**Diario personale**
Oh, ma chi è questo? rimasi senza parole Lucia, entrando in cucina dallamica.
Là, sotto la luce gialla della lampada, accanto al mobiletto più piccolo, cera un uomo sulla quarantina, un po stempiato, che tagliava il prezzemolo con il coltello largo di Elisa. Con movimenti semplici ma precisi.
“Elisa, questo è Tommaso. Tommaso, questa è Lucia,” borbottò lamica, arrossendo, mentre mi passava una scatoletta di metallo macchiata di zucchero e mi spingeva in fretta verso il corridoio.
“Molto piacere!” riuscii a gridare, cercando di cogliere ogni dettaglio del “nuovo arrivato” con uno sguardo veloce. Ma non cera molto da vedere. Niente che giustificasse la sua presenza improvvisa nel grembiule di Elisa, quello con le ciambelle colorate.
“Tommaso, arrivo,” gridò Elisa verso la cucina prima di chiudere la porta.
E fu allora che, nel corridoio, la afferrai con forza: “Racconta!”
“Ma che cè da raccontare?” cercò di svignarsela, ma poi sospirò. “Dai, andiamo.”
Uscimmo dallappartamento, attraversammo lo stretto disimpegno ed entrammo nel bilocale accanto, quello a scomparti.
A casa mia, lodore di cannella si mescolava al profumo di Dior, e ogni dettaglio, dal pouf bianco vicino alla porta, parlava del mio amore per la casa.
“Non come la mia” pensò sempre Elisa guardandosi intorno, ricordando la carta da parati staccata nel suo corridoio.
“Racconta!” ripetei, decisa. Aggiunsi lo zucchero alla crema nella ciotola, presi la frusta e fissai lamica in attesa.
“E Rinaldo?” provò a deviare Elisa.
“In riunione. Non torna presto. Su, dimmi!”
“Che vuoi che ti dica? Lho visto al mercato. E lho preso.”
“Come?” feci una smorfia.
“Vabbè, stava lì con lerba cipollina. Aveva un cappotto decente, ma sembrava perso. Gli ho chiesto quanto costava. E lui mi ha detto: ‘Posso regalartela?’ Io: ‘Perché mai?’ E lui: ‘Ho deciso che alla prima donna con gli occhi tristi che mi avvicina, regalerò tutto.’ Prendila, dice, lho coltivata io.”
“E tu?”
“Lho presa. Poi, mentre me ne andavo, gli ho chiesto: ‘E chi ti ha detto che ho gli occhi tristi? Non sono affatto tristi!’ Lui mi ha guardato in silenzio Poi ha preso le mie borse e si è messo a camminare accanto a me.”
“E tu?” Dimenticai la frusta in mano e mi grattai la frangetta.
“Camminavo zitta, pensando a cosa fare. Poi ho pensato: ‘Be, è chiaramente un uomo senza legami. Che ci sta.’ Ci siamo conosciuti per strada.”
“Ma dai! Hai portato a casa un uomo così, dal nulla? Hai almeno nascosto i gioielli?”
“Lucia!” si arrabbiò Elisa. “È un radiologo, tra laltro!”
“Ah sì? Hai visto i documenti?”
“Senti, tu stessa mi hai raccontato una volta” si rattristò Elisa. “dellavocado.”
“Che avocado?” rimasi confusa.
Elisa tornò con la mente a quella sera, nella stessa cucina
Lavocado giaceva a fette sottili, un gradiente di verde dalla buccia scura al nocciolo chiaro. Non sapeva mai sceglierlo bene. Al supermercato, passava minuti a esaminarli, premendo la buccia ruvida, cercando di intuirne la consistenza. A volte credeva di aver capito, ma poi il coltello incontrava una resistenza simile a una patata cruda.
Ma quella volta, era perfetto. Lo aveva comprato Lucia, più fortunata in queste cose. Elisa prese una forchetta, assaporò la polpa morbida che quasi si scioglieva in bocca, un sapore fresco con un tocco di nocciola
“Allora mi dicesti che non si giudica un avocado dallaspetto. Né dal tatto. Bisogna sentirlo,” spiegò Elisa, tornando al presente.
“E questo cosa centra con gli uomini?”
“Be, con loro hai sempre avuto fortuna. Come con lavocado Io no.” Abbassò lo sguardo.
“E questo Tommaso, lhai sentito?” Faticai a ricordare il nome e mi chiesi ancora cosa ci trovasse in lui.
“Con lui, è sceso il silenzio. Anche in mezzo alla folla del mercato. Ho pensato: forse va bene così, se è normale?”
“Be, dai. Torna da lui, prima che si preoccupi.”
La spinsi fuori con la scatola dello zucchero e appoggiai lorecchio alla porta. Sentii il clic della serratura. Silenzio.
“Magari” Tornai in cucina e affondai finalmente la frusta nella crema.
Elisa rientrò e trovò Tommaso in corridoio, sempre nel grembiule a ciambelle, su uno sgabello traballante, che incollava un pezzo di carta da parati al muro.
“Scusa, ho trovato la colla in cucina mentre cercavo un vasetto per lerba cipollina. Ho pensato ti dispiace?” Sembrò improvvisamente insicuro, vacillando sullo sgabello.
Elisa gli si avventò contro come una lince, afferrandogli le gambe sconosciute. Sotto i jeans scuri, sentì le ginocchia. Le tastò come fosse un avocado, cercando la consistenza giusta sotto la buccia dura. E con sorpresa pensò: “Mio.”
Tommaso restò immobile, forse per non far cadere la carta, o forse per non rompere qualcosa di fragile ma importante.
Alla fine, staccò le mani dal muro e le accarezzò i capelli leggeri.
“Ti piace lavocado?” chiese allimprovviso Elisa, chiudendo gli occhi.
“Molto!” ammise lui, anche se non laveva mai assaggiato.
In quel momento, sentirono entrambi il lieve fruscio della carta da parati che li avvolgeva, ancora umida di colla. O forse era felicità.





