O accogli mio fratello nel tuo appartamento, o fai le valigie e vattene via di qui!” sbottò lui.

*”O alloggi mio fratello nel tuo appartamento, o fai le valigie e te ne vai!”* sbottò il marito.

Vittoria aveva lavorato fino a tardi, ben due ore in più. Due nuove clienti erano venute da lei, raccomandate da amiche.

*”Vogliamo venire solo da lei, signora Vittoria! Senza dubbio, è la miglior parrucchiera della città!”* Quelle parole lavevano fatta sorridere per tutto il tragitto verso casa.

Forse era davvero il momento di aprire un salone tutto suo? Basta aspettare tempi migliori, bisognava osare.

Con questi pensieri, Vittoria arrivò senza accorgersene davanti al portone. Nellandrone, sentì voci sconosciute provenire dal loro appartamento. Aprì la porta e rimase pietrificata sulla soglia. Nel corridoio, uno zaino malconcio giaceva a terra, accanto a scarpe fangose. Dalla cucina, un tanfo di alcol.

*”Vittoria, riconosci il parente? È tornato Carlo!”* Il marito, Luca, sbucò dalla cucina con un sorriso strano.

Il fratello minore di Luca era seduto sul divano della cucina, lo sguardo perso nel vuoto. Quello stesso Carlo che, quattro anni prima, aveva abbandonato la famiglia per una ballerina di un locale notturno.

*”Ciao,”* borbottò il cognato, senza nemmeno alzare gli occhi.

*”Mamma, chi è?”* sussurrò la figlia, appena tornata dalla lezione di danza.

*”È tuo zio Carlo, il fratello di papà,”* rispose Vittoria, cercando di mantenere la calma. *”Non puoi ricordartelo. Eri troppo piccola quando se nè andato.”*

*”Ma perché è così strano?”* chiese Alice, abbassando la voce.

*”Vai in camera, tesoro. Ne parleremo dopo.”*

Vittoria si chiuse in bagno e accese lacqua. Aveva bisogno di un attimo per riprendersi. Nello specchio, un volto stanco la fissava. Si passò una mano tra i capelli: le radici andavano ritoccate, ma ora aveva altro a cui pensare.

Quattro anni prima, quando Carlo se nera andato, Luca aveva sofferto come un cane. Per un mese non aveva parlato con i genitori, incolpandoli di aver allontanato il fratello. Poi, sembrava aver accettato tutto, smettendo persino di nominarlo. Ma ora, evidentemente, le cose erano cambiate.

Luca entrò in camera dopo di lei, esitò un attimo, poi disse piano:

*”Restera da noi. È necessario. Almeno per un po. Ha bisogno di aiuto. È finita male con quella donna. Non può tornare dai genitori.”*

*”E hai deciso da solo? Senza nemmeno chiedermelo? Senza parlarne con me?”* Vittoria si voltò verso di lui. *”Non ti sembra un po troppo?”*

*”Cosa cera da discutere? È mio fratello, non ha dove andare.”*

*”Luca, abbiamo una figlia adolescente. Hai visto in che stato è? Pensi sia normale che lo veda ogni giorno in quelle condizioni?”*

*”Proprio per questo ha bisogno di noi. La famiglia è importante!”* Luca la fissò negli occhi per la prima volta quella sera. *”Non posso abbandonarlo. È impossibile!”*

*”E quanto durerà questa situazione?”*

*”Quanto servirà. Deve riprendersi.”*

*”E Alice? Hai pensato a lei? È in unetà delicata…”*

*”Basta!”* Luca alzò la voce, cosa che non aveva mai fatto prima. *”È mio fratello. Il mio fratello minore. Non lo lascerò solo.”*

Vittoria aprì la bocca per replicare, ma si bloccò. Qualcosa nella sua voce la fece desistere. In quattordici anni insieme, non laveva mai sentito così duro.

*”Va bene,”* mormorò, voltandosi verso la finestra. *”Ma digli di non bere in casa. E che trovi un lavoro.”*

Luca non rispose e uscì in silenzio. Attraverso la parete, Vittoria sentì i suoi sussurri con Carlo in cucina. Molto bassi. Per non farsi sentire.

Era passata la mezzanotte quando finalmente tutto tacque. Vittoria giaceva sveglia, ascoltando i passi nel corridoio. Luca tardò a coricarsi, sistemando probabilmente il fratello in salotto.

*”Andrà tutto bene,”* sussurrò lui, infilandosi sotto le coperte. Ma lei non ne era più così sicura.

***

La mattina iniziò con lodore di alcol in cucina. Vittoria preparò la colazione per Alice, ignorando le bottiglie vuote e il posacenere sporco.

In un mese, si era quasi abituata a vedere la loro cucina trasformarsi in unosteria per due.

*”Mamma, vado a scuola,”* Alice scivolò via dal divano dove lo zio russava, stringendo lo zaino al petto. Ultimamente, la ragazza evitava di stare in casa, passando il tempo tra attività extrascolastiche e amiche.

Vittoria la guardò uscire di fretta e sentì la rabbia ribollirle dentro.

Quell”ospite temporaneo” in un mese aveva distrutto tutto ciò che avevano costruito in anni: le serate in famiglia, le cene insieme, le confidenze con Alice.

*”Buongiorno,”* Luca entrò in cucina già vestito. *”Cè caffè?”*

*”Quello di ieri,”* rispose lei, accennando alla moka. *”Dobbiamo parlare.”*

*”Non ora, sono in ritardo,”* lui afferrò la tazzina e fece una smorfia per il caffè freddo.

*”Quando, Luca? Sei sempre di fretta. E la sera stai con tuo fratello.”*

Lui si fermò sulla soglia:

*”Cosa vuoi dire?”*

*”Che bisogna decidere. Non possiamo mantenerlo per sempre. Non è giusto!”*

*”È depresso, Vittoria. Lo vedi che è a pezzi.”*

*”E noi? Non siamo a pezzi? Alice non vuole più tornare a casa. Io trovo ogni giorno questo caos. Tu…”*

*”Io cosa?”*

*”Sei cambiato. Come se non ti riconoscessi più.”*

Luca posò la tazzina:

*”Sentiamo stasera. Con calma.”*

*”No. Ora!”* Vittoria gli sbarrò la strada. *”Voglio che Carlo se ne vada entro una settimana. Che si trovi un lavoro, un affitto. Quel che vuole! Ma non a nostre spese!”*

*”Dici sul serio?”* lo sguardo di Luca si fece duro. *”Vuoi buttare mio fratello in strada?”*

*”Voglio smetterla di fare lalbergo! Non fa nemmeno uno sforzo!”*

*”Gli serve tempo! È ovvio!”*

*”Quanto? Un mese? Un anno? Una vita?”* Vittoria stava quasi urlando. *”Capisci cosa sta succedendo alla nostra famiglia? O non ti interessa?”*

*”E tu capisci che lui è la mia famiglia? Non lo abbandonerò, come hanno fatto i nostri genitori. Neanche se lo pretendi!”*

*”Quindi hai scelto?”* le lacrime le rigarono il viso.

*”Non è una scelta, Vittoria. È un dovere. Ma tu non vuoi capirlo.”*

Luca uscì, chiudendo con delicatezza la porta. Dal salotto, il russare di Carlo. Vittoria si lasciò cadere su una sedia, fissando il caffè freddo nella tazzina del marito.

Una volta, Luca non sarebbe mai uscito senza un bacio.

***

Per quasi una settimana, non si parlarono.

Vittoria usciva presto, tornava tardi. Luca fingeva di non accorgersene, passando le

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O accogli mio fratello nel tuo appartamento, o fai le valigie e vattene via di qui!” sbottò lui.