– Figlio, torna in te prima che sia troppo tardi! Quel ragazzino non ti somiglia per niente! Quella tua Francesca se l’è fatto con l’ex e ora vuole scaricartelo addosso! Io lo so!
– Mamma, basta ora! Dario è mio figlio… Perché devi sempre seminare zizzania? Ho detto, torno a casa.
Giovanna Rossi aveva cresciuto il figlio da sola. Tra lei e Alessandro c’era sempre stato un ottimo rapporto: mai un rimprovero, ottimi voti a scuola. Diventato ingegnere, come lei sognava, era giunto il momento di sistemargli la vita. E lei aveva scelto la sposa perfetta: Lucia, figlia dell’amica Antonietta.
Costretto dalla madre, Alessandro iniziò a frequentarla, ma la storia naufragò in mesi di silenzi imbarazzati. Poi incontrò Francesca. Un amore fulmineo, un’anima gemella. Si sposarono dopo tre mesi, tra le proteste di Giovanna. Sei mesi dopo, Francesca rimase incinta. Nacque Dario. Tutto perfetto, tranne l’astia della suocera, che dopo quattro anni ancora brontolava:
– Guarda in che cosa ti ha trasformato! Sembri un barbone!
– Ma è solo la camicia sgualcita in macchina…
– Siediti, mangia! Quella lì ti lascerà digiuno.
– Francesca cucina benissimo.
– Sì, sì… Polpette surgelate o, peggio, ravioli! Lucia invece fa i corsi di pasticceria. Una perla!
Alessandro cercava di ignorare i veleni, senza mai riferirli alla moglie. Ma Giovanna intensificò gli attacchi, finché un giorno…
– Perché Francesca non viene mai?
– Come può, se la critichi per tutto?
– Ha i suoi scheletri! Mentre tu lavori, lei corre dall’ex, quel Marco scansafatiche! E il ragazzino è tutto lui!
Quella sera, litigarono furiosamente. Alessandro tornò a casa cupo.
– Papà! – Dario gli corse incontro. – Oggi c’era zio Marco! Mi ha comprato il gelato!
Un dubbio atroce lo trafisse. A cena, esplose:
– Perché incontri il tuo ex?
– Caso! Ci ha accompagnati a casa.
– E chi ti credi di… Forse Dario non è mio?!
– Sei impazzito?!
Fu la prima di infinite liti. Francesca, stremata, tornò a Napoli coi genitori.
Il divorzio portò a un assegno di mantenimento. Alessandro, convinto dell’infedeltà, pagò senza contestare. Giovanna esultò: finalmente poteva riaccendere la fiamma con Lucia.
E ci riuscì. Le nozze furono un lampo. Ma Lucia rivelò presto il suo vero io: critiche sul lavoro di lui, pretese di lussi.
– La moglie di Vasco si è comprata la seconda pelliccia! Noi invece con questa Fetta morta… Che uomo sei?!
Quindici anni di doppi turni per mantenere i capricci di lei: viaggi, gioielli, nessun figlio – «Prima voglio vivere!». Giovanna tentò di intervenire, ma Lucia la zittì.
Poi, la chiamata dall’ospedale: ictus per Giovanna. Lucia fu categorica:
– Io non faccio l’infermiera! Mandala in una casa di riposo.
– Potrei licenziarmi…
– E i ratei della mia Audi?!
Giovanna spirò un mese dopo. Al ritorno dal funerale, Alessandro trovò Lucia tra le braccia del vicino. Senza parole, traslocò nell’appartamento della madre.
Ora, a quarant’anni, contemplava il vuoto: nessuna famiglia, amici, auto. Solo ricordi. E quel pensiero fisso…
– Dario avrà diciannove anni… Chissà com’è…
Il mattino dopo, un treno per Napoli. Bussò invano alla vecchia casa. Dopo vent’minuti d’attesa, un ragazzo identico a lui vent’enne apparve.
– Dario… Sono tuo padre…
– Cosa vuoi? – glaciale.
– Sono colpevole… Sei il mio ritratto! Dov’è Francesca?
– Morta. Dieci anni fa. Incidente stradale.
– Posso aiutarti? Soldi…
– Io e nonna stiamo bene. Non ci serve nulla.
– Ma io…
La porta sbattuta inghiottì le scuse. Tornò altre volte, supplicando. Inutile.
Pioveva, o erano lacrime? Non importava più.