Ogni giorno con mia suocera: come ha trasformato la mia vita in un inferno

**Ogni giorno con mia suocera: come ha trasformato la mia vita in un inferno**

Nessun giorno senza suocera: come questa donna mi ha rovinato lesistenza

Quando io e Matteo ci siamo sposati, la nostra prima e più saggia decisionealmeno così credevo allepocafu di vivere lontano dai nostri genitori. Lui lavorava come ingegnere in unazienda privata di prestigio, mentre io avevo investito la mia parte della vendita dellappartamento di nonna in un mutuo. Iniziavamo a costruire il nostro nido, sognando tranquillità, dolcezza e una piccola famiglia tutta nostra. Ma chi avrebbe mai immaginato che sua madre si sarebbe installata nelle nostre vite

Fisicamente, non viveva sotto il nostro tetto. Eppure, la percepivo ovunque: in ogni presa elettrica, in ogni armadio, in ogni cucchiaio. Nessuna decisionedallacquisto di un bollitore alle tende, persino un semplice tappetino da bagnosfuggiva al suo controllo.

Se osavo accennare alla necessità di cambiare le tende, sbucava allistante, armi in pugno: raccoglitori, cataloghi e consigli infiniti. Per le feste, scriveva copioni come se stessimo partecipando a un concorso di teatro amatoriale. Una volta avevamo organizzato di passare Capodanno in un rifugio montano con degli amici. Tutto era prenotato, la spesa fatta, i trasporti organizzati. Ma lei inscenò un dramma da far invidia a Eduardo De Filippo. Lacrime, rimproveri, lamentazioni: «Una serata così speciale, e mi abbandonate!» Risultato? Restammo a casa, i soldi buttati, mentre lei criticava gli artisti in TV, seduta in poltrona come unimperatrice.

Quando finalmente rimasi incinta, io e Matteo decidemmo di trasformare la camera degli ospiti in una nursery. Ne parlammo appena Il mattino dopo, era già davanti alla porta, con due operai al seguito e rotoli di carta da parati sotto il braccio. Non ebbi nemmeno il tempo di aprire boccai lavori erano già iniziati. Secondo i suoi piani. I suoi colori. La sua visione. E io, nella mia stessa casa, mi sentivo unintrusa.

Dissi a mio marito cento volte che era troppo, che non mi sentivo più a casa, che volevo scegliere le mie cosedalla carta da parati alla spugna per i piatti. Ma lui ripeteva sempre la stessa frase: «Mamma vuole solo aiutare. Ha buon gusto. Lo fa per amore.» E il mio, allora? I miei desideri? Il mio gusto? Non valgono nulla perché non ho messo al mondo «un figlio così meraviglioso»?

E poi, lapoteosi. Arrivò un giorno annunciando trionfante: «Io e Matteo partiamo per le vacanze. In Grecia. Ho bisogno di staccare, porto tutto il peso sulle spalle.» Io ero lì, al settimo mese di gravidanza, senza parole. Mio marito balbettò che non poteva lasciarla andare da sola. Allora, fui chiara: se partiva con lei, poteva dimenticarsi di avere una moglie.

Il risultato? Irruppe in casa nostra urlando che ero gelosa. Che aveva dato alla luce mio marito e lo aveva cresciuto, mentre io ero solo uningrata. Che non potevo partire perché avevo «una pancia enorme», e ora gli impedivo di riposarsi dopo «questa vita ingrata». Insomma, lei faceva tutto per noi, e noi

Non so più cosa sia giusto o sbagliato. Sono stanca di vivere in tre in un matrimonio di due. Non voglio la guerra, ma non posso neppure accettare questo. Mi sento svanirecome donna, come moglie, come futura madre. Ho paura che, una volta nato il bambino, lei non scelga solo i pannolini, ma anche il nome, la scuola, gli amici

Ragazzi, avete consigli per sopravvivere a una suocera doro? O è una battaglia persa, e devo semplicemente arrendermi, sapendo che sarà sempre lìcome unombra, una voce fuori campo, sempre più forte della mia?

Ditemi tutto. Non so più come combattere questo circo.

*Lamara lezione? A volte, lamore più soffocante non è quello che ti stringe, ma quello che ti ruba la voce.*

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