Nuova suocera, nuova vita – senza preoccupazioni

– Enrico, ricordati di comprare la torta millefoglie e più frutta per il weekend – disse Lara sbirciando velocemente nel frigo.

– Perché? C’è qualche festa che mi sono perso? – chiese Enrico, distratto dalla confezione di caffè che stava sistemando.

– Hai dimenticato di nuovo? Sabato arriva mamma! Col suo nuovo marito. E hanno deciso di trasferirsi qui, nella nostra città! – ribatté Lara con enfasi.

– Cosa vuol dire «trasferirsi qui»? Abbiamo un bilocale! – esclamò Enrico, lasciando cadere il caffè.

– Non da noi, ovviamente – replicò Lara alzando le mani. – Però mamma è andata in pensione, si è risposata e vuole avvicinarsi a noi. Per stare con suo nipote, per aiutarci.

Enrico annuì e promise che avrebbe comprato tutto, ma dentro di lui serpeggiava un’inquietudine. Sua suocera, Clara Romano, gli aveva sempre messo i brividi. Non una donna, ma un macigno – inflessibile. Educata, glaciale, con i capelli sempre impeccabili e un tono da dirigente, aveva lavorato per decenni nelle ferrovie e teneva i suoi subordinati sotto una stretta ferrea. E ogni volta che Clara raccontava dei suoi metodi punitivi, Enrico segretamente ringraziava il cielo di non essere uno dei suoi dipendenti.

E adesso sarebbe stata qui. La sua energia titanica si sarebbe riversata sulla loro famiglia? Avrebbe messo becco nell’educazione di Luca, dettando regole e dando ordini?

Lara, invece, era entusiasta. Aiuto con i compiti, con la scuola, con le attività di Luca – niente più corse frenetiche dal lavoro. «Mamma si occuperà di tutto», assicurava. Ma Enrico sentiva che la tranquillità stava per finire.

Arrivò il sabato mattina. Squillò il campanello.

– Enrico, sono arrivati! – gridò Lara correndo verso la porta.

Aprì la porta… e si bloccò. Sulla soglia c’erano due persone. Accanto a un uomo robusto e sorridente, una donna minuta, con un sorriso dolce e una chioma bionda corta. Enrico rimase di sale. Non era certo la Clara Romano che conosceva!

Ma la donna, con una voce familiare eppure nuova, disse:

– Figli miei, quanto mi siete mancati! Enrico, Larina, Lucino, buongiorno, tesori miei!

Enrico scambiò un’occhiata con la moglie. L’uomo intanto gli strinse vigorosamente la mano:

– Eccoti, genero! Sono Vittorio Santoro. Spero diventeremo buoni amici! – E con un sorriso largo trascinò una valigia pesante verso la cucina.

Clara abbracciò la figlia, poi il nipote, e persino Enrico ebbe diritto a un abbraccio. Lui rimase lì, incredulo.

Intanto in cucina, Vittorio estraeva dalla valigia barattoli di sottaceti, salumi e, ovviamente, una bottiglietta di grappa. Notando lo sguardo di Enrico, ridacchiò:

– E come no? Ora siamo famiglia! Vuoi che ti racconti come ho conSenza che Enrico potesse rispondere, Clara si avvicinò sorridendo e aggiunse: – E stasera cucinerà Vittorio, la sua carbonara è semplicemente divina.

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Nuova suocera, nuova vita – senza preoccupazioni