– Non riesco proprio a capirti, figlia mia, sei pur sempre una donna, di cosa è colpevole quella povera bambina? Che sia figlia di un’altra donna, e allora? Sarai tu a crescerla, poi ti chiamerà mamma. È andata così, ma tu devi essere più saggia, ami quell’uomo – amane anche sua figlia

Non riesco proprio a capirti, figlia mia, sei pur sempre una donna! Che colpa ha quella povera bambina? Se è figlia di unaltra donna, che importa? Sarai tu a crescerla, e un giorno ti chiamerà mamma. Le cose sono andate così, ma tu devi essere più saggia: se ami tuo marito, ama anche sua figlia.

A Davide era arrivata una telefonata dai servizi sociali: doveva prendere con sé sua figlia, una figlia che non aveva mai saputo di avere.

Beatrice, siediti, per favore. Devo dirti una cosa importante, sospirò Davide.

Oggi mi hanno chiamato dai servizi sociali. Mia figlia è in un istituto. Beatrice sbottò in una risatina nervosa, incredula.

Quale figlia? Di chi? Stai scherzando? Non riusciva a crederci.

Davide abbassò lo sguardo.

No, Bea, non scherzo. Sei anni fa, quando io e te ci stavamo appena conoscendo, uscivo con Lucia. Quando la nostra storia è diventata seria, lho lasciata.

Lucia mi ha ritrovato un anno dopo, dicendomi che aveva avuto una bambina, Sofia.

Non le credevo, ma quando lho vista, non cera bisogno di esami: era mia. Non so cosa sia successo a Lucia, mi hanno solo chiamato chiedendomi se volevo prendermi cura di Sofia.

La prima reazione di Beatrice fu di gridare:

No, non voglio la figlia di unaltra! Ma gli occhi del marito la costrinsero a dire altro.

Va bene, andiamo a vederla. Insieme. La voce di Beatrice era tremante, ma decisa.

Davide sorrise, sollevato. Il giorno dopo partirono. Beatrice osservava la bambina senza trovarvi alcuna somiglianza con lui. Sofia, a soli cinque anni, era piccola e magrolina.

Stringeva un orsacchiotto consumato e, quando le facevano domande, nascondeva il viso nella sua pelliccia. A Beatrice non piaceva, anche se le faceva pena. Se fosse stata una bambina qualunque, il suo cuore avrebbe potuto commuoversi, ma la gelosia per laltra donna ora si riversava su di lei.

Avevano portato via Sofia a Lucia, che conduceva una vita disordinata: alcol, feste fino allalba, senza mai pensare alla figlia. Ma ormai aveva rivelato chi fosse il padre, e nulla poteva più essere cambiato.

Davide era deciso a portare la bambina a casa. Beatrice provò a dissuaderlo, ma lui a un certo punto esplose:

Se non puoi darmi figli, almeno stai zitta! Io non mando mia figlia in un orfanotrofio. Se non ti piace, vattene! Me la caverò da solo.

Le parole di Davide ferirono Beatrice, ma sapeva che aveva ragione: lui voleva dei figli, e lei non poteva darglieli.

Da giovane aveva avuto problemi di salute, e i medici le avevano detto che non avrebbe mai potuto avere bambini. E poi amava Davide, non poteva immaginare di lasciarlo.

Era un uomo lavoratore, onesto, che portava a casa ogni centesimo. Un uomo così, quante donne lo desideravano? E lei dubitava di trovarne uno migliore.

Quando Davide portò Sofia a casa, avvertì la moglie:

Se ti permetterai di offenderla, me ne pentirai. Beatrice si costrinse a occuparsi della bambina: la lavò, la vestì con un abito pulito, le intrecciò i capelli. Ma il sollievo fu breve.

Sofia era silenziosa, quasi evanescente. Se non la toccavi, non reagiva. Restava in un angolo, sussurrando al suo orsacchiotto.

È strana si lamentava Beatrice con le vicine non parla, non ride. A volte la guardo e mi chiedo se abbia qualcosa che non va. Troppo tranquilla chissà cosa le passa per la testa.

Anche Davide era cambiato: prima la riempiva di baci appena varcata la soglia, ora correva da Sofia. Allinizia lei scappava, ma poi si era affezionata, seguendolo ovunque come unombra.

Beatrice covava la sua gelosia, finché un giorno, mentre Sofia giocava in cortile, Davide le disse:

La tratti come un oggetto. Non le sorridi mai. Ma ha bisogno di una madre che la ami, non di una sconosciuta!

Allora Beatrice scoppiò:

Ma che madre! Non è mia figlia, e non ho intenzione di fingere! Me ne vado, torno da mia madre. Vivete pure voi due come vi pare!

E se ne andò, aspettandosi che Davide la rincorresse, supplicandola di tornare. Ma non successe. Passarono giorni, settimane, e lui non si fece vivo.

Beatrice piangeva, mentre sua madre cercava di consolarla, ma non poteva permettere che la famiglia di sua figlia crollasse.

Non ti capisco proprio. Sei una donna, che colpa ha quella bambina? Se è figlia di unaltra, pazienza! Sarai tu a crescerla. Le cose sono andate così, ma tu devi essere più saggia: ami tuo marito? Allora ama anche sua figlia.

Beatrice tornò a casa. Davide stava aggiustando qualcosa in garage, mentre Sofia giocava felice con il suo orsacchiotto. Lui la vide e la fissò cupamente.

Ma Sofia si alzò, prese la mano del padre e lo condusse da Beatrice.

Fate la pace disse, unendo le loro mani.

Perdonami singhiozzò Beatrice.

Davide la strinse a sé con un braccio, e con laltro attirò Sofia. Anche lei pianse, abbracciando la bambina.

Rimasero così a lungo, finché Sofia non si stancò e disse:

Io e Mimi abbiamo fame!

Davide e Beatrice si scambiarono un sorriso, e insieme tornarono in casa. Finalmente, erano una famiglia.

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– Non riesco proprio a capirti, figlia mia, sei pur sempre una donna, di cosa è colpevole quella povera bambina? Che sia figlia di un’altra donna, e allora? Sarai tu a crescerla, poi ti chiamerà mamma. È andata così, ma tu devi essere più saggia, ami quell’uomo – amane anche sua figlia