**Diario Personale**
Mio figlio mi ha chiamato quasi in lacrime, mi stringo il telefono così forte che le dita mi diventano bianche. Chiede se può venire da me a Roma per lavorare, perché sua moglie porta ogni giorno amiche a casa e lui non riesce a concentrarsi al computer. Sono rimasta senza fiato dalla rabbia.
“L’hai fatto entrare?” mi chiede la vicina, versandomi un altro caffè.
“Certo che l’ho fatto entrare!” la mia voce trema per la frustrazione. “Gli ho ripetuto mille volte: risolvi con tua moglie! Ma niente. È arrivato da me esausto, affamato, con gli occhi rossi. Si è messo al computer e non si è mosso fino a notte fonda. Dice che il progetto è importante, che le scadenze stringono.”
“E a casa perché non lavora? La moglie lo disturba?”
“Quella non è più una casa, è un viavai di gente!” sospiro. “Una volta arriva sua sorella, un’altra le amiche a frotte. Rumore, schiamazzi, musica a tutto volume. Come fa a lavorare così?”
Mio figlio, Luca, è un ingegnere progettista. È sposato con Chiara da sei anni. All’inizio non potevo essere più felice di mia nuora: era tranquilla, educata, con una laurea in economia. E quando è nato mio nipote, Matteo, la consideravo perfetta. “Che brava massaia! Tuto luccica, il bambino è curato, Luca è ben nutrito. Ero felice per mio figlio,” ricordo con malinconia.
Luca ha lavorato duramente mentre Chiara era in maternità. In tre anni è diventato ingegnere capo, ma con la promozione sono arrivate anche nuove responsabilità. Poi, tutto è cambiato. “Mio figlio, sempre così vivace, si è spento sotto i miei occhi,” racconto, trattenendo le lacrime. “Pensavo fosse colpa del lavoro, invece… era casa sua.”
Una volta sono andata da loro senza avvisare. Appartamento in centro a Roma, ma sembrava una festa: Chiara con le amiche, musica a palla, risate dalla cucina. Luca chiuso in camera con il portatile, e Matteo? Sparito. Scopro che Chiara lo ha mandato dai nonni in periferia. Queste serate sono diventate la norma: ogni weekend, amiche, sorella, balli fino a mezzanotte. Una scusa qualsiasi per festeggiare. Luca non riesce a lavorare in quel caos. “Entro e sembra un campo di battaglia. Come faccio a concentrarmi?” si lamentava con me.
Ho provato a parlare con Chiara. Mi ha risposto secca: “Sono stanca di essere la moglie perfetta e la domestica! Cinque anni senza un giorno di riposo—lavare, cucinare, il bambino. Chi mi ha ringraziato? Nessuno! Ora esco con le amiche, qui non vengono uomini. Matteo sta con i nonni, felice e sazio. Se a Luca non va bene, me lo dica in faccia!”
Luca ha notato il cambiamento quando Chiara è tornata a lavorare. In settimana è impeccabile, ma nei weekend… si “sfoga”. Vorrebbe impedirle queste serate, ma ha paura: “Si arrabbierà ancora di più.” Io sono terrorizzata. “Mio figlio è troppo buono, non sa farsi rispettare,” dico. “E se Chiara non si ferma? Se perde il controllo? Cosa ne sarà della famiglia?”
Le amiche mi chiedono: “Sua madre non può ragionarci?” Scuoto la testa. “Succederà dice che è normale. ‘È giovane, stanca, lasciala divertire finché può. Il nipote è con me, non è un peso. E se Luca non dice niente, vuol dire che per lui va bene.'”
Non so cosa fare. Vedo mio figlio soffrire, la loro famiglia che si sfalda. Luca non può lavorare a casa, e Chiara sembra non voler tornare alla vita di prima. “Non è giusto!” protesto. “Se continua così, finiranno per divorziare, e Matteo crescerà senza padre!”
Voi, al mio posto, cosa fareste? Come aiutare mio figlio senza distrurgli la famiglia? Avete vissuto qualcosa di simile? Consigliatemi—la situazione è disperata.