Non sei più mia figlia.
Non sei più mia figlia. Chi sia e da dove venga, non si sa. Mi vergogno di te. Vai a vivere nella casa della nonna e comportati da adulta. Assumi la responsabilità delle tue azioni.
Elena, hai sentito? Hanno portato alcuni uomini in missione per aiutarci. Andiamo al club stasera? Marta si lasciò cadere sulla sedia, soddisfatta.
Marta, ma cosa dici? E dove lo lascio Vladimiro? Me lo porto dietro? rise Elena.
Possiamo chiedere a zia Lucia? propose Marta con cautela.
Elena scrollò le spalle, rassegnata.
Ma che dici? Non mi ha ancora perdonata per la nascita di mio figlio. Sai cosa voleva, no? Che sposassi Andrea, ma io sono andata in città per luniversità. Non sono entrata, ma sono tornata incinta. Per un anno intero non mi ha rivolta la parola, solo da due mesi ha ricominciato a parlarmi. Vai con qualcun altro. Magari avrai fortuna e troverai qualcuno.
Marta sospirò.
Va bene, andrò con Tania. Domani ti racconterò tutto.
Elena mise a dormire il bambino e uscì sulla veranda. La musica del club arrivava fino a casa sua. Avvolta in uno scialle, immaginò tutti là a ballare e divertirsi. Marta avrà sicuramente indossato di nuovo quel vestito “a tigre”. Elena sorrise tra sé e sé, in quel vestito sembrava un bruco striato. Sospirò, piena di rimpianto, e andò a dormire.
Allalba, Marta arrivò di corsa. E, come per dispetto, anche la madre di Elena era venuta a trovarla. Elena portò un dito alle labbra, ma come fermare Marta?
Peccato non ci fossi ieri. Cerano dei ragazzi favolosi. Uno mi ha persino accompagnata a casa, si chiama Valerio. Simpatico, spiritoso. E oggi ho un appuntamento con lui sbottò Marta tutta dun fiato.
La madre di Elena la guardò con disapprovazione.
Sarà sposato, immagino.
Marta alzò le spalle.
Non lo so, non ho controllato il suo documento. E se anche lo fosse, almeno avrò qualcosa da ricordare.
Eh, ragazze, cosa vi salta in testa? Guarda Andrea, che pretendete di meglio? La mia ha già perso la sua occasione, ma tu, Marta, potresti ancora farlo innamorare zietta Lucia si entusiasmò allidea.
Ma zietta Lucia, cosa dici? Chi lo vuole? E poi cè sua madre in aggiunta. Dio ci salvi da una “fortuna” del genere! esclamò Marta.
Poi si rivolse a Elena:
Cera un ragazzo ieri, impossibile non notarlo. Tutte le ragazze ne erano incantate. Lui è rimasto un po con gli amici ed è andato via da solo. Non ha nemmeno invitato nessuna a ballare.
E accadde lincredibile. Zietta Lucia, pensierosa, disse:
Dovresti andarci anche tu, Elena. Io tengo Vladimiro. Magari incontri qualcuno? Serio, affidabile. Vladimiro ha bisogno di un padre. Solo non scegliere uno sposato. Hanno fiuto per le donne sole. Capito?
Elena, incredula per la fortuna, annuì. Non riuscì a trattenersi e baciò la madre più volte. Quella borbottò:
Va, leccapiedi.
Elena, nel suo vestito migliore, stava con le amiche e chiacchierava ridendo. Quanto le era mancata la spensieratezza.
Guardate. È lui. È tornato sussurrarono le ragazze.
Elena lo guardò con curiosità e le gambe le tremarono. Si voltò di scatto e sussurrò a Marta:
Credo che andrò a casa. Vladimiro starà piangendo senza di me.
Ma Marta la guardò stupita.
Elena, ma che dici? È la prima volta che esci di casa per ballare e già vuoi tornare indietro? Non hai nemmeno ballato una volta.
Ma Elena fu decisa:
Vado. E guarda, probabilmente arriva il tuo Valerio. Non ti annoierai senza di me e si diresse verso luscita.
Sulla porta, qualcuno le afferrò improvvisamente la mano:
Balliamo, signorina?
Elena, senza guardare, cercò di liberarsi:
Non ballo.
Ma il cavaliere si rivelò insistente.
Un solo ballo, per favore.
Alla fine si voltò e il cuore le balzò in gola. Era lui, lo stesso ragazzo, lincontro casuale che le aveva cambiato la vita per sempre. E, a quanto pare, non la riconosceva. Un peso le si sollevò dal cuore e sorrise:
Va bene. Solo una volta, però, devo andare.
Lui la fece volteggiare nel ballo.
Immagino che il tuo uomo sia preoccupato?
Elena rispose secca:
Non sono sposata.
Lui ammiccò, quel gesto così familiare che le tolse il fiato.
Allora ho una possibilità? chiese maliziosamente.
Elena si scostò.
Neanche per sogno e corse fuori dal club.
Mentre tornava a casa, pianse. Lei lo aveva ricordato per tutta la vita, si potrebbe dire che si era innamorata subito, e lui non laveva riconosciuta.
Si erano incontrati sul treno. Lei tornava a casa sconsolata dopo aver fallito gli esami. Lui andava a trovare i genitori. Vedendola triste, aveva cercato di tirarla su di morale.
Mi chiamo Massimo. Mia madre mi chiama Massimino, mio nipote Masino. Scegli quello che ti piace.
Elena sorrise.
Masino è più carino.
Lui le tese la mano:
Quasi ci siamo presentati. E tu come ti chiami, creatura splendida?
Lei sorrise:
Elena.
Massimo annuì serio:
Me laspettavo. Un nome da regina.
Parola dopo parola, gli raccontò di aver fallito gli esami alluniversità. E che sua madre glielo avrebbe rinfacciato per anni.
Preparati durante linverno e riprova le consigliò Massimo.
Elena si illuminò:
Hai ragione. Non ci avevo pensato. Grazie.
Lui la guardò pensieroso:
Non cè di che. Nessuno ti ha mai detto che sei bellissima?
Elena arrossì.
Sono normale, non esagerare. Ma grazie lo stesso.
Massimo si avvicinò.
È la verità e allimprovviso la baciò. A Elena girò la testa. Quello che successe dopo fu insieme vergognoso e dolce. Massimo scese prima.
Ti troverò, prometto.
Solo dopo Elena capì, con amarezza, che non le aveva nemmeno chiesto lindirizzo.
Poi scoprì di aspettare un bambino, e sua madre le disse con disgusto:
Non sei più mia figlia. Chi sia e da dove venga, non si sa. Mi vergogno di te. Vai a vivere nella casa della nonna e comportati da adulta. Assumi la responsabilità delle tue azioni.
Elena trovò lavoro in biblioteca prima del parto. Lavorò fino al congedo di maternità. Dallospedale la venne a prendere Marta. Sua madre non si fece nemmeno vedere. Solo quando Vladimiro compì cinque mesi, il suo cuore cedette e finalmente si presentò.
Non è della nostra razza sentenziò.
Ma iniziò a venire più spesso, portando giocattoli al nipote.
Perché così presto? chiese la madre. Non cera niente di interessante. Come sta





