Ombra di sospetti sull’orizzonte del rifugio

**Ombre di sospetto nell’aria della villa**

Seduto nella mia comoda casa nella periferia di Firenze, sfogliavo un vecchio taccuino alla ricerca del numero della vicina di casa, Giulia. Finalmente trovai i numeri desiderati e composi il numero. «Giulia, ciao, cara!» iniziai calorosamente. «Sono Marco, il tuo vicino della villa. Volevo chiederti, come fai a coltivare i ravanelli? I tuoi sono sempre così succosi, mentre i miei non vengono mai bene.» «Niente di complicato,» rispose Giulia con una lieve stanchezza nella voce. «Li metto a bagno per un giorno o due, poi li semino. Verrò tra qualche giorno a piantarli. Per ora sono ancora in città.» «In città?!» esclamai, la mia voce tremante per la sorpresa. «E allora con chi è venuto il tuo Luca alla villa?» Giulia si bloccò, il respiro divenne pesante. Senza dire una parola, riagganciò, chiamò un taxi e corse verso la villa. Entrata in casa, rimase di sasso per ciò che vide.

Giulia era fuori di sé dalla rabbia. Il suo volto era incandescente, gli occhi lanciavano saette. Se suo marito Luca, che credeva a lavoro, l’avesse vista in quel momento, non avrebbe riconosciuto la sua dolce Giulia, che quella mattina, salutandolo, gli aveva aggiustato con affetto il colletto della camicia e baciato sulla guancia. Ma Luca non vedeva nulla. Era di ottimo umore, anticipando la serata del venerdì: polpette profumate con purè di patate, che Giulia preparava divinamente, sottaceti fatti in casa e pomodori dell’orto, e dal frigo una bottiglia fresca, perché il giorno dopo era sabato e non c’era lavoro. Luca non aveva idea della tempesta che stava per scatenarsi sulla sua testa.

Tutto era iniziato con quella telefonata di Marco, il vicino della villa. Marco, pensionato, viveva in un appartamento spazioso con la figlia, il genero e i nipoti. Ma appena arrivava la primavera, lo trasportavano in villa, dove rimaneva fino al tardo autunno. I parenti venivano solo nei weekend per fare barbecue, e nei giorni feriali Marco si annoiava da solo, passando il tempo davanti alla televisione. Per questo ogni accenno di novità nel villaggio suscitava in lui un interesse bruciante.

Quella mattina, verso le dieci, Marco uscì sulla veranda della sua casa, osservò i dintorni e improvvisamente notò che il cancello della villa accanto si apriva, e un’auto entrava nel cortile. Marco non capiva molto di marche di auto, ma era sicuro: era l’auto di Luca, il marito di Giulia. Invece di parcheggiare vicino al cancello, però, l’auto proseguì e scomparve dietro ai cespugli di lamponi. «Capisco,» pensò Marco, socchiudendo gli occhi. «Non vuole farsi vedere. Che furbacchione, questo Luca!»

Fu distratto dalla chiamata di un amico e non vide che dall’auto erano scesi due persone – un uomo e una donna, che Marco immediatamente etichettò come “l’amante”. Tornato sulla veranda, riprese l’osservazione. Dopo mezz’ora, la sua pazienza fu premiata: dalla villa uscì una giovane donna in un completo sportivo verde acceso. Aprendo le braccia, esclamò: «Avevi ragione, qui è fantastico! L’aria è così pulita e c’è un caldo piacevole!» Non era certo Giulia – una sconosciuta sui ventisette anni, una bruna snella con i capelli lunghi. «Però, Luca!» pensò Marco tra sé. «Quasi cinquant’anni, e si è trovato una bella ragazza così!» La donna fu chiamata da una voce maschile e sparì in casa.

Marco, senza perdere tempo, afferrò il taccuino e chiamò Giulia. «Giulia, ciao, cara!» iniziò con falsa nonchalance. «Sono Marco, dalla villa. Volevo chiederti dei ravanelli – come li pianti? I tuoi vengono sempre perfetti.» «Niente di speciale,» rispose Giulia. «Li metto a bagno, poi li semino. Verrò a maggio – inizierò. Sono ancora in città.» «In città?» Marco fece una pausa drammatica. «Allora con chi è venuto Luca alla villa?» «Quando è venuto?» la voce di Giulia tremò. «Un’ora e mezza fa. E ha nascosto l’auto dietro i lamponi – dalla veranda vedo solo il tet«E poi ha parcheggiato dietro i lamponi: dalla veranda vedo solo il tetto.»

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