Diario – Ombre del passato: un dramma sulla soglia di casa
Camminando in punta di piedi, Matteo varcò la soglia del loro appartamento in un vecchio palazzo alla periferia di Firenze.
“Finalmente, stavo iniziando a preoccuparmi,” la voce di Silvia, sua moglie, arrivò dalla cucina, dolce ma velata d’ansia. “Non puoi sempre stare fino a tardi in ufficio. Vuoi cenare?”
Matteo annuì in silenzio, sedendosi a tavola. Silvia scaldò con gesti sicuri le polpette con il purè, riempiendo la cucina di un profumo familiare.
“Amore, tutto bene? Sembri distante,” chiese premurosa, osservandolo con attenzione.
“Sì, tutto a posto,” rispose evasivo, giocherellando con il bordo della tovaglia. “È che… dobbiamo parlare.”
“Dimmi,” sussurrò lei, sedendosi di fronte a lui con calma ma determinazione.
“Ho conosciuto un’altra donna,” sbottò lui, chiudendo gli occhi come per proteggersi da un colpo. Non riusciva neppure a immaginare la reazione di Silvia.
***
Poche ore prima, mentre Matteo si preparava a uscire, Ginevra si era stretta a lui con un abbraccio che sembrava non voler finire. La sua voce era suadente, quasi supplichevole:
“Tesoro, lo farai stasera? Come hai promesso…”
“Non so,” borbottò lui, ricambiando goffamente l’abbraccio. “Ma proverò…”
“Ti prego, fallo,” sussurrò lei, gli occhi brillanti nel chiarore del lampione. “Prima o poi dovrai farlo comunque…”
Lo baciò, trascinandolo di nuovo nella camera da letto, dove il tempo sembrava fermarsi.
***
Un’ora dopo, Matteo percorreva le strade buie del quartiere, il cuore stretto dalla paura. Come dirlo a Silvia? Come guardare negli occhi la donna che per quindici anni era stata la sua roccia? Come spiegare che lui, un uomo fatto, si era innamorato come un ragazzino? Soprattutto: come giustificare che stesse per distruggere la loro famiglia?
Davanti a sé vide i volti dei loro figli, Leonardo e Francesco. Gemelli, il loro orgoglio. I loro occhi castani identici, pieni di fiducia, lo fissavano con rimprovero, come se già sapessero del suo tradimento. Matteo scosse la testa per scacciare l’immagine.
Quanto li avevano desiderati, quei bambini! Quando avevano scoperto che sarebbero stati gemelli, all’inizio si erano sentiti sopraffatti. Ma Silvia si era rivelata una maga. Riusciva a distinguerli a colpo d’occhio, a tenere in ordine la casa e a crescere i figli senza mai lamentarsi. Li aveva allattati fino all’anno, senza chiedere più aiuto del necessario.
Dopo il lavoro, Matteo trovava sempre la cena pronta, il sorriso di Silvia e le risate felici dei figli. Lei sapeva calmare i loro capricci e crescerli con disciplina ma senza opprimerli. Insegnava loro a rispettare il padre, facendo in modo che lo vedessero come un esempio. E funzionava: Leonardo e Francesco lo adoravano.
I ragazzi erano cresciuti bene: a tredici anni erano già indipendenti, bravi a scuola, appassionati di calcio. Silvia conosceva tutti i loro amici: nomi, case, passioni. La loro casa era sempre aperta, e i gemelli portavano volentieri i compagni a giocare. Una volta a Matteo dava fastidio il chiasso, ma Silvia era stata chiara:
“I nostri figli devono saper fare amicizia. E io voglio sapere con chi. È importante, Matteo. Accettalo.”
Aveva ragione. Come sempre. I bambini crescevano, e la loro casa restava un nido caldo in cui tutti si sentivano amati.
Ma ora… Ginevra sarebbe mai entrata a far parte di quella vita? I gemelli l’avrebbero accettata? Un brivido gli corse lungo la schiena. Come avrebbero potuto amare una donna per cui il padre avesse abbandonato la madre? Adoravano Silvia. Per loro sarebbe stato un tradimento – e avrebbero avuto ragione.
Silvia non meritava questo. Per quindici anni era stata una moglie perfetta, un’amica fedele, una madre premurosa. Matteo era stato felice con lei… fino all’arrivo di Ginevra.
Ginevra, giovane, vivace, con una luce negli occhi che gli aveva riacceso un sentimento sopito. Si era innamorato come un adolescente. Lei riempiva i suoi pensieri, il suo cuore, facendogli dimenticare l’età, la famiglia, il dovere. Dopo una settimana non riusciva più a pensare ad altro. Voleva solo stringerla, perdersi nel suo sorriso.
Era colpa sua? L’amore è una tempesta a cui non ci si può opporre. Ma Silvia l’avrebbe capito? Avrebbe fatto scenate? Ma no… non era nel suo carattere. Era sempre stata equilibrata, saggia. Ma cosa sarebbe successo dopo le sue parole? Il divorzio? Ginevra gli aveva già detto chiaramente che voleva che lui andasse a vivere con lei.
Matteo si fermò davanti al portone, sedendosi pesantemente sulla panchina. Le gambe non lo reggevano. Entrare in casa era insopportabile.
***
Intanto Silvia, dopo aver messo a letto i bambini, se ne stava alla finestra a guardare la strada buia. Lo sapeva già da tempo. Sapeva che quella sera si sarebbe deciso a parlare. Aveva sperato che fosse solo un’avventura, ma no, le cose si erano complicate.
“Poverino, ha paura di venire a casa,” pensò. “Si tormenta, cerca le parole. Hai paura, Matteo? Ti capisco. Non immagini neppure che io lo sappia già. Mi sono preparata a questo discorso, anche se non volevo cominciarlo io. Quindici anni insieme, due figli… Sei sempre stato onesto, non mi hai mai dato dubbi. E ora… ti sei innamorato. Succede. Ma perché ci sei finito dentro così? Credi che lei possa sostituirci? Ti sbagli. Tra qualche mese ti mancheremo. Ma se hai deciso, parlane. Io sono pronta.”
***
La porta cigolò piano. Matteo entrò cercando di non fare rumore, sperando che tutti dormissero.
“Finalmente, stavo iniziando a preoccuparmi,” disse Silvia dalla cucina. “Vuoi cenare?”
Lui annuì, sentendo svanire la speranza di rimandare. Silvia gli mise davanti un piatto di polpette e purè. Mangiò meccanicamente, il sapore impercettibile, mentre nella testa risuonava la voce di Ginevra: “Lo farai stasera?”
Finita la cena, si spostò in salotto, accese la TV ma fissò il vuoto. Le mani gli tremavano. Silvia, sparecchiata la tavola, si sedAccanto a lui e, senza dire una parola, gli prese la mano, aspettando che trovasse il coraggio di guardarla negli occhi.