Ombre del Tradimento

La Sera dell’Inganno

L’autunno avvolgeva Milano in una luce dorata, mentre le foglie danzavano sul selciato, creando un’illusione di pace. Andrea, avvolto in un cappotto scuro, stringeva tra le mani un mazzo di gigli bianchi, aspettando davanti al portone dell’appartamento della sua amata Beatrice. Quel giorno era speciale: avrebbero finalmente incontrato i suoi genitori. Il cuore gli batteva forte al pensiero di presentare Beatrice a sua madre e suo padre, immaginando le risate durante la cena. Ma il destino gli preparava un colpo difficile da digerire.

La porta cigolò e apparve Beatrice. Il suo aspetto era lontano da quello che si aspettava: invece di un vestito elegante, indossava una tuta consumata, i capelli raccolti in fretta e il viso senza trucco. Sembrava non avere alcuna intenzione di uscire.

“Non servono i gigli,” disse freddamente, respingendo il mazzo. “Andrea, non voglio mentirti. C’è un altro. È più maturo, di successo, può darmi tutto ciò che sogno. Sei un bravo ragazzo, ma… non siamo fatti l’uno per l’altro. Mi dispiace.”

Le sue parole, affilate come lame, lo trafissero. Andrea non rispose. Non discusse, non chiese spiegazioni. Il mazzo di fiori, che un attimo prima simboleggiava il suo amore, finì nel cestino. E con esso, sembrarono frantumarsi tutti i suoi sogni. Se ne andò, sentendo un dolore sordo crescergli nel petto.

Il bar “Gelsomino” lo accolse con il calore e l’aroma del caffè appena fatto. Era il loro posto, dove avevano trascorso serate a ridere e a sognare il futuro. Ora, ogni dettaglio gli ricordava il tradimento. Andrea si sedette al tavolo vicino alla finestra, ordinò un espresso e si perse nei suoi pensieri. Come aveva potuto? Perché non glielo aveva detto prima? Perché proprio quel giorno, quando avrebbe dovuto presentarla alla sua famiglia?

A casa lo aspettavano i genitori. Sua madre avrebbe già preparato la tavola, sistemato i piatti buoni, pronta a conoscere “la ragazza perfetta” del figlio. Andrea provava vergogna all’idea di dover spiegare la verità. Non meritavano una delusione così. La musica jazz che usciva dalle casse aumentava la sua malinconia. Ripensò a come Beatrice si era allontanata ultimamente, ai gioielli costosi che giustificava con “bonus”. Com’era potuto essere così cieco?

All’improvviso, notò il tavolo di fronte. Una ragazza con i capelli castani raccolti in una coda disordinata fissava il vuoto fuori dalla finestra, gli occhi lucidi come se cercasse risposte nel buio. Andrea pensò: “Che giornata… Tutti con il cuore spezzato?”

Finì il caffè e si avviò verso l’uscita. Passandole accanto, urtò per sbaglio la sua borsa.

“Scusa, io non—”

“Non importa, sembra la giornata degli scusi,” rispose lei, forzando un sorriso. La sua voce, dolce e tremula, lo fermò.

Andrea non sapeva perché le avesse parlato. Forse perché i suoi occhi tristi riflettevano il suo stesso dolore. Si chiamava Giulia. Gli raccontò che il suo fidanzato, con cui sognava il matrimonio, l’aveva lasciata dicendole: “Sei troppo normale per me.”

“Credevo che la normalità fosse sincerità,” sospirò, sistemandosi una ciocca di capelli. “Ma a lui serviva una bambola, non me.”

Giulia parlava come se si sfogasse, e Andrea sentì che le sue parole risuonavano con la sua storia. Le confidò il suo dolore, e tra loro nacque una conversazione facile, ma piena di complicità. Con una sconosciuta, per qualche ragione, era più semplice aprirsi.

All’improvviso, squillò il telefono. Sua madre.

“Andrea, dove sei? Vi aspettiamo! La minestra si raffredda!” La sua voce tremava d’impazienza.

Andrea immaginò la sua agitazione in cucina e capì che non poteva deluderla.

“Arrivo,” rispose, poi guardò Giulia. Un’idea folgorante gli attraversò la mente.

“Fai finta di essere la mia fidanzata. Solo per un’ora. Poi sparirò dalla tua vita.”

Giulia alzò un sopracciglio sorpresa, ma poi scoppiò a ridere.

“Ma sei uno sceneggiatore? Da dove ti vengono queste idee?”

“I miei genitori aspettavano così tanto… Non voglio rattristarli,” spiegò lui.

Lei riflettè, poi annuì.

“Va bene. I tuoi occhi… hanno troppo dolore per dire di no. E poi, oggi siamo nella stessa barca. Ti aiuto. E la cena non va sprecata!”

La strada verso casa dei genitori passò in fretta. Andrea le raccontò tutto: “A noi piace passeggiare lungo i Navigli… Ci siamo conosciuti in una libreria… Sì, Giulia, ma tutti mi chiamano Giuly.” Lei ascoltava attentamente, memorizzando i dettagli come se si preparasse per una recita.

“Sei sicura di mentire?” le chiese davanti alla porta, notando come giocherellava nervosamente con una ciocca.

“Oggi sono stanca della verità,” rispose Giulia, prendendogli il braccio. “E diamoci del tu, siamo una coppia, ricordi?”

La madre, in un vestito elegante, si precipitò ad abbracciare la “fidanzata”. Il padre, solitamente riservato, sorrideva raggiante.

“Finalmente Andrea ci porta una bellezza così! Giulia, racconta, come vi siete conosciuti?”

A tavola, Giulia fiorì. Parlò del suo lavoro in biblioteca, della passione per i vinili e i gatti, rise alle battute del padre. Andrea la guardava incredulo: poche ore prima il suo mondo era crollato, e ora sorrideva ascoltando questa sconosciuta che sembrava così a casa nella sua vita.

I genitori erano incantati. Andrea sentiva un leggero rimorso per la bugia, ma sapeva che alla fine andava tutto bene. Giulia lo aveva conquistato con la sua autenticità e il suo calore. Con Beatrice era stato diverso: lei poneva sempre condizioni, chiedeva di più. Lui aveva cercato di compiacerla, regalandole cose, ma non era mai stato abbastanza per lei.

Accompagnandola a casa, Andrea le chiese il numero.

“Dovrei ringraziarti per avermi salvato. Potrei invitarti da qualche parte?”

“L’ora è scaduta, Cenerentola torna alla realtà,” scherzò lei, ma glielo diede. “Poi vedremo.”

Il loro primo vero appuntamento fu al “Gelsomino”. Poi passeggiate sotto la pioggia, chiacchierate fino all’alba, risate che rimarginarono vecchie ferite. Giulia, con la sua fiducia nel bene, gli aveva restituito la gioia di vivere.

Un giorno, inaspettatamente, incontrarono Beatrice. Era con un nuovo uomo, elegante, in un abito costoso. Vedendo Andrea con Giulia, si irrigidì, e nei suoi occhi balenò un barlume di rimpianto.

“Hai trovato in fretta la mia sostituta!” commentò con sarcasmo.

Andrea strinse la mano di Giulia e rispose:

“Non è una sostituta. È la realtà.”

Certo, tra loro ci furono litigi, perché entrambi avevano ancora paura di fidarsi completamente. Ma avevano tutto il tempo per rafforzare il loro legame. Il destino gli aveva dato una seconda possibilità, e loro la afferrarono come un raggio di sole dopo la tempesta.

Andrea non confessò mai ai genitori che Giulia era stata una “fidanzata per un’ora”. Non importava più. Beatrice era rimasta nel passato, e quel bar dove avevaE quel posto, dove un tempo aveva perso tutto, divenne il luogo dove aveva ritrovato se stesso e l’amore senza condizioni.

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