Non si può far finta che sia tutto come prima
Da bambina, Dina adorava invitare le amiche a casa sua. La mamma lo permetteva sempre, perché anche lei era così. Fin da quando Dina aveva memoria, a casa loro c’erano sempre le amiche di sua madre, soprattutto nel weekend.
I compleanni, poi, non erano mai senza ospiti. Suo padre era diverso, più tranquillo, e non aveva problemi con le visite delle amiche di sua moglie; ogni tanto beveva il tè con loro e scherzava. Ma più spesso rimanevano da sole, mentre lui si occupava del garage – gli amici veri li aveva pochi, quasi solo i vicini.
A Dina piaceva quando le amiche di sua madre passavano da loro anche solo per una breve visita, magari di passaggio. Quasi mai bevevano vino, solo nelle occasioni speciali; altrimenti preferivano tè e caffè. Quando arrivavano, sua madre diventava subito più allegra, ridevano, chiacchieravano, a volte cantavano anche qualche canzone.
“Mamma, posso invitare Carlotta e Veronica a casa oggi?” chiedeva lei.
“Certo, tesoro, digli che ci sono biscotti e caramelle sul tavolo, offrigli qualcosa,” rispondeva la madre prima di uscire per il lavoro.
Se le amiche tardavano a farsi vedere, sua madre preparava una torta e diceva:
“Inviterò almeno Angela e zia Simona, le vicine. Dina, vai a chiamarle.”
E così vivevano. Quando Dina andò all’università, tornava nei weekend con un’amica, o trascorreva con lei anche le vacanze, sempre con il permesso della madre. L’abitudine materna di accogliere sempre gli ospiti si era trasmessa anche a lei.
Si sposò all’ultimo anno con un compagno di corso, Matteo. Vivevano da soli, e Dina continuava a invitare le amiche. All’inizio Matteo non era contento, ma poi capì che per lei era importante.
“Matteo, a casa mia c’erano sempre ospiti, ci sono abituata. Non ti dispiace se anche da noi ogni tanto verrà qualcuno?”
“Dalla mia parte era diverso. Mia madre non è ospitale, non le piaceva ricevere nessuno. Se mio padre portava un amico dopo il lavoro, scoppiava un litigio che durava tutta la sera. Ma se per te è importante, va bene.” E col tempo si abituò.
Scelsero insieme quali amici invitare, e alla fine ebbero un loro gruppo fisso. A Matteo non piaceva un’amica di Dina, Carlotta. Era vedova, sempre un po’ triste.
“Perché frequenti Carlotta?” le diceva. “È sempre così cupa, non la fai ridere neanche con le pinze. Se non si ride e non si scherza, che gusto c’è ad avere ospiti?”
“Ma con me parla, mi dà anche buoni consigli, e io l’ascolto. Carlotta non direbbe mai una cosa sbagliata. Poi sa ascoltare e non rivela i segreti. Se hai un problema, puoi confidarti con lei senza paura. Sì, non è la più socievole. Non ride a squarciagola come le altre. Ma a volte serve una persona così per parlare di cose serie.”
“Beh, hai proprio trovato l’amica ideale, che noia…”
“No, Matteo, mi piace. Non vuole essere in gruppo, per questo a volte viene da sola. Con lei mi sento a mio agio. Non si lamenta mai e mi sostiene. Amiche così servono.”
Passarono gli anni. Matteo e Dina costruirono una casa grande, ebbero un figlio, e continuarono a vedere gli amici. A volte uscivano con i bambini, ma più spesso si ritrovavano a casa sua, dove c’era spazio per giocare.
Due amiche di Dina vivevano con la suocera, quindi non potevano ridere troppo forte; solo Elisabetta aveva marito e figlio in un appartamento suo, ma veniva ugualmente da loro. A volte si riunivano anche con i mariti. Gli uomini bevevano qualcosa, stazionavano in garage o facevano una sauna. Così passavano il tempo.
Un giorno Carlotta, durante una conversazione, lasciò cadere:
“Dina, al posto tuo non mi fiderei troppo di Elisabetta. Stai attenta, dà troppe attenzioni a tuo marito.”
“Ma cosa dici, Carlotta? Elisabetta è solo allegra, le piace scherzare,” replicò Dina, difendendo l’amica.
Ma poi ci pensò a lungo.
“Non ha un marito, forse ci invidia. Anche mia mamma mi diceva di stare lontana dalle amiche single. Magari dovrei allontanarmi un po’.”
Ne parlò anche con Matteo.
“Te l’avevo detto, è sempre stata una tipa strana…”
Alla fine Dina tagliò Carlotta dalla sua vita, ma nulla cambiò. Continuò a vedere le altre amiche. Vivevano sereni. Se qualcuno era impegnato, si aiutavano, recuperavano i bambini dall’asilo.
“Dina, fammi un favore, prendi mio Lorenzo all’asilo,” chiamava spesso Elisabetta. “Alessio è andato a pescare con gli amici, e io lavoro fino a tardi. Puoi aiutarmi?”
“Certo, Elisabetta, non c’è problema, tanto i nostri figli sono nello stesso asilo.”
Passò altro tempo. Un giorno Dina andò a prendere il piccolo Antonio e incontrò Elisabetta. Uscite dall’asilo, decisero di fare una passeggiata al parco. Mentre camminavano, Lorenzo domandò:
“Mamma, oggi viene zio Matteo? Ieri mi ha portato le patatine buone.”
Elisabetta non rispose, ma arrossì leggermente. A Dina tornò in mente che suo marito si chiamava Matteo. Però la sera prima lui era andato da suo fratello – avevano comprato dei mobili e lui li aveva aiutati a trasportarli. Tornò verso mezzanotte, dicendo di essersi trattenuto.
“Ma ci sono tanti Matteo,” pensò Dina, “però strano, il marito di Elisabetta c’è già…”
Notò anche che Elisabetta aveva il telefono scarico e voleva chiamare qualcuno.
“Elisabetta, prendi il mio telefono se devi chiamare.”
“No, non è urgente, lo ricarico a casa,” rispose l’amica.
Non andarono al parco. Elisabetta prese Lorenzo per mano e disse:
“Scusa, Dina, mi sono dimenticata che devo passare da mia madre. Al parco andiamo un’altra volta,” e se ne andò in fretta. Dina rimase confusa dal suo comportamento agitato.
“Va bene, allora io e Antonio torniamo a casa.”
Per tutta la strada, pensò a Elisabetta. Le tornò in mente quanto Matteo la lodasse sempre. Quando le amiche venivano a casa, portavano qualcosa. Elisabetta preparava sempre una torta al miele.
“Elisabetta fa delle torte fantastiche,” ripeteva Matteo, anche davanti a lei, e Elisabetta ne era contenta.
“Dina, tuo marito è così attento. Il mio Alessio non mi fa mai un complimento.”
Ricordò anche che Matteo scherzava sempre con lei più che con le altre.
“Possibile che tra loro ci sia qualcosa?” le balenò in testa. “No, non può essere,” ma il dubbio rimase.
Non disse nulla a Matteo. Chiamò sua cognata, Paola.
“Paola, avete comprato dei mobili ieri? Matteo mi ha detto di avervi aiutato la sera…”
“Tuo marito? Non è venuto ieri,” rispose Paola, sicura. “E non abbiamo comprato nulla, abbiamo tutto. Perché?”
“Niente, forse ho capito male,” disse Dina in fretta e riattaccò.
Si sentì di nuovo a disagio. Aspettò che Matteo tornasse. Arrivò, mangiò e andò in garage, lasciando il telefono a casa. Dina sentì squillare un messaggio.
“Non ho l’abitudine di controllare, ma sono preoccupata.” Prese ilLo prese e lesse il messaggio di Elisabetta: “Antonio ha fatto la spia, ha detto a tua moglie che ieri eri da noi,” e in quel momento capì che la verità era ormai chiarissima, e la loro vita insieme non sarebbe più stata la stessa.