Non so nulla, ma siete indicati come genitori: prendete i gemelli!

“Non so niente, sul certificato risultate come padre, venga a prendere i gemelli!”
Tre anni dopo il divorzio, improvvisamente scopro d’essere padre di due neonati. Colpa mia, serviva il divorzio ufficiale! Ma per fortuna…
Con Giulia eravamo sposati da dieci anni. Avevamo due figlie gemelle, Sofia e Ginevra. Una vita normale: lavoro di giorno, famiglia la sera. Ma la mamma cominciò a restare fuori spesso. “Vado da un’amica” o “fila alla cassa lunghissima” o “lavoro arretrato”. Finché “anime pie” mi dissero che Giulia aveva un amante.
Naturalmente affrontai la questione. Lei si difese attaccando: non le dedicavo attenzioni, non si sentiva donna, le faccende domestiche divoravano il tempo, le figlie? Apparentemente amavano solo me… Urlò, annunciò che se ne andava dall’amante. E lo fece davvero, lasciandomi le bambine.
Sofia e Ginevra all’inizio non capivano dov’era la mamma, poi si abituarono. Intanto mi offrirono di trasferirmi a Milano per dirigere una nuova filiale. Accettai. Partimmo in fretta, e non feci in tempo a divorziare legalmente.
A Milano conobbi una brava donna. Chiara, mia coetanea, anche lei con due figlie. Ci mettemmo insieme subito. Una famiglia numerosa: bambine quasi coetanee, la casa un vociare continuo! Giocavano felici o litigavano per un giocattolo – una scuola materna, perbacco! Io e Chiara ci sognavamo un figlio maschio, ma niente.
Due anni dopo, ormai rassegnati, ricevetti una strana chiamata da un telefono fisso di Firenze:
“Nicola Rossi?”
“Si, sono io.”
“Notizie spiacevoli… Sua moglie Giulia Bianchi non è uscita dal coma ed è deceduta oggi. Venga a prendere i bambini. Domani li dimettiamo, e parleremo delle pratiche per Giulia.”
“Scherza? Non vedo Giulia da tre anni e le mie figlie sono qui con me!”
“Non so niente, sul certificato risultate come padre, venga a prendere i gemelli!”
Riagganciarono. Stordito, controllai il numero: era davvero l’ospedale di Firenze.
Chiara, udito tutto, mi fissava sbigottita. Partimmo subito, lasciammo le bimbe dai nonni e corsi all’ex moglie.
All’ospedale incontrammo un’amica di Giulia. Ci spiegò che l’amante l’aveva lasciata appena saputo della gravidanza. La gestazione fu difficile, gemelli comunque, poi le cose precipitarono… I neonati furono salvati, ma Giulia cadde in coma e morì dopo pochi giorni. In assenza di dichiarazioni della madre, i gemelli furono registrati con i dati dell’anagrafe: io risultavo ancora suo marito, quindi padre automatico.
L’amica, in lacrime, promise aiuto e se ne andò. Chiara mi stringeva forte la mano.
“Chiara, che c’è?”
“Li prendiamo con noi, vero?”
Cercava di nascondere un sorriso radioso.
“Chi? I gemelli?”
“Sì! Che aspettiamo? Se mai avremo un maschio nostro… e qui ne abbiamo due, pronti—”
“Non sono giocattoli, non parlarne così!”
“Sono serissima! E le bimbe saranno felici! Le tue peraltro sono loro sorellastrine… Su, Nicola…”
Insomma, cedetti. Prendemmo i gemelli, organizzammo il funerale per Giulia.
Le bimbe urlavano di gioia per i fratellini: “Mamma Chiara, non vedevamo neanche la pancia!”.

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