O me o lei: il dramma della scelta

In un paesino affacciato sul Po, dove il vento porta con sé i profumi del fiume, Cecilia e Matteo stavano insieme da ben sei lunghissimi anni. Ma Matteo non sembrava avere fretta di mettere la fede al dito della sua amata. Lui viveva comodamente con i genitori in una casa accogliente, mentre Cecilia affittava un bilocale nel centro storico. Per lui era perfetto: gli incontri seguivano i suoi orari, le serate trascorse nella sua compagnia, e poi via, a casa, tra le comodità di sempre.

Cecilia, invece, sognava un matrimonio e un nido tutto loro, dove iniziare una nuova vita insieme. Sapeva che comprare casa sarebbe toccato a lei, e così risparmiava con dedizione per l’anticipo del mutuo. Ma il suo cuore faceva domande scomode: perché Matteo, nonostante i suoi mille indizi, non accennava mai al futuro? Lui sembrava amarla, è vero, ma quell’incertezza le stringeva il cuore sempre più forte. Decise di mettere fine ai dubbi.

“Non sono pronto per il matrimonio, ho bisogno di tempo per pensarci”, borbottò Matteo, evitando il suo sguardo, già con la giacca in mano per scappare.

Cecilia sentì il terreno mancarle sotto i piedi. Le guance le bruciavano di vergogna, ma il cuore faceva ancora più male. Come aveva fatto a non capire? Era ovvio: non voleva una vita con lei. Eppure, la speranza, quella perfida compagna, l’aveva illusa fino all’ultimo.

Passò una settimana di silenzio assordante. Matteo sparì: niente chiamate, niente risposte ai suoi messaggi. Cecilia, dopo un uragano di lacrime e rabbia, decise che era ora di asciugarsi gli occhi. Si concentrò sul suo sogno: un appartamento tutto suo. Ormai aveva messo da parte abbastanza per l’anticipo, e quel traguardo divenne la sua ancora di salvezza, l’unico modo per non pensare al tradimento.

Tre mesi dopo, Cecilia era la fiera proprietaria di un grazioso bilocale in periferia. Trovare casa, firmare documenti e districarsi tra le pratiche bancarie l’avevano finalmente liberata dal ricordo di Matteo. Per la prima volta, si sentiva davvero padrona della sua vita.

La prima sera nella nuova casa, Cecilia andò al negozietto sotto casa per fare la spesa. In una stradina stretta, un micio minuscolo le si avvicinò, con occhioni affamati e spaventati che le trafissero l’anima. Non aveva mai pensato a un animale domestico, ma quel batuffolo tremante le ricordava troppo se stessa solo pochi mesi prima: persa e indifesa.

“Prendilo, ragazza, sennò i cani randagi di qui lo faranno fuori”, disse una signora anziana passando.

Il cuore di Cecilia si strinse. Senza pensarci due volte, raccolse il gattino. Ora che comandava sulla sua vita, poteva scegliere. E così entrò nella sua casa Pallina, un batuffolo di peluria che la guardava con un’adorazione infinita e aveva bisogno solo di lei.

Passarono sei mesi. La vita di Cecilia si era sistemata, quando all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, tornò Matteo. Arrivò con fiori e discorsi su un nuovo inizio. Lei, pur ricordando il dolore, gli diede un’altra possibilità. Lui cominciò a parlare di convivenza, e nel suo cuore si riaccese una timida speranza.

Infine arrivò il giorno tanto atteso: Matteo, in ginocchio, le chiese di sposarlo. Cecilia era al settimo cielo, con le lacrime che le annebbiavano la vista. Ma le sue parole successive le spezzarono il cuore.

“Però Pallina deve andarsene. Ho l’allergia da sempre e poi… i gatti proprio non li sopporto.”

Cecilia si gelò. Il mondo le crollò addosso. Dopo tutto quel dolore, ora che la felicità sembrava così vicina, lui le faceva un ultimatum.

“Se non vuoi buttarla via, possiamo darla a qualcuno o… sopprimerla”, aggiunse Matteo, scambiando il suo silenzio per indecisione.

“Ma sei fuori?!”, la voce di Cecilia tremava per la rabbia. “È un essere vivente! È la mia famiglia!”

“Famiglia?”, ridacchiò lui, cercando di smussare il tono. “È solo un gatto, Ceci. Scegli: o lei o io.”

Le lacrime le rigarono il viso. Matteo cercò di asciugarle, ma Cecilia guardò solo Pallina, che dal suo angolo la fissava con uno sguardo che sembrava dire: “So che farai la cosa giusta”. Si scostò bruscamente.

“Scelgo Pallina”, disse con fermezza, nonostante la voce le tremasse. “Lei non mi tradisce, non mi dà condizioni e mi ama per come sono. Sono stata stupida a crederti di nuovo. Vattene. Non abbiamo più niente da dirci.”

La porta si chiuse alle spalle di Matteo. Cecilia si lasciò cadere a terra, e Pallina subito saltò in grembo, facendo le fusa. In quel momento, Cecilia capì: aveva fatto l’unica scelta giusta. Le lacrime si asciugarono, e il cuore si riempì di certezza: una nuova vita felice l’attendeva. E Pallina sarebbe stata lì, a ricordarle che l’amore vero non chiede sacrifici.

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