Ombre del passato: un giro inatteso del destino

**Ombre del Passato: Un Inaspettato Colpo di Scena**

Elisabetta Rossi sedeva in cucina, guardando fuori dalla finestra con il cuore pesante. Il suo unico figlio, Alessandro, si era dimenticato dell’anniversario di matrimonio dei genitori e non aveva nemmeno chiamato. Le lacrime le rigavano il viso mentre rifletteva su come trascorrere quella triste giornata. All’improvviso, il telefono squillò. *”Finalmente! Ho avuto torto a dubitare di lui”*, pensò Elisabetta, affrettandosi verso l’apparecchio. Ma quando sollevò la cornetta, si bloccò sentendo la voce della nuora. *”Elisabetta, ho qualcosa da dirle”*, disse decisa Federica, senza lasciarle spazio per parlare, e le fece una proposta che la lasciò senza fiato.

*”Come è possibile? Avete venduto senza il mio consenso?”* esclamò Elisabetta, incapace di trattenere la rabbia. *”Alessandro, come hai potuto? Non me l’aspettavo da te!”*

*”Mamma, perché ti arrabbi così? È successo tutto in fretta. Un acquirente si è presentato subito e noi avevamo bisogno di soldi. Sai che Federica sta aprendo la sua attività. Dovevamo forse aspettare il tuo ritorno dalla casa di cura per chiederti il permesso sulla villa?”* ribatté Alessandro, irritato.

*”Figlio mio, quella casa è piena di ricordi!* – continuò Elisabetta con dolore. – *Anche tu hai dei legami con quel posto. Potevate almeno consultarmi!”*

*”Mamma, ti ho già spiegato tutto”*, sospirò Alessandro, chiudendo la chiamata.

Elisabetta era fuori di sé. Ultimamente si sentiva inutile, abbandonata, quasi un’estranea nella propria famiglia. E incolpava Federica per tutto.

Da quando Federica era entrata nella loro vita, Alessandro era cambiato. Era diventato indifferente ai desideri e ai consigli della madre. La notizia della vendita aveva spezzato il cuore di Elisabetta. Quando suo marito, Vittorio, aveva insistito per regalare al figlio, come dono di nozze, la vecchia villa di famiglia a Lago di Como, lei si era opposta. Ma Vittorio era irremovibile, e alla fine aveva dovuto cedere.

*”Perché ti aggrappi a quella casa?* – diceva Vittorio. – *A noi basta l’appartamento. Loro decideranno se viverci o venderla. Non abbiamo abbastanza soldi per un regalo migliore. È l’unica cosa di valore che abbiamo. Non discutere, ho deciso.”*

E così, dopo cinque anni dal matrimonio, Alessandro aveva annunciato la vendita. Elisabetta era certa che, se Vittorio fosse stato vivo, non avrebbe approvato.

La villa era un gioiello: una casa su due piani con intagli di legno, una veranda spaziosa e due balconi, immersa in un angolo pittoresco affacciato sul lago, circondata da una pineta. Lì, subito dopo il matrimonio, Elisabetta e Vittorio avevano vissuto, e quei giorni erano rimasti i più felici della sua vita. La natura, la tranquillità, i vicini gentili, i prodotti freschi come latte, uova e fragole profumate: tutto sembrava un paradiso. Proprio lì aveva scoperto di aspettare un figlio. Quella casa era intrisa dei suoi ricordi più cari.

Federica, secondo Elisabetta, non aveva mai apprezzato quel dono. Raramente ci andava con Alessandro, e l’idea di passarci la notte o una settimana era fuori discussione. *”Sono una ragazza di città* – dichiarava Federica. – *In campagna ci si annoia, fa caldo, è polverosa, ci sono le zanzare. Io ho bisogno di comfort, dell’aria condizionata!”* diceva, aggiustandosi il perfetto smalto.

Elisabetta continuava a andarci, prima con Vittorio, poi da sola dopo la sua morte. Nel cuore, considerava quella casa sua, sperando che un giorno Alessandro gliel’avrebbe restituita per vivere in pace. A volte invitava l’amica Gabriella, e passavano le giornate lontane dal caos cittadino.

*”Hai una bellissima villa, Elisabetta* – diceva Gabriella. – *Se la vendessi, potresti ricavare un bel gruzzoletto. Case così sono molto richieste, e poi il posto è incantevole.”*

*”Non la venderemo mai* – rispondeva Elisabetta. – *Qui sto benissimo. È un ricordo dei genitori di Vittorio.”* Sognava di viverci, ospitare amici, magari affittare una parte per integrare la sua modesta pensione.

Federica, laureata in economia, dopo la maternità non era tornata a lavorare come contabile in palestra. *”Non ho intenzione di lavorare per quattro soldi* – diceva. – *È umiliante.”* Alessandro, ingegnere in fabbrica, la supportava: *”Stai a casa con Matteo, il mio stipendio basta.”*

Ma Federica si annoiava. Il figlio era cresciuto e decise di aprire un salone di bellezza. *”Ho un’idea!* – annunciò ad Alessandro. – *Vendiamo la villa e compriamo un locale per il salone. Ne ho già trovato uno, il prezzo è ottimo.”*

*”Sei sicura di farcela?* – dubitava Alessandro. – *Non hai mai gestito un’attività.”*

*”Certo!* – rispose convinta. – *Assumerò personale e ho le competenze giuste. Dobbiamo solo vendere subito la casa.”*

*”Mi dispiace per la villa* – obiettò Alessandro. – *È un pezzo di storia della nostra famiglia. Forse potremmo chiedere un prestito?”*

*”Niente prestiti!* – tagliò corto Federica. – *Quella villa vale molto, ci basterà per tutto. Una vecchia casa, che senso ha tenerla? Se non la vendiamo ora, perderà valore. Un giorno esproprieranno il terreno per nuove costruzioni, e basta.”*

Le sue argomentazioni, come sempre, erano convincenti. *”Mamma si arrabbierà”*, sospirò Alessandro.

*”Non importa, ha il suo appartamento* – replicò Federica. – *Se vuole un pezzo di terra, può affittare un orto. La villa è nostra, non sua.”*

Alessandro prese un furgone per trasportare i mobili e gli oggetti della madre. Elisabetta era in quel periodo in una casa di cura – la vacanza gliel’avevano regalata il figlio e la nuora per il suo compleanno. Al ritorno, scoprì che la villa era stata venduta, e i suoi sogni di vivere in quel paradiso svanirono.

Elisabetta iniziò a odiare ancora di più Federica. *”Lei ha orchestrato tutto, ha convinto Alessandro”*, pensava, lamentandosi con Gabriella: *”Vendere la casa di famiglia per un salone di bellezza! Come si fa a paragonarle?”*

*”La villa non rendeva* – sospirò Gabriella. – *Il salone invece porterà soldi. Oggi tutto si misura in guadagni. Peccato, però, che bei momenti passati lì.”*

Elisabetta andava raramente a trovare il figlio. Le faceva male sentire Federica vantarsi del successo del salone: le clienti prenotavano con mesi di anticipo, tutte entusiaste. *”Una cliente mi ha proposto di aprirne altri due* – raccontava orgogliosa. – *Dice che ho talento e fiuto per gli affari.”*

*”Una veggente, proprio”*, commentò sarcastica Elisabetta, arrivata per il compleanno del nipote Matteo.

*”Non scherzi* – replicò Federica. – *È una persona influente, mi aiuterà con i locali.”*

*”Tutto gira intorno ai soldi, ovviamente* – insisté Elisabetta. – *Niente è più sacro. Avete venduto la memoria di questa famiglia.”Elisabetta sorrise mentre ripensava a come la vita avesse preso una piega inaspettata, trovando nella nuova avventura lavorativa non solo una passione, ma anche un modo per riconciliarsi con il passato e abbracciare il futuro con serenità.

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