Nuova in Città: Un Ritorno Inaspettato

Hai pure lincarico di mettere ordine nellufficio. E allora, sei una contabile? Se non ti va, rimetti il contratto e vattene. Sei la novellina qui, quindi sopporta. E grazie a chi ti ha messo in questa posizione con uno stipendio da principiante senza alcuna esperienza!

La segretaria, seduta sul suo trono di pelle, osservò la nuova arrivata con sguardo trionfante. Questa ragazza non starà qui a lungo, pensò.

Quanto devo pulire, esattamente? chiese a bassa voce Ginevra Rossi.

Ti spiego tutto! sorrise la segretaria, alzandosi, vieni, ti mostro la scrivania, ti presento ai colleghi

Ginevra, incerta, seguì il passo deciso della donna. La segretaria attraversò il corridoio, aprì una grande porta. Lampia sala era divisa in piccole postazioni, ognuna occupata da una persona.

Ragazze, questa è Ginevra, la nostra novellina. Novellina, queste sono le ragazze!

Dieci paia di occhi si posarono su di lei. Un silenzio teso calò nella stanza; Ginevra, per non apparire troppo spaventata, sorrise e salutò. Le ragazze bisbigliarono tra loro.

Che bene che è arrivata una novellina, commentò una, perché da un po non si puliva più qui.

È proprio una delizia, aggiunse unaltra, ma dovrai stare accanto a me. Dovrò sopportare il ticchettio delle tue tastiere, le tue urla e, chissà, anche i tuoi singhiozzi.

Ben detto, intervenne una terza, è ora che esci dalla tua zona di comfort.

Prima ascoltavamo solo i tuoi lamenti, disse la quarta, ora prenderai il nostro posto.

Calma, ragazze, più silenzio, daccordo? rise la segretaria, indicandole la scrivania di Ginevra, in fondo. Sul computer troverai la cartella Istruzioni e compiti. Leggi, impara, memorizza. La bestia rossa, Vittoria, ti darà una mano. Se hai dubbi, chiedi subito a lei. Capito?

Ginevra annuì. La segretaria uscì. Le colleghe tornarono a fissare i loro schermi. Vittoria Rossa, la bestia rossa, fissò Ginevra con occhi di fuoco.

Mi ricordi la mia sorellina più piccola, novellina, sorrise compiaciuta Vittoria, ti darà un vantaggio ai miei occhi. Non fare errori stupidi e goffi, così potremo lavorare bene Allora, Ginevra, inizia. A pranzo verrò a trovarti, risponderò alle tue domande. Per ora, non distrarti, capito?

Ginevra si sistemò sulla sedia, osservò il suo banco: un piccolo tavolo, vassoi per i fogli, un bicchiere di penne e pennarelli, monitor, tappetino e mouse. Sul pavimento un cestino e un vaso con un aloe secco, avvizzito, quasi morente.

Una farmacia in vaso, mormorò Ginevra, ma chi la cura? È destinata a svanire.

Si sistemò meglio, guardò di nuovo intorno. Tutti erano immersi nel lavoro, impegnati a digitare, a contare, a scrivere, a sospirare quando i numeri non quadravano.

Ginevra, fresca di laurea, non aveva esperienza, ma vedeva in quel posto un trampolino di lancio. Lazienda offriva servizi di contabilità a clienti diversi; così poteva accumulare competenze preziose e lo stipendio era ottimo per una giovane professionista.

Aspettava il pranzo con ansia. Vittoria si avvicinò e, per quarant minuti, rispose a tutte le sue domande.

Basta, il cervello sta per esplodere facciamo una pausa, disse infine Vittoria, lasciandosi cadere sullo schienale, a proposito, guarda questa pianta

È aloe, corresse Ginevra.

Sì, aloe. Lho presa dalla grande e potente patrona dei numeri, Bilancia, Vira Palma. Era una dea dei conti, una vera leggenda. Quando vedeva i documenti dei clienti, tutti gli ispettori fiscali piangevano. Purtroppo è andata in pensione, ma ci ha lasciato questa pianta come ricordo.

Tu la sostituisci? chiese timida Ginevra.

Io? No! Non ho ancora letà per farlo. È più vecchia di me, ma è la sua eredità. Quando andrà via organizzeremo una piccola festa, le regaleremo qualcosa, e poi lasciamo questa aloe a voi ragazze. Coltivatela, annaffiatela.

Le colleghe sussurrarono, Che ci serve unaloe stantia? Ma Vittoria, con un ghigno, aggiunse: Se non la curi, finisce per essere una palmera rovinata.

Ginevra osservò il gambo contorto. Quella pianta aveva dieci, forse più anni; un secolo, forse.

Quasi un mese dopo, Ginevra arrivava in ufficio con unora di anticipo per pulire i pavimenti, la zona dingresso, la scrivania della segretaria e persino lufficio del direttore. Era una fatica enorme, ma lo stipendio alto la compensava, anche se doveva fare anche il lavoro di pulizia.

Lavorava sodo, sperando che, dimostrando valore come contabile, le togliessero il compito extra di pulire. Ogni sera rimaneva fino a tardi, affinando le proprie competenze, ma era solo una neolaureata, inesperta con i clienti reali.

Un giorno, linflusso autunnale le colpì la testa e la gola. Non riuscì a correre in farmacia prima della pausa pranzo; gli occhi erano fissi sui fogli rossi dei compiti incompleti.

Guardò laloe, quasi secca, e con un gesto disperato strappò una foglia carnosa, la mise in bocca.

Masticando quel gusto erbaceo, sentì un leggero sollievo; mezzora dopo il mal di gola era passato.

Davvero? Hai finito tutto? esaminò Vittoria i documenti, non ci sono errori, è tutto a posto. Bravissima, novellina!

Vittoria le porse nuovi incarichi e tornò al suo posto. Ginevra non si accorse di quanto fosse già sommersa da lavoro extra. Incuriosita dalla sua rapidità, la chiamò di nuovo per una verifica.

Come fai a chiudere quelle tabelle così in fretta? chiese Vittoria.

Guarda, se confrontiamo questi indicatori Ginevra spiegò con entusiasmo, usando tecniche che aveva appreso da un tutor online.

Vittoria, un po intimidita, ammise: Sei scattante, ti darò un compito difficile. Lho a lungo acciottolato. Forse ce la farai.

Il compito fu lanciato, Ginevra lo studiò, la gola le tornò a far male, ma ancora unaltra foglia di aloe le tornò a dare sollievo.

Vittoria, è pronto. Controlla! disse sorridendo al tramonto della giornata.

Le colleghe si alzarono, increduli: la nuova aveva superato la bestia rossa. Vittoria strappò il mouse dalle mani di Ginevra, scorrendo veloce le tabelle.

Come lhai fatto? esclamò.

Sono una brava professionista, anche se giovane. Ho solo dovuto pensare e applicare rispose Ginevra.

Io sono la brava professionista, voi tutte lo siete, ma tu sei solo una giovane. Dimmi, che cosa hai combinato? sbottò Vittoria.

In quel momento la segretaria irruppe:

Ragazze, domani verrà Vera Palma. Ha affari con il direttore e ha promesso di farci visita. Se avete domande o bisogno di consigli, preparatele.

Vittoria sussurrò: Preparate le domande, ma Ginevra non ne aveva. La sua mente era piena di risposte, ma non di interrogativi. Le colleghe frugavano tra i fogli, bisbigliando, ognuna sperando di attirare lattenzione di Vera.

Il mattino seguente la tensione era palpabile. Le ragazze, guidate da Vittoria, discutevano i dettagli dellincontro con Vera Palma, mentre Ginevra completava i compiti, masticando foglie di aloe, quando la porta si aprì.

È arrivata la novellina? udì Ginevra alle sue spalle.

Buongiorno, rispose una voce sottile, mentre la donna, alta e magra, con una crocchia perfetta e gli occhiali sul naso, osservava Ginevra, il suo monitor e laloe morente.

Scusa, non ho preparato le domande, il lavoro è stato tanto, disse Ginevra.

Non ho intenzione di distribuire consigli, sono in pensione. Non ci saranno masterclass, non mostrarmi le vostre domande. Possiamo solo chiacchierare replicò Vera Palma.

Durante la pausa, Ginevra scese per la prima volta al caffè, pronta a sedersi. Vera la chiamò:

Vieni, sediamoci. Come ti trovi? Ho visto il tuo operato oggi, niente male, sei furba. Hai esperienza?

No, è solo il primo mese Amo la contabilità, miglioro ogni giorno, balbettò Ginevra.

Ti prendi cura dellaloe, vero? Ti piace masticarla? Buona, ti fa bene? rise Vera.

La gola mi faceva male, lho provata, e mi ha calmata.

E il lavoro è decollato? Che aloe meravigliosa!

Meravigliosa? incrociò le braccia Ginevra, perplessa.

Vera spiegò una leggenda sul centenario: un medico errante, in cerca di vita, trovò un albero dalle foglie carnose, ne bevve il succo e tornò giovane. La pianta, in cambio, si contorceva.

Quindi è un rimedio, non magia contabile, commentò Ginevra.

È lo stesso principio, solo che qui la contabilità è il deserto e la pensione è loasi. Quando ero giovane una donna severa mi insegnò a stare in piedi. Una volta mi mostrò questa pianta, lho portata con me nei vari uffici. È tuo adesso, è il tuo tesoro.

Vera sorrise, si alzò, e uscì. Ginevra tornò al suo banco, più determinata. Dopo un mese non puliva più i pavimenti; gestiva i clienti più esigenti, risolveva problemi con un clic.

Sto disegnando righe tutto il giorno, senza crescita. Non è quel che voglio.

Dopo altri mesi, Ginevra pose una lettera di dimissioni.

Ma perché vai? Hai i clienti top, sei al culmine! sbuffò Vittoria, ma dentro provava una strana gioia, sapendo che la sua avversaria se ne andava.

Mi trasferisco in un altro quartiere, è difficile arrivare qui, mentì Ginevra, raccogliendo le sue cose.

Sei pazza, novellina! rise Vittoria, Ah, che faccenda! Dovrai ricominciare da zero, chi crederà al tuo talento?.

Ce la farò, replicò Ginevra, sei raffreddata?

Un po, ma laloe ti salva, giusto?

Prova anche tu, ti piacerà.

Vittoria fissò la novellina, poi strappò una foglia carnosa, la masticò, e lufficio rimase avvolto in un misto di tensione, sudore e speranza.

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