Ricordo ancora quel giorno, come se fosse ieri. Eravamo insieme con Lorenzo da diversi anni, e tutto sembrava procedere come un dolce valzer toscano. Lui era premuroso, attento, e ogni suo gesto mi faceva sentire amata. Quando mi chiese di sposarlo, accettai con il cuore leggero. Sognavamo un futuro insieme, tra risate e progetti sotto il sole della Toscana.
I suoi genitori partirono per le vacanze e ci proposero di vivere nella loro casa a Firenze, per provare la vita di coppia. Lorenzo era entusiasta: finalmente avremmo potuto vivere come una vera famiglia. Io, con un filo di trepidazione, acconsentii. Era una casa che non conoscevo bene, ma l’amore sembrava più forte di ogni dubbio.
Nei primi giorni, tutto era perfetto. Mi dedicai alle faccende con gioia: cucinavo, stiravo, sistemavo ogni angolo. Lorenzo raramente mi aiutava, convinto che il suo ruolo fosse badare al lavoro e il mio al focolare. Non protestai. Lui guadagnava bene, e mi sembrava giusto occuparmi della casa.
Poi tornarono i suoi genitori.
Avevo pulito ogni centimetro della casa: pavimenti lucidi, finestre splendenti, armadi ordinati. Avevo preparato una cena abbondante e una torta di cioccolato, sperando di farli sentire accolti. Invece di ringraziamenti, ricevetti solo critiche. Lorenzo, imbarazzato, mi disse che sua madre, la signora Bianchi, mi considerava una sciatta.
“Non hai pulito il water,” mi riferì. “La vasca sembra intatta, e la cucina è un disastro. La tua torta, tra l’altro, è immangiabile.”
Mi sentii come se mi avessero versato addosso un secchio d’acqua ghiacciata. Avevo dato il massimo, sperando di dimostrarmi una brava padrona di casa. In cambio, solo freddezza e umiliazione. Una vera massaia avrebbe apprezzato, non cercato difetti dove non c’erano. Ma sua madre, evidentemente, aveva già deciso di non volermi bene.
Dopo quel giorno, Lorenzo cambiò. Parlava meno del matrimonio, sembrava distante. Iniziai a temere che l’opinione di sua madre potesse rovinare tutto. Mi chiedevo: cosa devo fare per essere accettata? Forse ho fretta con questo matrimonio. Se nemmeno il mio impegno è bastamo per conquistare sua madre, cosa mi aspetterà dopo il sì? Critiche continue? Una lotta per l’affetto di suo figlio?
Ora, ripensandoci, mi pento di essermi comportata come la padrona di casa. Avrei dovuto rimanere un’ospite, senza sforzarmi troppo. Forse allora non avrebbero avuto motivi per lamentarsi.
Lorenzo aveva parlato di vivere con i suoi genitori mentre risparmiavamo per una casa nostra. Ma dopo quello che è successo… no. Non metterò più piede in quella casa. Se non c’è rispetto, non ci sarò neanche io.
Ora mi trovo davanti a un bivio: continuare a lottare per Lorenzo e la sua famiglia, sacrificando me stessa, o fermarmi e chiedermi se ne valga la pena. Dove non c’è amore fin dall’inizio, difficilmente nascerà dopo.
Forse il problema non sono io, ma il fatto che sto cercando di entrare in una famiglia che non vuole accogliermi.