Non ti azzardare a divorziare, ci siamo già abituati a una vita serena!

“Mamma, non ce la faccio più a vivere così,” disse Fiorina, fissando il cielo grigio di Milano attraverso la finestra, avvolto da nuvole pesanti.

“Cosa vuoi dire che non ce la fai? A cinquant’anni sì e adesso improvvisamente no?” esclamò Rosaria alzando le braccia, il suo viso segnato dalle rughe distorto dall’indignazione. “Hai perso la testa alla tua età? Ma a cosa pensi?”

Fiorina sorrise amaramente. A cosa pensava? Alle notti insonni passate ad aspettare il marito di ritorno da “riunioni di lavoro”. Ai suoi sguardi sprezzanti durante la cena. A quando la chiamava “vecchia beghina” davanti agli amici e poi rideva, dicendo che doveva avere senso dell’umorismo.

“Penso che voglio finalmente vivere per me stessa,” rispose piano.

“Per te stessa?” Rosaria ridacchiò sarcasticamente. “E di me, allora? Dove vado a finire? Con la mia pensione ci compro giusto il pane! Tra l’altro, è Francesco che ci mantiene tutte e due.”

Fiorina sentì un nodo salirle in gola. Sempre così: ogni volta che parlava di sé, sua madre le presentava il conto. Debiti, obblighi, sensi di colpa—catene che si portava dietro da una vita.

“Ho trovato lavoro, mamma. Contabile in un’azienda privata.”

“Cosa?” Rosaria cadde sulla sedia, una mano sul petto. “Ecco perché andavi a quei corsi! Hai deciso tutto alle mie spalle?”

“Non sono obbligata a—”

“Obbligata lo sei!” gridò la madre. “Ti ho cresciuta, ho passato notti insonni! Ti ho dato la vita! E ora vuoi rovinare tutto? Per un capriccio?”

Nell’ingresso sbatté la porta: era tornato Francesco. I suoi passi pesanti suonavano come una condanna. Fiorina strinse i pugni, sentendo le unghie conficcarsi nei palmi.

“Che succede, signore mie?” La sua voce, come sempre, era dolce come il miele quando c’era qualcuno in giro. “Rosaria, urli così forte che i vicini chiameranno i carabinieri!”

“Tua moglie è impazzita!” La madre cambiò subito bersaglio. “Dice che vuole lavorare e divorziare!”

Francesco si voltò lentamente verso Fiorina. Nei suoi occhi brillò qualcosa di freddo, serpentino.

“Ma davvero?” fece, tirando le parole. “E da quanto hai questa brillante idea, tesoro?”

Fiorina sentì un brivido lungo la schiena. Quel tono lo conosceva fin troppo bene—ingannevolmente gentile, precursore della tempesta.

“Non è un’idea, Francesco. È una decisione,” rispose, sorpresa dalla fermezza nella sua voce.

“Una decisione!” Rosaria alzò di nuovo le mani al cielo. “Francesco, dille qualcosa! Dev’essere la menopausa, le ha fatto perdere la testa!”

“Mamma!” Fiorina si girò di scatto. “Basta! Ho cinquantadue anni, non sono un’isterica né una pazza. Semplicemente non voglio più…”

“Cosa non vuoi più, cara?” Francesco si avvicinò, il sorriso che non raggiungeva gli occhi. “Non ti piace vivere in questo appartamento? O la macchina non ti va più bene? O forse i gioielli sono pochi?”

“Smettila,” Fiorina indietreggiò verso la finestra. “Sai benissimo che non è questo il problema.”

“E allora cos’è? La segretaria giovane che hai visto con lui?” intervenne Rosaria. “Ma per favore! Tutti gli uomini hanno le loro debolezze. Chiudi gli occhi e sopporta, come fanno le donne normali!”

Fiorina sentì qualcosa spezzarsi dentro. Eccolo—il “sopporta”. Quante volte lo aveva sentito in vita sua? Sopporta quando ti umilia. Sopporta quando tradisce. Sopporta perché è giusto, perché “tutti lo fanno”, perché “pensa a tua madre”.

“Sai una cosa, cara,” Francesco si sedette sul bracciolo della poltrona, incrociando le gambe, “facciamo chiarezza. Lo sai che da sola non ce la fai, vero? A chi vuoi che serva una come te a quest’età?”

“Non servo a nessuno?” Fiorina scoppiò a ridere, e quel riso fece sobbalzare Rosaria. “Esatto, Franco. Proprio questo mi hai ripetuto per anni. Che non valgo niente, che devo ringraziarti per ogni tuo sguardo.”

“Figlia mia,” la madre le prese una mano, “stai esagerando…”

“No, mamma,” Fiorina si liberò dolcemente ma con decisione. “Per la prima volta dopo anni vedo tutto chiaro. E me ne vado.”

“Non andrai da nessuna parte,” sibilò Francesco, perdendo ogni traccia di falsa dolcezza. “Hai dimenticato a chi è intestato l’appartamento? O chi paga le medicine di tua madre?”

“Ecco la verità,” Fiorina si sentì stranamente calma. “Finalmente mostri la tua vera faccia. Neanche davanti a mia madre sei riuscito a trattenerti.”

“Fiori, tesoro,” Rosaria si aggrappò al petto, “non mi abbandonerai, vero? Dove vuoi andare?”

“Ho preso un appartamento. L’ho affittato una settimana fa.”

“Cosa?” dissero all’unisono madre e marito.

“Sì, immaginate un po’. Piccolo, in periferia. Ma è mio. Beh, in affitto, ma è mio.”

Francesco scoppiò a ridere:

“E con cosa pensi di pagarlo? Con lo stipendio da contabile improvvisata?”

“Non sono improvvisata,” rispose piano. “Ho finito il corso con ottimi voti. E mi hanno assunto per una buona posizione.”

“Traditrice!” urlò Rosaria. “Non ti ho cresciuta per farti andare in giro per case in affitto alla tua età! Cosa dirà la gente?”

“La gente, la gente…” Fiorina scosse la testa. “Una vita a pensare a cosa dice la gente. E a ciò che dicevo io non importava a nessuno.”

Entrò in camera, prese la borsa già pronta. Francesco le sbarrò la strada:

“Non ti muovere! Non andrai da nessuna parte!”

“Spostati,” la voce di Fiorina diventò di acciaio. “Chiederò il divorzio. E non provare a minacciarmi—ho registrato le tue minacce e le prove dei tuoi tradimenti. Credi che ai tuoi soci piacerà lo scandalo?”

Francesco impallidì. Non l’aveva mai visto così smarrito.

“Stai… bluffando.”

“Prova a verificare,” sorrise Fiorina. “Per ventotto anni ho taciuto. Ho raccolto ogni tuo segreto. Credevi fossi cieca? Stupida? No, caro. Aspettavo solo che i figli diventassero indipendenti.”

“I figli!” si rianimò Rosaria. “Ecco! Cosa diranno? Ci farai vergognare tutti!”

“Lo sanno già, mamma. Ne ho parlato con loro la scorsa settimana. Sai cosa mi ha detto Sofia? ‘Mamma, aspettavo che trovassi il coraggio’.”

Nella stanza scese un silenzio pesante. Rosaria scivolò sulla sedia, le labbra che si muovevano senza suono. Francesco restò in piedi, stringendo e aprendo i pugni.

“Quindi hai tutto pianificato?” sibilò. “Sappi che se te ne vai, non tornerai più indietro. E a tua madre non darò più un euro.”

“Non serve,” Fiorina chiuse la borsa. “Me la caverò da sola.”

“Se la caverà!” Rosaria balzò in piedi. “E le mie medicine chi le paga? L’affitto? La mia pensioneDopo tre mesi, seduta nella sua piccola cucina con Rosaria che finalmente sorrideva tra una fetta di torta e una tazza di caffè, Fiorina capì che la libertà aveva il sapore delle mele cotte e della speranza ritrovata.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

five − 3 =

Non ti azzardare a divorziare, ci siamo già abituati a una vita serena!