alla luce e alle opportunità. Sapeva che la sua decisione di restare fedele a se stessa era stata quella giusta.
Al semaforo, vide il suo riflesso nello specchietto retrovisore: una donna sicura di sé, calma, che non temeva più di scegliere se stessa.
Giulia premette l’acceleratore, lasciandosi alle spalle non solo la strada, ma anche la vita vissuta per gli altri.

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