Nonna, la mamma ha detto che dobbiamo portarti in una casa di riposo”. Ho sentito la conversazione dei genitori — un bambino non inventa queste cose

Nonna, mamma ha detto che dovremmo metterti in una casa di riposo. Ho sentito i miei genitori parlare un bambino non inventa queste cose.

Anna Maria Rossi camminava per le strade di un paesino vicino a Firenze, andando a prendere la nipote a scuola. Il suo viso brillava di gioia, e i tacchi delle sue scarpe risuonavano sull’asfalto, come negli anni lontani della sua giovinezza, quando la vita sembrava una melodia senza fine. Quel giorno era speciale finalmente era diventata proprietaria di una casa sua. Era un luminoso monolocale in un palazzo nuovo, il sogno di una vita. Aveva risparmiato per quasi due anni, mettendo da parte ogni centesimo. La vendita della vecchia casa di campagna aveva coperto solo metà della somma, il resto lo aveva aggiunto sua figlia, Nina, ma Anna Maria aveva promesso di restituirle tutto. A lei, vedova di settant’anni, bastava anche solo metà della pensione, mentre i giovani sua figlia e il genero avevano più bisogno di soldi, con tutta la vita davanti.

Nellatrio della scuola laspettava la nipote, Giulia, una bambina di seconda elementare con le treccine. La piccola le corse incontro, e insieme tornarono a casa, chiacchierando di cose semplici. Giulia, otto anni, era la luce della vita di Anna Maria, il suo tesoro più prezioso. Nina laveva avuta tardi, quasi a quarantanni, e allora aveva chiesto aiuto alla madre. Anna Maria non voleva lasciare la sua casa di campagna, dove ogni angolo custodiva un ricordo, ma per sua figlia e la nipote aveva sacrificato tutto. Si era trasferita più vicino, si occupava di Giulia la prendeva a scuola, la teneva fino a sera quando i genitori tornavano dal lavoro, poi tornava nel suo piccolo appartamento. La casa era intestata a Nina per sicurezza, dicevano, perché gli anziani sono facili da ingannare, e la vita è imprevedibile. Anna Maria non aveva obiettato: era solo una formalità, pensava.

“Nonna,” improvvisamente Giulia interruppe i suoi pensieri, guardandola con occhi grandi, “mamma ha detto che dovremmo metterti in una casa di riposo.”

Anna Maria si bloccò, come se lavessero immersa nellacqua gelata.

“Quale casa, piccola?” chiese, sentendo un freddo che le penetrava nelle ossa.

“Quella dove vivono i nonni vecchi. Mamma ha detto a papà che starai bene lì, che non ti annoierai,” Giulia parlava piano, ma ogni parola era un colpo al cuore.

“Ma io non ci voglio andare! Meglio una vacanza in montagna, riposarmi un po,” rispose Anna Maria, la voce tremante, la testa che le girava. Non poteva credere a ciò che sentiva dalla bocca di una bambina.

“Nonna, non dire a mamma che te lho detto,” sussurrò Giulia, stringendosi a lei. “Lho sentita parlare con papà di notte. Ha detto che ha già parlato con una signora, ma che ti porteranno via solo quando sarò più grande.”

“Non glielo dirò, tesoro,” promise Anna Maria, aprendo la porta di casa. La voce le tremava, le gambe cedevano. “Non mi sento bene, ho un giramento di testa. Mi sdraio un attimo, tu intorno cambiati, va bene?”

Crollò sul divano, il cuore che batteva forte, tutto le sembrava sfocato. Quelle parole, pronunciate da una voce innocente, avevano spezzato il suo mondo in mille pezzi. Era la verità cruda, spietata, quella che un bambino non poteva inventare. Tre mesi dopo, Anna Maria fece le valigie e tornò in campagna. Ora affittava una casetta, risparmiava per comprarne una nuova, per avere almeno un punto fermo. Le vecchie amiche e i parenti lontani la sostenevano, ma dentro di sé sentiva solo vuoto e dolore.

Cè chi la critica, mormora alle sue spalle: “È colpa sua, avrebbe dovuto parlare con la figlia, chiarire tutto.” Ma Anna Maria lo sa bene.

“Un bambino non inventa queste cose,” dice con fermezza, fissando il vuoto. “Il comportamento di Nina parla da solo. Non mi ha nemmeno chiamata, non ha chiesto perché me ne sono andata.”

Forse sua figlia ha capito, ma tace. E Anna Maria aspetta. Aspetta una chiamata, una spiegazione, anche solo una parola, ma non compone il numero lorgoglio e il rancore la tengono prigioniera. Non si sente in colpa, ma il cuore le si spezza per quel silenzio, per quel tradimento venuto da chi amava di più. E ogni giorno si chiede: è davvero tutto ciò che resta del suo amore e dei suoi sacrifici? La sua vecchiaia è condannata alla solitudine e alloblio?

A volte, il dolore più grande non viene dai nemici, ma da chi crediamo ci ami. E il silenzio, più delle parole, può essere la risposta più crudele.

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