Non voglio litigare, ma quando monterai finalmente la mensola?

**Anche io non voglio litigare. Ma quando la finirai di fissare quella mensola?**

Sabato, dopo colazione, Giulia iniziò a pulire l’appartamento. Matteo si sedette sul divano della cucina con il portatile. Il suo compito era buttare la spazzatura più tardi. Intanto, scorreva la pagina delle notizie sui social.

Improvvisamente, apparve la foto di un amico sorridente, Riccardo, con cui aveva studiato all’università. Sotto, la didascalia diceva: *«Evvai! Finalmente! Ce l’abbiamo fatta! Trasloco completato! Venite a festeggiare con me. Guardate e leccatevi i baffi!»* Matteo cliccò e vide immagini dell’appartamento, scattate da ogni angolazione perfetta.

Quella casa, Riccardo l’aveva ereditata un anno prima dalla nonna appena scomparsa. Non c’era stato un restauro da quarant’anni, i mobili erano vecchi, ancora dell’epoca sovietica. Per viverci, ci volevano soldi che lui non aveva. Decise di vendere subito, senza tormentarsi. Lui e la moglie stavano risparmiando per comprare un bilocale, e con la vendita dell’eredità, avrebbero accelerato i tempi.

Ma la moglie, Beatrice, si oppose. L’appartamento era malridotto, ma nel centro storico di Roma. Propose di usare i risparmi per ristrutturarlo e rivenderlo a prezzo maggiorato. Così avrebbero avuto abbastanza per il bilocale che sognavano.

Ci misero quasi un anno. Ma ora, la casa era irriconoscibile. Riccardo la descriveva come un’opera d’arte: abbatterono un muro tra bagno e toilette, eliminarono la parete tra cucina e una stanza, creando un ampio soggiorno. Giocarono con colori minimalisti, carta da parati elegante, mobili moderni ma economici. Non era più una casa, era una chicca.

Nei commenti, gli amici non lesinarono complimenti. C’era chi si congratulava, chi ammirava, chi invidiava. Molti sospettavano che avessero assunto un architetto.

*«No, abbiamo studiato online, guardato come sono fatte le case moderne. Tutto fatto da noi, tranne demolizioni e pavimenti. Beatrice ha scelto i colori, i mobili»*, spiegò Riccardo ai dubitosi.

Matteo lo congratulò con un messaggio sobrio. Ma dentro, l’invidia bruciava. Lui e Giulia vivevano in un monolocale. Un amico di suo padre, trasferitosi in America, glielo aveva prestato. Non voleva venderlo, nel caso non si trovasse bene là. Matteo e Giulia potevano viverci gratis, purché non cambiassero nulla. Non male: sposati e con un tetto già pronto.

Al primo anno, Matteo ci aveva provato con Beatrice. Ma lei aveva scelto Riccardo. Fortunello. Beatrice aveva sempre avuto gusto. Anche le cose più semplici, su di lei, sembravano firmate. Persino Matteo, che di moda non capiva nulla, lo notava.

Certo, Riccardo aveva fatto il lavoro pesante, ma le idee erano tutte di Beatrice. Eppure, il risultato era perfetto. Matteo osservò la loro cucina. Banale, noiosa. Gli piaceva, finché non aveva visto quella di Riccardo.

Ma che tipo! Matteo afferrò il portatile e corse in camera, dimenticando che, durante le pulizie, era meglio non disturbare Giulia. Aspettare che sfogasse la rabbia, poi…

Giulia era in punta di piedi, allungata come una ballerina, a spolverare una mensola a muro. Matteo notò, ancora una volta, che aveva un fisico da urlo. In quel momento, la mensola oscillò. Le viti erano allentate, tenevano per miracolo. I libri giacevano in una pila a terra.

Stava per scappare, ma Giulia si voltò, soffiandosi via una ciocca di capelli dalla faccia.

*«Cosa fai? Potresti fissare la mensola invece di stare lì.»*

*«Volevo mostrarti… Guarda che ristrutturazione hanno fatto Riccardo e Beatrice. Ne vorrei una così anche io…»* Si bloccò vedendo l’espressione di Giulia.

*«Fammi vedere»*, disse lei.

Matteo le mostrò le foto. *«Era un rudere, lui voleva venderla subito…»* Cercò di parlare senza invidia.

*«Bravissimi»*, commentò Giulia, asciutta. Poi lo fissò.

*«Cosa? Mia nonna è sana e non ha intenzione di morire. E chissà a chi lascerà la casa, ha due nipoti.»*

*«Che viva cent’anni. Lui scrive che ha fatto tutto da solo. Beatrice ha solo suggerito.»*

*«Sì.»*

*«Non capisci? Quante volte ti ho chiesto di sistemare la mensola?! I libri sono per terra da un mese, impolverati. Viviamo qui da un anno e ogni giorno cade qualcosa. Devo chiamare qualcuno, allora? Ti vergogneresti? Per Beatrice, immagino, avresti costruito un palazzo.»*

*«Ecco, siamo punto e a capo»*, sospirò Matteo. *«Ormai tutto è digitale, e tu compri ancora libri di carta»*, borbottò, chiudendo il portatile e rifugiandosi in cucina.

*«No, aspetta.»* Giulia lo seguì. *«Ogni volta che parliamo della mensola, fai finta di nulla. Io non critico la tua collezione di vinili. Perché averli, quando c’è Spotify? Ma non ti giudico. Facciamo così: togli i tuoi dischi dall’armadio e mettili a terra, io metto i miei libri al loro posto. Forse allora sistemerai la mensola.»*

*«Compriamo una libreria. Ci sto»*, propose Matteo, conciliante.

*«O meglio, compriamo un nuovo appartamento, più grande, tutto nostro?»* ribatté Giulia.

*«Non voglio litigare. Ho sbagliato a parlare della casa»*, si arrese lui.

*«Anche io non voglio litigare. Ma quando fissi quella mensola?»*

*«Domani vado da mio padre a prendere il trapano… Diavolo, sono andati in campagna per il weekend. Lunedì lo prendo, promesso.»*

*«Già. Quante promesse…»* Giulia scrollò le spalle e tornò in camera.

*«Perché ho parlato di quell’appartamento?!»* bestemmiò Matteo, scrivendo a Riccardo che, per colpa sua, aveva litigato con Giulia.

*«Ma dai. Credi che io e Beatrice non litighiamo? Durante i lavori, abbiamo pensato al divorzio tre volte. Lei aveva già scritto la domanda. L’ho convinta a desistere. E Giulia è fantastica»*, rispose l’amico.

Giulia, Matteo la amava. Sapeva che era speciale. Cucinava bene, la casa era pulita e accogliente. E non aveva mai mal di testa, come certe altre. Cosa voleva di più un uomo?

*«Lunedì porterò il trapano, inizierò a forare, volerà polvere. Sarò di nuovo il colpevole. Ma entro il prossimo sabato, prima delle pulizie, devo fissare la mensola, o finiremo al tribunale. Odio forare. Forse davvero comprare una libreria? No, dice che non ci sta. Ecco, Riccardo mi ha rovinato l’umore»*, pensò rattristato.

Giulia finì le pulizie in silenzio. Lunedì mattina, ricordò a Matteo del trapano.

Ma lui, ovviamente, aveva dimenticato.

Il giorno dopo, Giulia si preparò lentamente per lavoro.

*«Non vai?»* la sollecitò Matteo. *«Faremo tardi.»*”Non preoccuparti, arrivo dopo,” rispose lei, mentre sorrideva tra sé pensando al piccolo pacchetto che aveva nascosto nel cassetto: un nuovo trapano a batteria, con tanto di istruzioni illustrate per fissare quella maledetta mensola una volta per tutte.

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