*18 giugno 20XX*
**Ombre di dubbio: come la suocera scoprì la verità sul genero**
Anna Maria, divorata dall’ansia e da cupi presentimenti, decise di fare una visita a sorpresa al suo genero. Sua figlia Giulia era partita per un viaggio di lavoro, lasciando il marito, Marco, solo con i tre bambini. *Chissà come sta gestendo la situazione?* pensava Anna Maria, aggrottando la fronte. *E se avesse mollato tutto per andare a divertirsi?* Preparò delle borse piene di cibo fatto in casa, dolciumi e giocattoli, e si mise in viaggio, tormentata dall’idea di poter trovare chissà quale disastro. E se Marco avesse lasciato i bambini a sua madre per uscire con gli amici?
Nessuno rispose al primo campanello. Dentro l’appartamento regnava un silenzio inquietante. Poco dopo, la porta si aprì e apparve Marco, assonnato e disordinato. Non si aspettava certo la suocera! Anna Maria varcò la soglia e rimase pietrificata dallo stupore.
**Quattro mesi prima**
Marco non aveva mai avuto fretta di sposarsi. Davanti agli occhi aveva l’esempio del fratello maggiore, Matteo.
Matteo si era sposato giovane con una sua compagna di scuola, Laura. Avevano avuto un figlio, Luca, e Laura era sempre stata una bellissima donna. Ma presto il loro amore si era spento, e Matteo era diventato cupo come una notte senza luna.
“Che hai?” chiese Marco, allora diciottenne. “Hai una moglie splendida, un figlio, eppure sei sempre scontento!”
“Non cercare di capire,” sbottò Matteo. “Non sposarti mai, se non vuoi rovinarti la vita! Laura era meravigliosa finché non è diventata mia moglie e madre di mio figlio. Prima voleva solo me, adesso vuole solo il bambino. Da me vuole tutto tranne che me stesso. Capisci?”
Matteo scrollò le spalle, guardando il fratello minore con frustrazione.
“Sei ancora giovane, non capisci nulla. Ma se non vuoi scoprirlo sulla tua pelle, non sposarti mai!”
Marco lo fissò, sbalordito. Laura era ancora bellissima dopo il parto, e la nascita di un figlio avrebbe dovuto renderlo felice. Eppure Matteo era sempre insoddisfatto e, poco dopo, divorziò. Poi si lamentava che gli alimenti lo stavano rovinando e che la vita gli era sfuggita di mano.
Matteo cominciò a frequentare altre donne, ma con nessuna durò a lungo.
“Tutte vogliono incastrarmi in un matrimonio,” borbottava, ammonendo Marco. “Ma io ho capito come funziona! Le donne sono ovunque: una se ne va, un’altra arriva, più giovane e più carina. Perché legarsi? Impara da me, Marco! Non cascarci. Se una non vuole una relazione semplice, trovane un’altra più accomodante.”
La madre, guardando il figlio minore, si preoccupava:
“Matteo è adulto, vive per conto suo e ha fatto i suoi errori da giovane. Tu non prenderlo come esempio! Magari posso presentarti una brava ragazza? Sei troppo timido,” scherzava con Marco.
Marco, però, credeva al fratello. I genitori gli sembravano antiquati, mentre Matteo, secondo lui, ne sapeva di più.
Marco viveva ancora con i genitori e lavorava con il padre in un’officina alla periferia di Roma. Le macchine le aveva sempre amate, e le capiva come nessun altro. Avviava il motore, ascoltava il rumore, a volte faceva un giro per capire il problema. Le sue diagnosi erano sempre precise, e i clienti lo apprezzavano.
Il padre ne era orgoglioso. Lo aveva portato con sé in officina fin da piccolo, insegnandogli tutto. A undici anni, in campagna, lo aveva messo al volante di una vecchia auto, insegnandogli a guidare con il cambio manuale. Le gambe del ragazzo a stento raggiungevano i pedali, ma lui ci provava: “Papà, voglio essere come te!”
Fu negli garage del padre che Marco imparò tutto: a difendersi, a riparare le macchine. Si era persino fatto un tatuaggio sulla spalla per sembrare più “figo”, ma poi aveva capito che la vera forza era un’altra.
La madre lavorava in un negozio lì vicino, e Marco era abituato a vederla arrivare con i panini per tutta l’officina. Dopo pranzo, si tornava al lavoro.
“Senti, ti ricordi che ti avevo promesso di presentarti una ragazza? Oggi viene da te Giulia con la sua macchina argentata, c’è un rumore strano. Dai un’occhiata?” disse Matteo, dandogli una pacca sulla spalla. “Mi ringrazierai, perché tu sei ancora troppo scapolo!”
“Lascia stare,” sbuffò Marco. Odiava parlare di queste cose.
Ma quella sera arrivò all’officina un’auto argentata ben tenuta, e ne scese una ragazza sorridente.
“Buonasera, lei è Marco? Mi hanno parlato molto bene di lei,” disse, descrivendo con sicurezza il problema della macchina.
Marco si stupì: non tutte le ragazze sapevano parlare di motori. E poi, non assomigliava per niente alle amiche di Matteo.
“Mi chiamo Giulia,” si presentò. “Credo che Matteo le abbia detto qualcosa?”
Si accordarono per lasciare l’auto un paio di giorni. Marco notò che in macchina c’era un uomo anziano.
“È mio padre,” spiegò Giulia, imbarazzata. “L’ho convinto a farmi guidare da sola. Dice che se voglio usare la macchina, devo saperla gestire: fare il pieno, lavarla, portarla dal meccanico. Così mi controlla.”
A Marco piacquero la sua sincerità e la passione per le auto. Riparò la macchina prima del previsto e, quando Giulia tornò a prenderla, le propose di uscire. Lei accettò.
“Allora, Giulia ti piace?” scherzò Matteo alla successiva occasione. “Ma non innamorarti, con quelle lì non vale la pena!”
“Ma va’,” replicò Marco seccato.
Giulia gli piaceva sempre di più, e le parole del fratello lo irritavano. Non era affatto come Matteo la descriveva.
Dopo qualche settimana, scoprì la verità. Un amico del padre di Giulia gliel’aveva consigliata come bravo meccanico, non Matteo.
Cominciarono a vedersi. Una volta, Marco la portò dalla madre per presentargliela.
“Vieni a vivere con me,” le propose. “A mia madre sei piaciuta, e anche mio padre ti ha vista in officina. Casa nostra è grande, capiranno!”
Ma Giulia si irrigidì:
“No, Marco, non è giusto così.”
“Perché no? Siamo adulti, ci amiamo, possiamo fare come vogliamo! O vuoi altro da me?” sorrise Marco, ricordando le parole di Matteo.
“Mi stai confondendo con qualcun’altra,” rispose Giulia, tranquilla ma ferma. “Io sono una ragazza normale. Voglio un marito, non solo un compagno. E voglio dei figli. Se non fa per te, trovati un’altra.”
Le sue parole colpirono Marco. Per la prima volta, si chiese se fosse pronto a prendersi la responsabilità di una famiglia. Non era una cosa da poco.
Due settimane dopo, la incontrò con un mazzo di fiori:
“Scusami, sono stato stupido. Sposami, voglio stare con te per sempre!”
Giulia rise:
“Allora vieni a conoscere i miei genitori. Mio padre l’hai già visto, ma allora non eri il mio fidanzato…”
Anna Maria rimase sconvolta quando Giulia portò Marco a conoscerla. Lei e il marito avevano cresciuto la figlia con disciplina: Giulia faceAnna Maria comprese finalmente che Marco era un uomo diverso da come lo aveva giudicato, e quel giorno, guardando i suoi nipotini felici e il genero che li coccolava con affetto, si rese conto che l’amore vero non aveva bisogno di spiegazioni né di giustificazioni.