Ospite Inattesa

**L’Ospite Inaspettata**

Nella piccola frazione di Montepulciano, l’aria profumava di pane fresco che Maria Rossi sfornava nel vecchio forno a legna. All’improvviso, bussarono alla porta, e il silenzio accogliente della cucina si dissolse come il fumo. Maria si asciugò le mani sul grembiule e si affrettò ad aprire.

“Mamma, ti presento Beatrice, la mia fidanzata,” annunciò suo figlio Antonio sulla soglia, con un sorriso che gli illuminava il viso.

Maria guardò la ragazza e rimase immobile, come colpita da un fulmine. Beatrice era alta, quasi due metri, con una minigonna, tacchi vertiginosi, un trucco appariscente e una borsa enorme tra le mani.

“Buongiorno,” riuscì a dire Maria, cercando di nascondere lo shock. “Luca, vieni qui!” gridò al marito. “Antonio ha portato la futura nuora, vieni a conoscerla!”

Luca, trascinando le ciabatte, uscì con una maglietta slacciata. Quando vide Beatrice, rimase a bocca aperta, come se avesse visto un fantasma.

“Piacere,” borbottò, e poi, riprendendosi, tornò di corsa in camera a cambiarsi.

Maria lo seguì con lo sguardo, piena di disapprovazione. Quando Antonio le aveva detto due giorni prima che sarebbe arrivato con qualcuno, lei era stata felice. Ad Antonio erano già passati i trenta, era ora che si sistemasse. Si era immaginata una ragazza modesta, magari con i capelli lunghi e un vestito semplice. Ma Beatrice? Non se l’aspettava così. Tacchi a spillo, unghie colorate, e quella borsa da cui spuntavano piume. Era una sfida a tutto ciò che Maria considerava normale.

“Avanti, Beatrice,” disse, cercando di mantenere la compostezza. “Luca, prendi la borsa, non restare lì impalato!”

Luca, ora con una camicia pulita, prese i bagagli di Beatrice e li accompagnò in casa. Maria, approfittando di un attimo, sussurrò al figlio:

“Antonio, ma chi hai portato? Cos’è questo look?”

“Mamma, non iniziare,” rise lui. “È solo l’apparenza. Dentro è un tesoro, vedrai.”

Maria sbuffò scettica e, facendosi il segno della croce, mormorò:

“Madonna benedetta, che sorpresa.”

In casa iniziò il trambusto. Gli uomini sussurravano qualcosa a tavola, mentre Beatrice si sistemava nella stanza di Maria e Luca, allargando le sue cose. Maria guardò sbalordita mentre dalla borsa uscivano cappelli con piume, costumi da bagno e stoffe luccicanti.

“Che cos’è?” chiese, sollevando tra due dita qualcosa che sembrava un pezzo di stoffa trasparente.

“È un intimo,” rispose Beatrice con nonchalance. “Lo vuoi? Ne ho altri.”

“No, no, grazie,” borbottò Maria, sentendo il sangue salirle alle guance. “E poi, perché ti sistemi nella nostra camera?”

“Antonio non ha spazio, e zio Luca ha detto che per voi andava bene,” sorrise Beatrice.

“Zio Luca, eh?” disse Maria, lanciando un’occhiata al marito. “Bene, bene.”

Afferrò Luca per il braccio e lo trascinò fuori.

“Ma sei impazzito? Hai dato via la nostra camera? Ora dormi sul divano, ospitalità tua!” sibilò.

In quel momento, dalla stalla arrivò il muggito della mucca.

“Oh, non ho munto Margherita per colpa vostra!” esclamò Maria, correndo verso la stalla.

Beatrice, sentendola, la seguì.

“Posso provare io?” chiese timidamente. “Non ho mai munto una mucca.”

Maria la scrutò da capo a piedi.

“In quello?” chiese sarcasticamente, indicando i suoi tacchi.

“Mi cambio subito!” Beatrice corse in casa e tornò un minuto dopo in shorts e maglietta.

Maria sospirò.

“Va bene, andiamo. Ma metti il fazzoletto.”

“Posso mettere il cappello?” cinguettò Beatrice. “Ne ho uno bellissimo, con i fiori.”

“Il fazzoletto!” tagliò corto Maria. “Ma che idee…”

Nella stalla, le consegnò un secchio.

“Si fa così. Io vado a preparare la colazione.”

Passò mezz’ora, e Beatrice non tornò. Maria apparecchiò la tavola e, borbottando, andò a controllare. Quando vide la scena, scoppiò a ridere. Beatrice, con il fazzoletto storto, girava intorno alla mucca guardandola da ogni lato e borbottando qualcosa.

“Non capisco dove si fa!” si giustificò, mentre Maria, ridendo, le mostrava come si mungeva davvero.

Dopo colazione, Beatrice decise di prendere il sole. Stese una coperta, indossò il costume e si sdraiò in cortile. Luca, che per una settimana aveva evitato ogni lavoro, afferrò la falce e iniziò a tagliare l’erba vicino alla recinzione, lanciando occhiate all’ospite.

“Beatrice, vuoi aiutarmi a raccogliere i lamponi?” cantilenò dolcemente Maria. “Facciamo la marmellata e il succo.”

“Certo, zia Maria!” rispose entusiasta Beatrice.

Nel lamponeto, Maria le diede un barattolo. Beatrice si mise a raccogliere con tale impegno che Maria ne fu sorpresa. Ma poi la chiamò la vicina, e chiacchierarono per un’ora. Maria si lamentava di aver sognato una nuora diversa, e la vicina le consigliava di non giudicare troppo in fretta.

Tornando nell’orto, Maria si accorse che Beatrice era sparita.

“Beatrice, dove sei?” chiamò.

“Qui!” rispose lei dal folto delle ortiche.

Beatrice riemerse, coperta di pelucchi, con i capelli arruffati.

“Ma che ci fai lì?” esclamò Maria. “Quella è terra abbandonata!”

“Ma i lamponi sono più grossi,” rispose orgogliosa, mostrando il barattolo pieno.

“Madonna santa,” sospirò Maria. “Vieni, ti tolgo questi peli dai capelli.”

Sulla veranda, armata di pettine, Maria si mise a sistemarle i capelli, chiedendole della sua vita. Beatrice, senza nascondere nulla, raccontò:

“Sono cresciuta con la nonna. I miei erano sempre in giro e poi sono scomparsi. Dopo la scuola ho fatto la cameriera e lavato i piatti. Poi mi hanno chiamato in un’agenzia di moda, ma non mi piaceva. Quando ho conosciuto Antonio, lui mi ha offerto di lavorare nel suo ufficio, a servire il caffè. È bello, sono tutti gentili.”

Maria ascoltò, e il suo cuore si ammorbidì. Sotto quella scorza appariscente c’era una ragazza che aveva passato tante difficoltà.

La sera, tutti si ritrovarono in veranda per il caffè. Beatrice, guardando Maria, disse piano:

“Zia Maria, mi insegni tutto quello che sa fare? Qui è così accogliente, così tranquillo…”

Maria strizzò l’occhio a Antonio.

“E mio figlio lo sposi?”

Beatrice arrossì.

“Lui non me l’ha ancora chiesto,” mormorò.

Antonio scoppiò a ridere.

“Furbacchiona, mamma! Pare che non mi lasci scampo.”

“Hai fatto già il girovago,” sbuffò Maria. “Senti, Beatrice, se non ti chiede, torna da noi. Io ti trovo un marito!”

“Grazie, zia Maria, ma io amo il tuo Antonio,” sorrise Beatrice.

Sei mesi dopo, il matrimonio fu celebrato con una festa che si sentì in tutta la frazione.Pochi mesi dopo, mentre Beatrice mostrava a Maria il primo ecografia del futuro nipotino, la casetta di Montepulciano risuonò di una risata che nemmeno il vento primaverile riuscì a portare via.

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