**Diario di Luca**
Oggi fa freddo. Seduto accanto a mia suocera, Lucrezia, sul vecchio letto di legno, entrambi avvolti in maglioni pesanti. Linverno è arrivato, e nella casa di campagna abbiamo appena acceso la stufa.
“Non preoccuparti, Lucrezia. Ce la faremo. Non ci mancherà nulla. Ora ti preparo le medicine.”
Cerco di calmarla, anche se tecnicamente non è mia madre, ma la suocera di mio marito. O meglio, lex. Quasi ex.
È così che è andata: vivevamo in treLucrezia, suo figlio Matteo, e io, sua nuora.
Mi sono sposata tardi, a trentanni. Ero già la seconda moglie di Matteo. Non ho distrutto nessun matrimonio: quando ci siamo conosciuti, lui era già divorziato.
A Lucrezia, Maria Luisa, sono piaciuta subito. E io mi sono affezionata a lei. Dolce, premurosa, sapeva ascoltare. Avevo perso i miei genitori da giovane, e in lei ho ritrovato una figura materna.
“Vi siete alleate,” diceva Matteo di noi.
Cinque anni di matrimonio, passati in un batter docchio. Poi Matteo è cambiatoviolento, irascibile. Gridava contro di me, contro sua madre. La ragione? Unamante. Tornava tardi, ubriaco.
Un giorno ha annunciato il divorzio. Ci ha dato due giorni per andarcene. Non avevo ancora fatto le valigie che è arrivata lei, la sua nuova fiamma, con la borsa già pronta.
Forse lha fatto apposta, per umiliarmi. Ma non ci è riuscita. Era una bionda slanciata, labbra carnose e ciglia finte così lunghe che sembravano ali di farfalla.
Non ho trattenuto una risata.
“Mi hai lasciato per questo pupazzo con le ciglia da mucca? Buona fortuna, non ho rimpianti.”
“Almeno lei sa divertirsi. Voi due siete due vecchie noiose,” ha sbottato Matteo.
“Insultami pure, ma tua madre no!”
“Tesoro, la mamma resta con noi?” ha squittito la ragazza, sbatte le ciglia. “Che se la porti via. A che serve qui?”
“Sì, mamma, è ora che te ne vai.”
“Dove vado? Ti ho dato tutti i soldi della vendita del mio appartamento per costruire questa casa!” Lucrezia si è stretta il petto.
“Basta piagnistei. Puoi restare, ma non uscire dalla tua stanza. Ora qui comanda Albina.”
“Tesoro, butta fuori entrambe!”
“È mia madre!”
“Tua madre? E io dovrei sopportare una suocera del genere? Uh tesoro”
Lucrezia ha sospirato, stanca.
“Vieni con me in campagna?” le ho chiesto.
“Piuttosto che stare con un figlio così e quella”
“Prendi le tue cose. Non dimenticare le medicine.”
Ho riempito una valigia in frettavestiti, documenti, la borsa con i suoi gioielli.
“Non vogliamo niente di vostro,” ha detto Albina, tronfia.
Matteo ha assistito in silenzio. Forse sapeva che sua madre non gli avrebbe mai perdonato. O forse sìdopotutto, era sua madre.
Mezzora dopo, ero in macchina. Lucrezia sul sedile posteriore, asciugava le lacrime. Non si è nemmeno voltata verso la casa.
“Come faremo ora?” ha sussurrato.
“Avrò abbastanza risparmi finché non troverò lavoro. E tu hai la pensione. Ce la caveremo.”
Siamo arrivate al villaggio dove sono cresciuta. Fortuna che era ancora giorno. La casa era gelida, ma ho acceso la stufa e preparato il tè.
“Sei brava a sistemare tutto,” ha detto Lucrezia.
“Mio nonno mi ha insegnato. Per fortuna abbiamo fatto la spesa. Non voglio sentire i pettegolezzi del paese.”
Qualcuno ha bussato.
“Sei tornata?” Era zio Enzo, il vicino. “Ho visto la macchina. Tutto bene?”
“Sì, zio Enzo. Questa è Maria Luisa.”
“Se avete bisogno, chiamatemi.”
Una settimana dopo, la casa era pulita e accogliente.
“Sai, sono cresciuta in campagna anchio,” ha confessato Lucrezia. “Poi ho sposato un uomo di città. Mio marito è morto quando Matteo aveva ventanni. Ho venduto lappartamento perché mio figlio mi ha promesso che saremmo rimasti insieme. Guarda come è finita.”
“Non piangere. So che fa male. Ma forse un giorno avrai dei nipoti.”
“Da quella? Dio non voglia. Zio Enzo è sposato?”
“Vedovo. Sua moglie annegò salvando un bambino. Non si è mai risposato. Era amico di mio nonno, anche se più giovane. Ha la tua età.”
Un mese dopo, nessuna notizia da Matteo. Poi, una chiamata.
“Luca?”
“Sì.”
“Suo marito è morto. Incidente dauto, ubriaco. Cera una ragazza con luilei è viva. Venite a riconoscerlo.”
Dio, come dirlo a Lucrezia? Zio Enzo ci ha aiutate.
“Non preoccuparti, mamma. Matteo non cè più.”
Lucrezia ha urlato di dolore. “È colpa mia! Lho abbandonato!”
“Lui ti ha cacciata!”
“Ma io sono sua madre. È la punizione di Dio.”
Al funerale, abbiamo incontrato Albinaancora con quelle ciglia ridicole.
“È casa mia ora!” ha strillato.
“Mostra i documenti,” ha detto zio Enzo.
“Che documenti? Eravamo sposati!”
“Non ha mai divorziato!”
Abbiamo cambiato le serrature, buttato via le sue cose.
“Mi mancherete,” ha detto zio Enzo.
“Torneremo. E tu vieni a trovarci.”
Lho visto guardare Lucrezia in un modo particolare.
“Ti piace, vero?” ho sorriso.
“Ma va!” si è imbarazzato.
Un anno dopo, Lucrezia e Enzo si sono sposati. Io non ho più trovato un uomo, ma ho adottato due fratellininon potevo separarli.
**La lezione?** La famiglia non è solo quella in cui nasci. A volte, la trovi dove meno te laspetti.





