Ombre della verità: la fine di un amore

Edoardo Bianchi entrò in casa dopo una lunga giornata di lavoro in ufficio alla periferia di Napoli.
“Ciao, sono a casa!” gridò, dirigendosi verso la cucina, dove già aleggiava il profumo del cibo.
“Che occasione speciale?” si stupì, vedendo i piatti accuratamente disposti sul tavolo.
“Nessun motivo,” rispose sua moglie Giulia, ma nella sua voce c’era una strana nota. “Solo che non avevo voglia di cucinare, ho ordinato del sushi.”
“Il sushi mi piace!” si animò Edoardo, togliendosi la giacca.
“Allora siediti, ceniamo,” disse Giulia, ma subito si allontanò dalla cucina.

Un minuto dopo tornò con un foglio di carta in mano e lo porse in silenzio al marito.
“Cos’è?” chiese Edoardo, ma guardando il foglio, si bloccò come fulminato.

***

“Buongiorno, sono il corriere,” risuonò la voce dal citofono, e sullo schermo apparve un giovane in una vivace divisa. “Ieri il pagamento per l’ordine non è andato a buon fine.”

“Si è sbagliato,” rispose tranquilla Giulia. “Io non ho ordinato nulla.”

“Mi scusi, ecco lo scontrino, guardi,” il ragazzo avvicinò alla telecamera un pezzo di carta stropicciato, indicando l’indirizzo. “Ieri ho consegnato di persona. Indirizzo: Via Luna, 12. Un signore ha pagato con la carta, ma il pagamento è stato rifiutato. Ho una copia dello scontrino, dia un’occhiata, per favore.”

Il ragazzo sembrava confuso, si scusò quasi dopo ogni parola. Era chiaro che fosse nuovo – non solo nelle consegne, ma nel lavoro in generale. Giulia strizzò gli scettici gli occhi, aprì la porta e osservò il corriere. Sulle sue spalle magre penzolava uno zaino termico enorme, facendolo sembrare un passero con un carico troppo pesante. Giulia trattenne a stento un sorriso, ma fu distratta dallo scontrino.

Sul pezzo di carta c’era scritto: “Codice errore: 55. PIN errato.”

“Gliel’ho detto, si sbaglia,” ripeté. “Ieri non c’era nessuno in casa, e non abbiamo fatto ordini.”

“Mi dispiace,” arrossì il corriere. “Il pagamento è stato fatto da una ragazza… un’altra signora.”

“Ancora di più,” rise Giulia. “Di sicuro non ero io.”

Il corriere le porse un secondo scontrino, con l’indirizzo e i dettagli dell’ordine. Giulia lo lesse velocemente: cucina giapponese, posate per due, pagamento con carta. Niente di strano, tranne una cosa – Edoardo odiava il sushi. In fondo c’era il nome del cliente: Edoardo.

Giulia sentì il sangue salirle alle tempie. In quella casa viveva solo un uomo – suo marito. Ma una ragazza? Lei, a 43 anni, non rientrava più in quella descrizione. Forse il corriere per educazione chiamava così tutte? Ma qualcosa non tornava.

“Pagherò io,” disse improvvisamente. “Dov’è il terminale?”

Il ragazzo la guardò stupito. Si aspettava lacrime o urla – come faceva sua madre quando scoprì del tradimento di suo padre. Ma Giulia era calma, come se fosse fatta di acciaio. Accompagnando il corriere alla porta, scoppiò a ridere. Le risate si trasformarono in un’isteria, e le lacrime iniziarono a scorrere. Respirò profondamente, si asciugò il viso e prese il telefono.

“Edoardo, ciao, fino a che ora sei in ufficio oggi?” chiese, cercando di sembrare spensierata.

“Ciao. Fino alle sette, a meno che il capo non organizzi la sua adorata riunione,” rispose lui. “Perché?”

“Volevo cenare insieme.”

“Hai cancellato i tuoi impegni?”

“Sì, sarò a casa tutta la sera. Ho pensato che sarebbe bello passare un po’ di tempo insieme.”

“Va bene, ma non so ancora a che ora finisco.”

“Non importa, decideremo più tardi. Non ho voglia di cucinare, ordino qualcosa, d’accordo?”

“D’accordo.”

Giulia riattaccò e aprì l’armadio. Il suo sguardo si posò su un vestito nero con riflessi dorati che aveva indossato all’ultimo party aziendale. “Se festeggiamo, festeggiamo,” pensò con amara ironia.

Tornata nell’ingresso, guardò lo scontrino, prese il telefono e ordinò lo stesso sushi della sera prima, con la nota “posate per due”.

Quella sera, lo stesso corriere, imbarazzatissimo, consegnò l’ordine. Assicuratosi che il pagamento fosse andato a buon fine, se ne andò in fretta, convinto che quella famiglia nascondesse segreti troppo strani.

Un’ora dopo tornò Edoardo. Giulia lo accolse con un sorriso, ma i suoi occhi tradiscevano la tensione. Notò come cercasse di fare il marito perfetto – come sempre dopo i suoi “ritardi” o gli improvvisi viaggi di lavoro.

“Sushi?” si stupì Edoardo, guardando la tavola.

“Sì, ieri dalla mamma ho visto la pubblicità di questa consegna a domicilio,” rispose Giulia con nonchalance. “Mi è venuta voglia. So che non ti piace, ma per te ho preparato del pollo al forno.”

“Perché no, lo assaggio,” disse. “Una volta all’ufficio l’hanno ordinato, non era male.”

“I cambiamenti fanno bene, vero Edoardo?” chiese con una lieve smorfia. “Vai a lavarti le mani, ho fame.”

Edoardo si insospettì. La sua calma, quel sushi, lo stesso ristorante – non credeva alle coincidenze. Ma come poteva aver scoperto della serata con quell’altra donna?

Si sedette a tavola, lanciando alla moglie un’occhiata torva. Giulia, contrariamente alle sue aspettative, non gridò né lo rimproverò. Invece, all’improvviso chiese:
“Come si chiama?” – la sua voce era piatta, quasi indifferente, mentre infilzava un roll con la forchetta.

Edoardo si strozzò. Negare era inutile.
“Laura,” borbottò.

“Bel nome,” rispose con la stessa calma. “Da quanto vi vedete?”

“Giulia…” iniziò lui, senza sapere cosa dire.

“Edoardo, niente scuse,” lo interruppe. “Parlami di lei. Voglio sapere se è una cosa seria, non solo qualche serata.”

“Serio?” si confuse. “Ma stai scherzando? Perché sei così calma? Qual è il trucco?”

“Non c’è alcun trucco,” rise, ma nella sua risata c’era amarezza. “Allora, dimmi di Laura. Chi è?”

“Ha trent’anni,” sospirò Edoardo. “Non credo che durerà…”

“Perché? È superficiale? Si è invaghita di un uomo maturo?” Giulia lo fissava senza distogliere lo sguardo.

Il suo volto si oscurò, traspariva il dolore.
“No, è… una brava persona,” si confuse lui.

Parlare dell’amante con la moglie, e pure elogiandola, era assurdo.
“Allora qual è il problema?” insistette lei.

“Ma di che stai parlando?”

“Ti piace, lo vedo da come ne parli. Non si parla così delle avventure occasionali. Ti do il divorzio, senza scandali. Possiamo discutere subito come dividere tutto.”

“Giulia, ma stai bene?” Edoardo la guardò preoccupato.

La sua calma lo spaventava. Si aspettava litigi, isterismi, minacceSi guardarono negli occhi, e per la prima volta dopo anni, entrambi respirarono la libertà.

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