La nonna Valentina ha passato gran parte della sua vita in un quartiere tranquillo nella periferia di Perugia. Dopo la morte del marito, è rimasta sola in un appartamento di due stanze che aveva ereditato dalla madre. I genitori dei suoi nipoti erano sempre occupati, sempre in viaggio o al lavoro fino a tardi, così la nipote più piccola, Giulia, spesso passava del tempo dalla nonna.
Il nipote maggiore, Matteo, era sempre stato il preferito della famiglia. Gli compravano i giochi migliori, lo iscrivevano a corsi di ogni tipo e poi gli hanno pagato l’università più prestigiosa. Giulia, invece, era sempre stata nell’ombra: non faceva capricci, non chiedeva attenzioni, era cresciuta in fretta. Studiava, lavorava, affittava una stanza e non chiedeva mai niente a nessuno. L’unica persona che le dava davvero affetto era la nonna Valeria.
Giulia andava a trovarla quasi ogni settimana—dopo il lavoro, nei weekend, con qualsiasi tempo. A volte portava la spesa, altre volte le medicine, oppure andava semplicemente per bere un tè e chiacchierare. E una sera, mentre faceva una di queste visite normali, la nonna la accolse con un’espressione seria, senza sorridere.
«Perché vieni da me così spesso, Giulia?» le chiese, guardando fisso la TV. «Forse vuoi ereditare il mio appartamento?»
Giulia, che stava lavando il pavimento nel corridoio, si bloccò.
«Nonna, ma che dici? Che c’entra l’appartamento? Ti avevo promesso la minestra—vuoi le polpette al sugo?»
La nonna sbuffò, ma non rispose. Giulia sorrise, nascose il dispiacere come al solito e andò in cucina. Mise l’acqua per il tè, prese la crema al cioccolato che piaceva tanto alla nonna e iniziò a preparare la cena.
Poco dopo, la nonna entrò e le disse una cosa che le strinse il cuore:
«Sai, ho già firmato i documenti per lasciare l’appartamento a Matteo. Quindi sprechi il tuo tempo. Non avrai niente comunque.»
Giulia si raddrizzò, si asciugò le mani e rispose con calma:
«E hai fatto bene. Non vengo da te per l’appartamento. Tu sei la mia famiglia, mi hai cresciuta, e ora tocca a me prendermi cura di te. L’appartamento sono solo quattro mura.»
La nonna tacque. Ma il suo sguardo era cambiato—era diventato più attento, quasi preoccupato. Bevvero il tè, parlarono della serie TV che piaceva alla nonna, e quella sera non tornarono più sull’argomento.
Qualche giorno dopo, Giulia ricevette una chiamata da Matteo. Urlava al telefono, accusandola di aver “convinto” la nonna a lasciarle l’appartamento.
«Sei come tutti gli altri!» gridava. «Non voglio più saperne di te!»
Subito dopo, la chiamò la madre. Stessa storia: «Perché hai fatto così? Quella è la nostra casa di famiglia!» Giulia, confusa, riagganciò e andò subito dalla nonna.
«Nonna, cosa sta succedendo?» chiese tranquilla. «Matteo dice che hai firmato per lasciare l’appartamento a me. Non capisco. Se serve, conosco un avvocato… ma dimmi la verità: hai firmato qualcosa?»
La nonna si sedette lentamente, sospirò e confessò. Era spaventata dai discorsi delle vicine di casa sui parenti che si prendono cura degli anziani solo per l’eredità. Così aveva voluto metterli alla prova—dando versioni opposte ai due nipoti. A Giulia aveva detto che l’appartamento era di Matteo, e a Matteo che era di Giulia.
«E ho visto chi siete davvero» disse con tristezza. «Tu, Giulia, sei rimasta buona e leale come sempre. Ma tuo fratello… beh, hai sentito come ha reagito.»
Giulia scosse la testa. Non era arrabbiata. Era solo diventato tutto più chiaro: dove c’era amore e dove c’era interesse.
La nonna le propose di andare a vivere con lei, visto che ora l’appartamento sarebbe stato ufficialmente suo. Ma Giulia rifiutò.
«Tu hai bisogno di tranquillità, nonna. Io ho la mia vita—lavoro, amici, impegni. Lasciamo tutto com’è. Verrò a trovarti come sempre. L’appartamento non conta.»
Da allora, nulla è cambiato. Giulia continua a farle visita, le porta i suoi cibi preferiti, guarda le serie TV con lei e le regala affetto. E la nonna sa che sua nipote è l’unica persona a cui lei importa davvero. Non per i metri quadrati. Ma per amore, e basta.