Non ho per niente voglia di farlo, ma sto preparando le valigie e vado da mia madre, Irene Antonietta, con mio figlio Daniele. E tutto perché ieri, mentre ero a passeggio con il bambino, mio marito Luca ha deciso di fare l’ospitale e ha lasciato entrare in camera nostra dei parenti – la cugina Giulia con suo marito Matteo e i loro due figli, Sofia e Alessandro. E la cosa più assurda: non ha nemmeno pensato di chiedermelo prima! Mi ha solo detto: “Tu e Daniele potete stare da tua madre, c’è spazio lì”. Sono ancora sconvolta da tanta sfrontatezza. Questa è casa nostra, la nostra camera, e ora devo fare le valige e lasciare il posto a degli estranei? No, davvero, questo è troppo.
È iniziato tutto quando sono tornata a casa dopo la passeggiata con Daniele. Lui, come sempre, era stanco e capriccioso, e io sognavo solo di metterlo a dormire e bere un tè in pace. Entro in casa e trovo il caos. Nella nostra camera, dove dormiamo io, Luca e Daniele, ci sono già Giulia e Matteo. I loro figli, Sofia e Alessandro, corrono ovunque, sparpagliando giocattoli, mentre le mie cose – libri, trucchi, persino il mio laptop – sono state ammucchiate in un angolo, come se non vivessi più lì. Rimango di sasso e chiedo a Luca: “Ma che succede qui?” E lui, con una calma che sembra quasi una sfida, risponde: “Giulia e la sua famiglia sono arrivati, non avevano dove stare. Ho pensato che tu e Daniele poteste andare da Irene Antonietta, lì c’è spazio.”
Quasi mi manca il fiato dalla rabbia. Primo, questa è casa nostra! Io e Luca abbiamo pagato per questo appartamento insieme, l’abbiamo sistemato, scelto i mobili. E ora devo andarmene perché ai suoi parenti è venuta voglia di stare in città? Secondo, perché non me l’ha nemmeno chiesto? Magari avrei accettato di aiutarli, ma almeno avremmo potuto discuterne. Invece no, mi ha messo davanti al fatto compiuto. Giulia, tra l’altro, non si è nemmeno scusata. Ha solo sorriso e detto: “Elisabetta, non preoccuparti, staremo giusto un paio di settimane!” Un paio di settimane? Non voglio che degli estranei tocchino le mie cose nemmeno per due giorni!
Matteo, il marito di Giulia, sta zitto come un pesce. Siede sul nostro divano, beve caffè dalla mia tazza preferita e annuisce quando Giulia parla. E i loro figli sono un capitolo a parte. Sofia, che ha sei anni, ha già versato il succo sul nostro tappeto, mentre Alessandro, di quattro anni, ha deciso che il mio armadio è il posto perfetto per nascondersi. Ho provato a far capire che non siamo un albergo, ma Giulia ha solo scosso la mano: “Eh, sono bambini, cosa vuoi farci!” Certo, e a pulire dopo di loro toccherà a me.
Ho provato a parlare con Luca da soli. Gli ho detto che mi ha fatto male prendere una decisione del genere alle mie spalle. Gli ho spiegato che Daniele ha bisogno di stabilità, del suo spazio, del suo lettino. E portare un bambino di tre anni da mia madre, dove dormirà su un lettino pieghevole, non è una soluzione. Ma Luca ha solo scrollato le spalle: “Elisa, non esagerare. Sono famiglia, dobbiamo aiutarci.” Famiglia? E io e Daniele allora non contiamo? Ero così furiosa che mi è venuto da piangere. Ma invece ho iniziato a preparare le valigie. Se pensa che starò zitta e aspetterò, si sbaglia di grosso.
Mia madre, Irene Antonietta, quando ha saputo cos’è successo, era furiosa. “Ma allora ora è Luca che decide chi vive in casa vostra? – ha detto al telefono. – Vieni pure, Elisa, io vi accoglierò con piacere, poi parlerai con tuo marito.” Mia madre è una donna con le idee chiare, era pronta a venire qui a cacciare gli ospiti indesiderati. Ma io non voglio scenate. Voglio solo che mio figlio stia tranquillo e che io possa decidere con calma come comportarmi.
Mentre preparo la valigia, non smetto di ripensare a tutto. Come ha fatto Luca a cancellare me e Daniele dalla nostra vita così facilmente? Ho sempre cercato di essere una buona moglie: cucinavo, pulivo, lo supportavo. E lui non ha nemmeno pensato a come mi sarei sentita vedendo degli estranei nella nostra camera. E la cosa più dolorosa è che non si è nemmeno scusato. Ha solo detto: “Non fare di una mosca un elefante.” Scusami tanto, Luca, ma questa non è una mosca, è un elefante che si è sdraiato sul mio letto.
Ora vado da mia madre, e, a dirla tutta, mi sento quasi sollevata. A casa di Irene Antonietta c’è sempre un’aria accogliente, odora di torta, e Daniele adora giocare nel suo giardino. Ma non ho intenzione di lasciare correre. Ho già deciso: quando tornerò, avrò una discussione seria con Luca. Se vuole che siamo una famiglia, deve rispettare me e nostro figlio. E Giulia con Matteo possono cercarsi un affitto o un hotel. Non mi dispiace aiutare, ma non a costo del mio comfort e senza il mio consenso.
Mentre metto i giocattoli di Daniele nella borsa, lui mi guarda con i suoi grandi occhi e chiede: “Mamma, staremo dalla nonna tanto tempo?” Lo abbraccio e rispondo: “No, tesoro, solo per un po’. Poi torneremo a casa.” Ma nel profondo so che tornerò solo quando sarò sicura che quella sarà davvero casa nostra, e non un rifugio per parenti lontani. E Luca dovrà decidere cosa conta di più per lui: la sua “ospitalità” o la nostra famiglia.