Sedevo in cucina nella nostra piccola casa a Palermo, stringendo una tazza di tè ormai freddo, cercando di trattenere le lacrime. Quattro anni di matrimonio con Matteo, sacrifici infiniti per avere una casa nostra, e ora la suocera aveva trasformato tutto in un albergo per sconosciuti. L’ultima goccia era stata la sua amica, imposta senza chiedere il nostro parere.
Io e Matteo veniamo dalla provincia. Anni passati in affitto, con scarafaggi come coinquilini, ci hanno insegnato a risparmiare ogni centesimo. I nostri genitori non ci hanno aiutato: mia madre ci regalò un frullatore per il matrimonio, mentre la suocera, Rosaria, ci diede un tostapane che si ruppe dopo un mese.
Finalmente, dopo tanto tempo, comprammo un bilocale. Facemmo i lavori da soli, senza soldi per muratori. Matteo attaccava carta da parati di notte, io imbiancavo finché le braccia non mi cadevano. I parenti? Li vedevamo solo alle feste. Ma appena sistemammo tutto, Rosaria annunciò: *”Dovete ospitare la mia amica Giulia. Le ho ottenuto un soggiorno termale, ora è in debito. Fattele vedere la città!”*
Non chiese se ci andava bene. Semplicemente decise per noi. Dunque, la suocera pensa alla sua salute, mentre noi dobbiamo fare da badanti a un’estranea, perdendo tempo ed energie? Ero furiosa, ma Matteo, come sempre, tacque.
Giulia era arrogante e maleducata. Le facemmo da guida per Palermo, e lei si comportò come se fossimo al suo servizio. Voleva caffè, pranzi, foto ovunque. Ci sentivamo domestici non pagati. Borbottavo di rabbia, ma tacqui per Matteo.
Non era la prima volta. L’anno prima ci aveva già “regalato” suo fratello minore, Sandro. Visse con noi un mese, mangiò a nostre spese, si ubriacò, urlò di notte e rubò la giacca di Matteo, sostenendo che gli serviva di più. Alla fine pretese che gli trovassi una “fidanzata cittadina” per non tornare in campagna. Rosaria commentò: *”È giovane, si sfogherà e poi smette.”*
Giulia partì raggiante, mentre io restai con l’amaro in bocca. Sapevo che non era finita. Matteo non sa dire di no a sua madre. Eppure, a 17 anni, lei lo cacciò di casa con uno zaino, gridando che doveva cavarsela da solo. Ora finge di essere una santa, e lui la crede.
Provai a parlargli: *”Siamo una famiglia, presto avremo un figlio, non possiamo ospitare estranei.”* Ma lui mi guardò con occhi vuoti. *”Sofia, mamma vuole solo il nostro bene.”*
Il nostro bene? Rosaria ci usa a piacimento! Lei ha un trilocale in affitto, perché non ospita lì i suoi ospiti? Non ci diede un euro per la casa, ora sfrutta la nostra pazienza. La rabbia mi divora quando vedo il suo sorriso falso. Con Matteo fa la madre premurosa, ma appena lui si gira, è solo prepotenza.
Un giorno esplosi. Giulia era appena partita, e Rosaria chiamò per “ringraziarci”, accennando subito a una cugina in arrivo. Urlai: *”Basta! Casa nostra non è un B&B! Se vuoi aiutare le tue amiche, ospitale tu!”*
Sbuffò: *”Ingrata! Io mi sacrifico e tu mi tratti così?”*
Matteo impallidì: *”Sofia, perché sei così crudele? Non lo fa con cattiveria.”*
Lo guardai, il cuore in pezzi. Non vede quanto sua madre lo manipoli, quanto rovini la nostra famiglia. Voglio proteggere la casa, il nostro futuro bambino, ma come, se mio marito sta dalla sua parte?
Ora devo scegliere: tacere e soffrire, o mettere un ultimatum. Sogno che Rosaria sparisca, che Matteo apra gli occhi. Ma ho paura che, se combatto, perderò tutto. Come posso fermarla senza distruggere la mia famiglia?
*La lezione? A volte amare significa saper dire “no”. Se non difendi i tuoi confini, nessuno lo farà per te.*