Non voleva, ma lo ha fatto Vasilisa non aveva mai imparato a fumare, ma era convinta che la sigaretta l’aiutasse a calmare i nervi. Era nel cortile della sua casa e osservava la strada del suo paesino emiliano, immersa in pensieri scuri e preoccupanti. La sua vita, ultimamente, era diventata un susseguirsi di seri problemi. Viveva da sola nella casa della nonna scomparsa, i genitori a sette chilometri, in un paese vicino. Aveva scelto la sua indipendenza, ventitré anni e un lavoro alle Poste. Vasilisa spense la sigaretta senza finirla, infastidita: – Non mi piace fumare, come fa sempre Veronica che ne consuma una dietro l’altra… È stata lei a consigliarmelo per i nervi, ma dubito… – pensava. Intanto davanti a casa passava l’auto del nuovo maresciallo Anton, appena trasferito dal distretto vicino. Questo lo aveva saputo dalle colleghe postali. Vasilisa seguì con lo sguardo l’auto e rientrò in casa, si stava facendo buio e lei aveva una questione importante e rischiosa da risolvere… Il giorno prima, nell’ufficio postale, il paese era tranquillo ma le visite dei compaesani non mancavano. – Domani qui sarà il caos, – sospirò la signora Anna, – oggi è la quiete prima delle pensioni. Anna lavora alle Poste da quando era ragazza, nessuno ricorda diversamente, e lei ci ride sopra: – Sono trent’anni che sono qui, tutti mi conoscono e non saprei dove altro lavorare. – Proprio vero, – sorrideva la giovane Veronica, – la mamma dice che senza di te la posta non funzionerebbe! Qui tutto poggia sulle tue spalle! – Ma no, ognuno è sostituibile, ormai tra poco vado in pensione… – Buongiorno! – esclamò entrando Marina, una donna robusta di quarantadue anni. – Che caldo oggi. Sono venuta per una cosa: la mia vicina, la signora Glafira, vuole rinnovare l’abbonamento a una rivista prima che scada, dice che senza lettura il tempo non passa… E noi domani all’alba partiamo per il mare, in Turchia… Non avendo chi può andare per lei, eccomi qui. – Oh Marina, hai coraggio a volare così lontano, – disse Anna, – la Turchia è bella, vi scalderete al sole! – Nessuna paura. Il primo giorno pubblico le foto e mostro il bikini nuovo, tutti online! – promise Marina prima di uscire. – Quanti soldi ci vogliono per portare tutta la famiglia in Turchia, – si stupì Veronica. – Eh, sono benestanti, Misha fa il contadino, – osservò Anna. Solo Vasilisa taceva, seduta davanti al computer, pensierosa. Arrivò poi il maresciallo Anton, allegro: – Salve a tutte! Aspetto una raccomandata, – si rivolse a Veronica, ma appena vide Vasilisa si fissò su di lei. – Non pensavo lavorassero ragazze così belle qui… Ma così tristi… Anna seguì il suo sguardo. – Ah, Vasilisa… Ha perso il fidanzato poco fa. – Capisco… – disse Anton abbassando la voce, mentre Veronica comunicò che per lui ancora nulla. Tre settimane prima, il fidanzato Denis era stato trovato ucciso nella periferia del paese. Si diceva che fosse un giocatore d’azzardo e frequentasse un circolo clandestino; Vasilisa non lo sapeva. La Polizia non aveva trovato i responsabili, ma una sera le si presentarono due ragazzi arrivati dalla città: li aveva già visti, tempo fa, con Denis. – Il tuo Denis ci doveva una bella cifra. – Ma è morto! – balbettava Vasilisa. – I debiti restano, ora tocca a te, – disse Leandro, uno dei due, annunciando una somma altissima: tremila euro. – Come posso trovare quei soldi? – Problemi tuoi! Qui attorno ci sono famiglie ricche, pensaci! – Ma io non so chi abbia soldi… – Non mentire, lavori alla Posta, conosci tutto e tutti, – tagliò corto Leandro. – Fra due settimane veniamo a prenderli. Se vai dai Carabinieri, finisci male. Ecco qui qualche attrezzo: con queste apri qualunque porta… Appena uscirono, Vasilisa chiuse a chiave, terrorizzata. Il giorno dopo, nella notte, si decise: sfruttando la partenza di Marina e la mancanza del cane, scavalcò il cancello. Non sapeva come entrare, ma con gli arnesi datigli da Leandro, aprì la porta. Il cuore le batteva a mille; era complice di criminali. Cercò denaro a lungo, nella stanza illuminata dal lampione esterno. – Mio Dio, cosa sto facendo… Voglio vivere, ma che mi ha lasciato Denis… Sei laggiù, e io qui a pagare le tue colpe, – pensava. Sentiva di dover andare dalle forze dell’ordine, ma temeva Leandro. Trovò solo millecinquecento euro, un anello d’oro e un bracciale di Marina. Vide il portatile sul tavolo e lo prese. Uscì silenziosa e se ne andò nel buio, tremando; nessuno la vide, né la sentì. Nascondeva tutto in un vecchio baule. Non dormì la notte, il giorno dopo si recò al lavoro con mal di testa, quando a mezzogiorno uscì per la mensa vide Anton. – Buongiorno, – la sorprese Anton. Lei sobbalzò. Lui sorrise – tranquilla, vengo anch’io in mensa. – Salve, – sussurrò lei, temendo che sapesse tutto. – Proprio te aspettavo! – scherzava Anton. Lei si rasserenò. Da quel giorno pranzarono sempre insieme; a volte la accompagnava a casa, poi finì per restare lì. In paese le voci circolarono subito: – Vasilisa si è presa il maresciallo, ci sa fare! – commentava Tamara – Alla mia figlia Tania piaceva Anton, ma questa l’ha anticipata… – Ma dai, si vede che lui è innamorato di Vasilisa! Era vero, a molti in paese non piaceva: – Ha seppellito il fidanzato, ora già un altro! – Vuoi che soffra per sempre? – replicavano altri. Vasilisa era agitata: presto sarebbero tornati a riscuotere il “debito”. Temeva soprattutto per Anton; voleva confidarsi, mancavano due giorni e finalmente trovò il coraggio: – Anton, devo confessarti qualcosa… – cominciò, ma lui rise. – So che ti amo, sì… – Non parlo d’amore… Anton divenne serio, ascoltò: non poteva credere che questa ragazza, dolce e fragile, avesse potuto farlo. Ma subito la giustificò: loro la avevano terrorizzata. – Beh, Vasilisa, dovrai assumerti la responsabilità. Dove sono le cose rubate? Dovevi rivolgerti subito a me… Lei le consegnò la borsa, lui la rassicurò. Due sere dopo, qualcuno bussò: erano Leandro e l’amico, pronti a minacciarla. – Non ho trovato i soldi, ma vi prego di darmi tempo… – supplicava. Leandro la afferrò con violenza. – Tempo? O ci paghi, o… Strappò la maglietta, la minacciava, ma immediatamente lui e il complice finirono a terra: alle loro spalle Anton li aveva immobilizzati con le manette, un altro carabiniere aiutava. – Ora è finita, – disse Anton, – pagheranno per tutto. – Domani vieni in caserma, risolviamo. Vasilisa confessò tutto al commissario. Marina appena tornata dal viaggio ricevette indietro i propri averi, mentre Anton chiese di tutelare la privacy di Vasilisa. Tutti in paese pensarono che la colpevole fosse Leandro, e con il complice subirono un lungo carcere: furono loro a uccidere Denis. Anton chiese a Vasilisa di sposarlo, ci fu un bel matrimonio. L’amore di Anton cancellò i peccati di Vasilisa e guarì le sue ferite più profonde. Ora crescono insieme la piccola Olga.

Non voleva, ma lo fece

Non sapeva fumare, Ludovica, ma era comunque convinta che la aiutasse a calmare i nervi. Si trovava nellaia della sua casa, guardando la strada polverosa del piccolo paese, mentre i pensieri le scorrevano scuri, agitati e inquietanti. La sua vita, ultimamente, si era riempita di impegni gravi.

Ludovica viveva sola nella casa della nonna morta, i genitori stavano nel borgo di Rocca Magna, a sette chilometri. Da quando aveva ventitré anni desiderava vivere per conto suo, voleva autonomia. Lavorava alle Poste.

Non riusciva Ludovica a finire la sigaretta; la spense con decisione e la buttò via:

Non mi piace fumare come Giulia, lei ne accende una dietro laltra. È stata lei a consigliarmelo, dice che rilassa, ma non ci credo… pensava tra sé.

In quel momento passò davanti casa sua una macchina: era il nuovo maresciallo, Antonio, trasferito da un comune vicino. Ludovica lo conosceva solo per sentito dire dalle colleghe delle Poste. Seguì con lo sguardo la macchina mentre il sole tramontava. Quella sera la aspettava un compito importante e pericoloso…

Il giorno prima, allufficio postale, non cera molta gente, ma ogni tanto entravano dei paesani.

Domani qui sarà un macello, disse Anna Federica, oggi è solo la quiete prima della pensione.

Anna Federica lavorava alle Poste da ragazza, i paesani non ricordavano nemmeno da quanto. Lei sogghignava:

Son trentanni che sto qui. Mi conoscono tutti. E non saprei proprio dove altro potrei lavorare.

Eh sì, zia Anna, rideva la giovane Chiara mia mamma dice che senza di te le Poste non girerebbero. Sei tu la colonna portante.

Ma figurati, tutti sono sostituibili. Vedrai quando andrò in pensione…

Salve, disse entrando Marina, prosperosa, quarantadue anni. Che afa oggi, mamma mia! Sono qui perché la mia vicina, la signora Ginevra, mi ha chiesto di rinnovare labbonamento alla rivista. Lei ama leggere. Domani allalba partiamo per il mare, fino in Grecia… Lei ci tiene tanto e teme di restare senza letture. Poverina, non cammina più e passa il tempo nei libri, dice che il tempo così va più veloce.

Coraggiosa, Marina! Fino in Grecia, e pure in aereo! commentò Anna Federica, con il tono di chi è appena rientrata da lì. Almeno vi scaldate al sole.

Non ho paura, appena arrivo pubblico tutte le foto, mi sono comprata un costume nuovo! assicurò Marina, lasciando lufficio.

Quanti soldi ci vogliono per portare tutta la famiglia in Grecia? sbottò Chiara.

Eh, hanno i soldi, il marito di Marina ha unazienda agricola, rispose Anna Federica.

Ma Ludovica non parlava, seduta vicino al muro osservava il monitor e ascoltava. Pensava…

Poco dopo entrò il maresciallo Antonio. Salutò allegramente:

Buongiorno, aspettavo una raccomandata, potete controllare? chiese a Chiara, ma poi vide Ludovica e rimase a fissarla.

Non sapevo che qui lavorassero ragazze così belle… ma sembri triste…

Anna Federica seguì il suo sguardo.

Eh, Ludovica. Ha seppellito il fidanzato da poco.

Capisco, disse il maresciallo, e Chiara gli spiegò che non cera ancora nulla per lui.

Tre settimane prima, Ludovica aveva perso il fidanzato, Davide. Lo trovarono morto nella periferia del capoluogo, in un terreno desolato. Si diceva fosse un giocatore, frequentava un circolo clandestino; Ludovica non ne sapeva nulla. La polizia non trovò il colpevole, ma una sera tardi, due giovani della città giunsero da lei. Li aveva visti con Davide, una volta.

Il tuo Davide ci deve un bel po di soldi.

Ma lui è morto! disse Ludovica, terrorizzata.

Eh, i debiti non muoiono, cara. Tocca a te saldarli. Uno dei due, Luca, le sparò la cifra: trentamila euro.

Dove li trovo io?

Problemi tuoi, cè gente benestante da queste parti. Pensa.

Ma non so chi sono…

Non fare la furba, tu alle Poste sai tutto di tutti, ribatté Luca, la settimana prossima torniamo. Se tenti di avvisare la polizia, sei spacciata. Eccoti delle chiavi universali. Aprirai qualsiasi serratura.

Appena se ne andarono, Ludovica chiuse la porta tremando. Il cuore le martellava nelle tempie, la casa era silenziosa, fuori il buio fitto. Dopo una notte insonne, decise di agire. Aspettò che Marina e famiglia partissero per il viaggio. Sapeva che non cerano cani in giardino, solo il cancello chiuso. Ma poco le importava; scavalcò la recinzione.

Non sapeva come sarebbe entrata, ma con le chiavi di Luca aprì la porta. Il cuore batteva forte. Stava violando la legge. Era ormai una ladra, come quei banditi che la costringevano a quellatto.

Cercò per un po; la stanza era rischiarata dal lampione della piazzetta. Pensava, tremando:

Mio Dio, cosa sto facendo. Voglio vivere Ma tu, Davide, che cosa mi hai lasciato da affrontare. Sei lì sottoterra e io devo pagare per te, persino commettere un delitto

Sapeva che avrebbe dovuto avvisare la polizia, ma temeva Luca, ovunque fosse lei la avrebbe trovata Trovò solo millecinquecento euro nascosti, un anello e un bracciale doro di Marina nel cassetto del comò. Vide anche il portatile, lo infilò nella borsa.

Uscì silenziosa come era entrata, con la borsa a tracolla, osservando che nessuno fosse in giro, le finestre nere, solo qualche cane che abbaiava distante. Nessuno, silenzio. Tremava di paura.

A casa nascose la borsa nel vecchio baule della nonna, dietro le coperte. Quella notte non riuscì a dormire. Al lavoro andò col mal di testa. Verso mezzogiorno uscì dalle Poste e si diresse verso la piccola trattoria del paese.

Buongiorno, apparve il maresciallo Antonio, lei sobbalzò, lui sorrise tranquilla, siamo solo di strada, anchio pranzo qui.

Buongiorno, rispose lei, temendo, saprà già… Mi aspettava?

Proprio te, scherzò Antonio.

Ludovica lo guardò e si rassicurò, vide che scherzava. Da allora iniziarono a pranzare insieme, e a volte lui la aspettava dopo il lavoro e si fermava anche la sera.

Le voci si diffusero come vento tra gli ulivi:

Se lè preso Ludovica il maresciallo, mormorava Tamara, Antonio piaceva a mia figlia Teresa, si sa che aveva messo gli occhi su di lui, ma Ludovica lha fregata…

Ma dai, si vede che lui è cotto di Ludovica, ribatteva chi era meno malizioso.

In effetti tra loro tutto era reciproco. Alcuni compaesani però la condannavano.

Ha seppellito il fidanzato di recente e già trova un altro.

E che deve fare, soffrire per sempre? le difendevano altri.

Ludovica non trovava pace, si avvicinava il giorno in cui Luca sarebbe tornato a riscuotere i soldi. Temeva che trovasse lì anche Antonio… Voleva confessare tutto a lui, e il tempo scorreva impietoso. A due giorni dallappuntamento, cedette:

Antonio, devo confessarti una cosa, iniziò Ludovica, lui rise.

So già, anche io ti amo…

No, non è quello…

Antonio lascoltò attento, serio, incredulo che lei, fragile e bella, potesse aver commesso ciò. Ma subito la giustificò: lavevano minacciata.

Ah, Ludovica, ora dovrai rispondere di questo. Dovè la refurtiva? Dovevi venire subito da me…

Lei gli diede la borsa. Lui la rassicurò a lungo. Due sere dopo, bussarono alla porta; Ludovica aprì col batticuore. Fuori cerano Luca e il suo compagno, chiedevano il denaro.

Non lho trovato, ma posso cercare, balbettò lei. Datemi ancora tempo…

Luca la afferrò per una spalla, stringendo forte.

Vuoi tempo? O ci dai i soldi o ora… tirò con forza il colletto della maglietta, strappandola. Ma in quellistante il complice cadde allindietro, poi anche Luca, e Antonio lo ammanettò. Era arrivato insieme a un collega.

È tutto finito, disse Antonio piano, ora pagheranno per ciò che hanno fatto. Domani mattina verrai in commissariato, parleremo.

Ludovica venne interrogata; raccontò tutto sinceramente al commissario. Marina rientrò dal viaggio, le restituirono ogni cosa, ma Antonio implorò il commissario di non diffondere la colpa di Ludovica. Come fu, fu, tutto si risolse. Nessuno immaginava che Ludovica, così mite, potesse essere capace di tanto. Decisero tutti che la rapina era opera di Luca e del suo complice. E furono loro, daltronde, ad aver ucciso Davide. Finirono in galera per molti anni.

Antonio chiese Ludovica in sposa. Celebrarono le nozze. Lamore di Antonio lavò ogni peccato e sanò le ferite del passato. Ora, insieme, crescono una bambina, Fiorella.

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Non voleva, ma lo ha fatto Vasilisa non aveva mai imparato a fumare, ma era convinta che la sigaretta l’aiutasse a calmare i nervi. Era nel cortile della sua casa e osservava la strada del suo paesino emiliano, immersa in pensieri scuri e preoccupanti. La sua vita, ultimamente, era diventata un susseguirsi di seri problemi. Viveva da sola nella casa della nonna scomparsa, i genitori a sette chilometri, in un paese vicino. Aveva scelto la sua indipendenza, ventitré anni e un lavoro alle Poste. Vasilisa spense la sigaretta senza finirla, infastidita: – Non mi piace fumare, come fa sempre Veronica che ne consuma una dietro l’altra… È stata lei a consigliarmelo per i nervi, ma dubito… – pensava. Intanto davanti a casa passava l’auto del nuovo maresciallo Anton, appena trasferito dal distretto vicino. Questo lo aveva saputo dalle colleghe postali. Vasilisa seguì con lo sguardo l’auto e rientrò in casa, si stava facendo buio e lei aveva una questione importante e rischiosa da risolvere… Il giorno prima, nell’ufficio postale, il paese era tranquillo ma le visite dei compaesani non mancavano. – Domani qui sarà il caos, – sospirò la signora Anna, – oggi è la quiete prima delle pensioni. Anna lavora alle Poste da quando era ragazza, nessuno ricorda diversamente, e lei ci ride sopra: – Sono trent’anni che sono qui, tutti mi conoscono e non saprei dove altro lavorare. – Proprio vero, – sorrideva la giovane Veronica, – la mamma dice che senza di te la posta non funzionerebbe! Qui tutto poggia sulle tue spalle! – Ma no, ognuno è sostituibile, ormai tra poco vado in pensione… – Buongiorno! – esclamò entrando Marina, una donna robusta di quarantadue anni. – Che caldo oggi. Sono venuta per una cosa: la mia vicina, la signora Glafira, vuole rinnovare l’abbonamento a una rivista prima che scada, dice che senza lettura il tempo non passa… E noi domani all’alba partiamo per il mare, in Turchia… Non avendo chi può andare per lei, eccomi qui. – Oh Marina, hai coraggio a volare così lontano, – disse Anna, – la Turchia è bella, vi scalderete al sole! – Nessuna paura. Il primo giorno pubblico le foto e mostro il bikini nuovo, tutti online! – promise Marina prima di uscire. – Quanti soldi ci vogliono per portare tutta la famiglia in Turchia, – si stupì Veronica. – Eh, sono benestanti, Misha fa il contadino, – osservò Anna. Solo Vasilisa taceva, seduta davanti al computer, pensierosa. Arrivò poi il maresciallo Anton, allegro: – Salve a tutte! Aspetto una raccomandata, – si rivolse a Veronica, ma appena vide Vasilisa si fissò su di lei. – Non pensavo lavorassero ragazze così belle qui… Ma così tristi… Anna seguì il suo sguardo. – Ah, Vasilisa… Ha perso il fidanzato poco fa. – Capisco… – disse Anton abbassando la voce, mentre Veronica comunicò che per lui ancora nulla. Tre settimane prima, il fidanzato Denis era stato trovato ucciso nella periferia del paese. Si diceva che fosse un giocatore d’azzardo e frequentasse un circolo clandestino; Vasilisa non lo sapeva. La Polizia non aveva trovato i responsabili, ma una sera le si presentarono due ragazzi arrivati dalla città: li aveva già visti, tempo fa, con Denis. – Il tuo Denis ci doveva una bella cifra. – Ma è morto! – balbettava Vasilisa. – I debiti restano, ora tocca a te, – disse Leandro, uno dei due, annunciando una somma altissima: tremila euro. – Come posso trovare quei soldi? – Problemi tuoi! Qui attorno ci sono famiglie ricche, pensaci! – Ma io non so chi abbia soldi… – Non mentire, lavori alla Posta, conosci tutto e tutti, – tagliò corto Leandro. – Fra due settimane veniamo a prenderli. Se vai dai Carabinieri, finisci male. Ecco qui qualche attrezzo: con queste apri qualunque porta… Appena uscirono, Vasilisa chiuse a chiave, terrorizzata. Il giorno dopo, nella notte, si decise: sfruttando la partenza di Marina e la mancanza del cane, scavalcò il cancello. Non sapeva come entrare, ma con gli arnesi datigli da Leandro, aprì la porta. Il cuore le batteva a mille; era complice di criminali. Cercò denaro a lungo, nella stanza illuminata dal lampione esterno. – Mio Dio, cosa sto facendo… Voglio vivere, ma che mi ha lasciato Denis… Sei laggiù, e io qui a pagare le tue colpe, – pensava. Sentiva di dover andare dalle forze dell’ordine, ma temeva Leandro. Trovò solo millecinquecento euro, un anello d’oro e un bracciale di Marina. Vide il portatile sul tavolo e lo prese. Uscì silenziosa e se ne andò nel buio, tremando; nessuno la vide, né la sentì. Nascondeva tutto in un vecchio baule. Non dormì la notte, il giorno dopo si recò al lavoro con mal di testa, quando a mezzogiorno uscì per la mensa vide Anton. – Buongiorno, – la sorprese Anton. Lei sobbalzò. Lui sorrise – tranquilla, vengo anch’io in mensa. – Salve, – sussurrò lei, temendo che sapesse tutto. – Proprio te aspettavo! – scherzava Anton. Lei si rasserenò. Da quel giorno pranzarono sempre insieme; a volte la accompagnava a casa, poi finì per restare lì. In paese le voci circolarono subito: – Vasilisa si è presa il maresciallo, ci sa fare! – commentava Tamara – Alla mia figlia Tania piaceva Anton, ma questa l’ha anticipata… – Ma dai, si vede che lui è innamorato di Vasilisa! Era vero, a molti in paese non piaceva: – Ha seppellito il fidanzato, ora già un altro! – Vuoi che soffra per sempre? – replicavano altri. Vasilisa era agitata: presto sarebbero tornati a riscuotere il “debito”. Temeva soprattutto per Anton; voleva confidarsi, mancavano due giorni e finalmente trovò il coraggio: – Anton, devo confessarti qualcosa… – cominciò, ma lui rise. – So che ti amo, sì… – Non parlo d’amore… Anton divenne serio, ascoltò: non poteva credere che questa ragazza, dolce e fragile, avesse potuto farlo. Ma subito la giustificò: loro la avevano terrorizzata. – Beh, Vasilisa, dovrai assumerti la responsabilità. Dove sono le cose rubate? Dovevi rivolgerti subito a me… Lei le consegnò la borsa, lui la rassicurò. Due sere dopo, qualcuno bussò: erano Leandro e l’amico, pronti a minacciarla. – Non ho trovato i soldi, ma vi prego di darmi tempo… – supplicava. Leandro la afferrò con violenza. – Tempo? O ci paghi, o… Strappò la maglietta, la minacciava, ma immediatamente lui e il complice finirono a terra: alle loro spalle Anton li aveva immobilizzati con le manette, un altro carabiniere aiutava. – Ora è finita, – disse Anton, – pagheranno per tutto. – Domani vieni in caserma, risolviamo. Vasilisa confessò tutto al commissario. Marina appena tornata dal viaggio ricevette indietro i propri averi, mentre Anton chiese di tutelare la privacy di Vasilisa. Tutti in paese pensarono che la colpevole fosse Leandro, e con il complice subirono un lungo carcere: furono loro a uccidere Denis. Anton chiese a Vasilisa di sposarlo, ci fu un bel matrimonio. L’amore di Anton cancellò i peccati di Vasilisa e guarì le sue ferite più profonde. Ora crescono insieme la piccola Olga.