Lucia e sua suocera sedevano sul vecchio letto, entrambe avvolte in pesanti maglioni per combattere il freddo. Linverno era rigido, e la stufa nella casa di campagna era stata appena accesa.
“Non ti preoccupare, mamma. Andrà tutto bene. Non moriremo di fame. Ora ti do le medicine.”
Lucia cercava di calmare la donna, anche se, in verità, non era sua madre, ma la suoceraanzi, quasi ex-suocera.
…Era successo che vivevano insieme in tre: la madre, il figlio, e sua moglie Lucia.
Lucia si era sposata tardi, a trentanni. Era la seconda moglie di Davide. Non aveva distrutto un matrimonio, perché quando avevano cominciato a frequentarsi, lui era già divorziato.
A suocera, Maria Grazia, era piaciuta subito. E anche Lucia si era affezionata a lei: gentile, premurosa, capace di un abbraccio e di una parola di conforto. Lucia aveva perso i genitori da giovane e si era ritrovata sola. In Maria Grazia aveva trovato una madre.
“Avete fatto un patto,” diceva Davide di loro.
Cinque anni di matrimonio erano volati. Poi Davide era diventato aggressivo, violento. Gridava contro Lucia, contro sua madre. La causa era unamante. Tornava tardi, ubriaco.
Una sera annunciò che avrebbe chiesto il divorzio. Le diede due giorni per andarsene. Lucia non fece nemmeno in tempo a preparare le valigie che arrivò laltra donna, trafelata e carica di bagagli.
Forse laveva fatto apposta per umiliarla. Ma non ci riuscì. Era una bionda slanciata, con labbra carnose e ciglia finte così lunghe che sembravano ventagli.
Lucia non poté trattenere una risata.
“Mi hai scambiato per questo pupazzo con le ciglia da mucca? Beh, buona fortuna. Io non ti rimpiangerò.”
“Almeno lei sa divertirsi. Voi due siete due vecchie, due galline.”
“Insultami pure, ma perché offendere tua madre?”
“Davì, ma tua madre resta con noi?” cinguettò la bionda, battendo quelle ciglia ridicole. “Che se la porti via. Perché dovremmo tenere tua madre? Davì…”
“Sì, mamma, è ora che te ne vai. Hai vissuto abbastanza sotto il mio tetto.”
“Dove dovrei andare? Ti ho dato tutti i soldi della vendita del mio appartamento per costruire questa casa!” Maria Grazia si strinse il petto.
“Basta con i drammi. Resta pure, ma non uscire dalla tua stanza. Ora qui comanda Albina.”
“Davì, falla andare via, entrambe.”
“È mia madre!”
“Tua madre? Vuoi che io abbia una suocera così? Oh, Davì…”
Lucia aveva abbastanza di quegli insulti.
“Mamma, vieni con me in campagna?”
“Piuttosto che stare con un figlio del genere e questa…”
“Aspetta. Faccio in fretta.”
“Non dimenticare le medicine, la mia scatola, la borsa.”
Lucia tirò fuori unaltra valigia, riempiendola in fretta: medicinali, documenti, biancheria, vestiti.
“Prendete tutto. Non vogliamo niente di vostro,” intervenne Albina. “Vero, tesoro?”
Davide rimase in silenzio. Non poteva farci niente. Sapeva che sua madre non gli avrebbe mai perdonato. O forse sìdopotutto, era sua madre.
Mezzora dopo, Lucia era già in macchina. Maria Grazia, seduta dietro, asciugava le lacrime senza voltarsi verso la casa.
“Come faremo ora, figliola?”
“Andrà tutto bene. Ho dei risparmi. Con la tua pensione, ce la caveremo. Avremo almeno pane e salame.”
Arrivarono al paese dove Lucia era cresciuta. Per fortuna era ancora giorno. La casa era gelida. Lucia accese la stufa, preparò lacqua per il tè.
“Sei così brava. Sembra che tu abbia sempre vissuto qui.”
“Mio nonno mi ha insegnato tutto. Meno male che abbiamo comprato da mangiare. Non voglio sentire i pettegolezzi della gente.”
Poco a poco, la casa si riscaldò.
“Domani pulirò tutto.”
Bussarono alla porta.
“Sei tornata, vicina? Da quanto mancavi. Ho visto la tua macchina. Perché in pieno inverno? Problemi?”
“Tutto a posto, zio Mario. Ti racconterò unaltra volta. Vieni, prendi un tè con noi.”
“Ero venuto a invitarti. Ma non sei sola?” Notò la donna.
“Lei è Maria Grazia. Questo è Mario Esposito,” lo presentò.
“Se hai bisogno di qualcosa…”
“Per ora no. Grazie.”
Passò una settimana. La casa era pulita, accogliente.
“Sai, Lucia, anchio sono di campagna. Poi mi sono sposata con un cittadino. È morto quando Davide aveva ventitré anni. Ho venduto lappartamento. Mio figlio aveva promesso che sarei rimasta con lui per sempre. E guarda comè finita.”
“Non piangere. So che fa male. Anchio soffro. Magari un giorno avrai dei nipoti.”
“Da quella lì? Dio non voglia. E Mario, vive solo?”
“Sì. Sua moglie annegò, salvando un bambino. È rimasto solo. Non si è mai risposato. Non ha figli. Era amico di mio nonno, anche se più giovane. Ha la tua età.”
Passò un mese. Nessuna notizia da Davide. Nemmeno una chiamata a sua madre. Poi, un giorno, un numero sconosciuto squillò sul telefono di Lucia.
“Lucia…?”
“Sì.”
“Suo marito è morto.”
“Si sbaglia.”
“No, non mi sbaglio. Davide… Era ubriaco. Ha avuto un incidente in macchina. La ragazza con lui è viva, senza un graffio. Venga a riconoscerlo.”
Dio, povera Maria Grazia. Come dirglielo? Zio Mario! Lui lavrebbe aiutata.
“Lucia, cosa è successo? Sei pallida.”
“Mamma, siediti. Davide non cè più.”
Maria Grazia scoppiò in un pianto disperato.
“È colpa mia! Lho abbandonato!”
“Ti ha cacciato lui!”
“Ma io sono sua madre! È la mia punizione.”
“Devo andare a riconoscerlo. Zio Mario resterà con te.”
“Vengo con te.”
“Veniamo tutti,” disse Mario. “Prendiamo la mia macchina. Non si discute.”
Il funerale passò. Lucia e Maria Grazia decisero di andare nella casa di Davide. Ora sarebbe toccato a loro, madre e moglieDavide non aveva fatto in tempo a divorziare, troppo preso dalle feste e dallamante.
Zio Mario le accompagnò ovunque.
“Siete donne. Potreste aver bisogno di aiuto.”
La casa… Comera cambiata in un mese? Vestiti sporchi, piatti ammucchiati, odore di alcool e cibo marcio.
“Mio figlio non era mai così! Cosa le ha fatto quella donna!”
“Cosa ci fate qui? Questa è casa mia, andatevene!” Albina uscì dalla camera da letto, seguita da un uomo mezzo vestito.
“Mostra i documenti della casa!” intervenne Mario.
“Quali documenti? Mio marito è morto! Abbiamo già festeggiato il matrimonio!”
“Non aveva nemmeno divorziato!”
“Ma noi abbiamo anticipato i festeggiamenti! Quindi ora è tutto mio!”
“Basta con queste sciocchezze! Fuori di qui! Cè qualcun altro?”
Luomo scappò. Mario controllò che la ragazza non rubasse nulla.
“Dobbiamo controllare i documenti. Potrebbe esserci un test