Oh, che noia!” Stavo per urlare a mia cognata, ma mi sono trattenuta. E ora eccola che torna di nuovo con la valigia per il weekend…

«Santa pazienza!» Stavo per urlarlo alla cognata, ma mi sono trattenuta. E ovviamente, eccola di nuovo con la valigia per il weekend

«Ma mi stai sfiancando!» avrei voluto gridare alla sorella di mio marito. Ho stretto i denti. E lei, come se niente fosse, è riapparsa con il trolley pronto a invadere la mia casa.

Mi chiamo Beatrice, ho trentanove anni. Sono sposata con Luca da dodici e, in teoria, siamo una famiglia solida: nostro figlio cresce, tutto sembra filare liscio. Ma cè un “ma” che mi avvelena lesistenza da anni: sua sorella, Valeria.

Valeria ha otto anni più di Luca. Non si è mai sposata, non ha figli. Vive da sola nella casa di fronte e, diciamocelo, vive anche da noi. Non esagero. Si materializza nel nostro appartamento come unombrasilenziosa, insistente, ogni santo giorno. A volte sospetto che Valeria abbia una scorta infinita di chiavi del nostro palazzo.

Allinizio cercavo di essere educata, perfino gentile. Dopotutto, è la sorella di mio marito, fa parte della famiglia. Pensavo: “Verrà, chiacchiererà, berrà un caffè e se ne andrà.” Invece veniva ogni sera. E nei weekend. E in vacanza con noi. Persino quando avevamo ospiti. Se stavo male, era già lì.

Valeria non conosce confini. Commenta tutto: la mia pasta al dente, come cresco nostro figlio, il modo in cui mi vesto. A volte sono troppo silenziosa, altre rido troppo forte, il mio tiramisù è “troppo liquido” o il salotto è “un campo di battaglia”. Soprattutto, non chiede: pretende. E io ingoio il rospo. Perché detesto i litigi. Perché Luca mi dice: “Bea, fai uno sforzo, è sola, noi siamo tutto ciò che ha.”

Ho pazientato. Ma la pazienza ha un limite.

Valeria fa la commercialista in unazienda privata. Finisce prima di me e ovviamente viene direttamente da noi. Torno a casalei è già sdraiata sul divano, la TV accesa, il gatto Giggino nascosto sotto il letto. Mio figlio incollato al cellulare. E lei, come se fosse a casa sua. La cena laspetta. Oppure sono io che devo aspettare che liberi il bagno. Cena con noi, poi racconta per ore le sue “avventure” con lAgenzia delle Entrate, che nessuno ascolta. Poi se ne va. O meglio, a volteresta a dormire, perché “ha paura dei temporali” o perché “il riscaldamento a casa sua non funziona.”

Quando organizzavamo una gita, Valeria veniva con noi. Non importava se sognavo un weekend romantico. Non importava che Luca mi avesse promesso una fuga al mare per il mio compleanno. Valeria era lì. Nella nostra camera dalbergo. Sotto lo stesso tetto. Tutto pagato da Luca. Eppure, guadagna bene, risparmia, “per i tempi duri”, dice. A quanto pare, il tempo duro sono io.

E la madre di Luca mi considera uningrata. “Valeria non è unestranea, è sola e ha bisogno di voi”, ripete. Capisco che non abbia marito né figli. Ma perché devo sacrificare la mia serenità?

Una volta ho osato dire a Luca:
Basta. Supera ogni limite. È ovunque. È insopportabile!

Lui ha alzato le spalle:
Che vuoi che faccia? È mia sorella

Poi è arrivato il colmo. Siamo andati a teatro, solo noi due. Avevo insistito per quella serata. Unamica teneva nostro figlio. Appena seduti in poltronasquilla il telefono. Valeria.
Dove siete? Perché non mi avete invitata? Volete cancellarmi dalla vostra vita?! urlava dallaltra parte.

Due giorni dopo, è tornata. Con la borsa. La camicia da notte. La sua serie preferita. “Ho il weekend libero, ho deciso di passarlo con voi”, ha annunciato.

Ero in piedi in cucina, le mani strette sul bordo del tavolo. Ho trattenuto lurlo. Sono rimasta in silenzio. Ma qualcosa dentro di me si è rotto.

Non so come dire a Luca che non ce la faccio più. Che ho bisogno di una casa senza un terzo adulto. Senza consigli non richiesti. Senza drammi. Senza Valeria.

E temo che, se nulla cambia, finirò per andarmene. Per riprendere fiato. Perché neanche lamore resiste quando unaltra vita si infila tra te e tuo marito. Troppo rumorosa. Troppo invadente. Troppo estranea.

Oggi ho capito una cosa: non si può costruire la felicità sul silenzio. Bisogna tracciare dei confini, persino con la famiglia. Perché nessuno dovrebbe vivere prigioniero della generosità forzata.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

nineteen + 2 =

Oh, che noia!” Stavo per urlare a mia cognata, ma mi sono trattenuta. E ora eccola che torna di nuovo con la valigia per il weekend…