Ottima Notizia

*In a warm, casual tone:*

Che bella notizia! Lucia correva a casa, super contenta. Aveva una notizia fantastica da dare a suo marito, qualcosa da festeggiare. Tanto che si era fermata a comprare una bottiglia di vino buono. Strada facendo, già immaginava la cena, il brindisi…

“Marco, sono a casa!” gridò entrando nel loro piccolo appartamento. Non c’era bisogno di alzare la voce, tanto si sentiva tutto in quel bilocale. Ma l’entusiasmo era troppo, non riusciva a trattenersi.

Marco la raggiunse con aria scocciata.

“Ho una notizia pazzesca! Aspetta, preparo la cena e te la dico. Ho preso anche del vino, guarda!” Tirò fuori la bottiglia, troppo felice per accorgersi dello sguardo cupo di lui. “Mettila in cucina, io intanto mi cambio.” Scivolò dietro la porta dell’armadio come fosse una tenda, infilò la vestaglia corta che piaceva a Marco, sistemò i capelli e richiuse tutto.

Lui era seduto davanti alla TV muta, con lo sguardo perso nel vuoto. Lucia si avvicinò.

“Cosa c’è che non va? Tua madre sta male di nuovo?” chiese piano.

Nessuna risposta. Si sedette accanto a lui, gli coprì una mano con la sua.

“Qualunque cosa sia, passerà. Oggi ho saputo che—” Non fece in tempo a finire. Marco strappò via la mano e si alzò di scatto. “Va bene, ne parliamo dopo. Vado a cucinare.”

Mentre friggeva le patate, Lucia si rodava dal nervoso. Sapeva che insistere era inutile. La gioia di prima svanita, quel vino sembrava una pessima idea. Ma come poteva saperlo?

Si erano sposati un anno e mezzo prima. Lui lavorava già in un’importante ditta edile, lei finiva la tesi. Vivevano con lo stipendio di lui, e l’appartamentino andava benissimo così.

Marco mandava metà dello stipendio a sua madre, che viveva in un’altra città ed era sempre malata, tra medicine e visite. Quando Lucia si era laureata e trovato lavoro, avevano cominciato a mettere da parte qualcosa per un mutuo, anche se con quei ritmi ci sarebbero volute dieci vite.

Di notte sognavano: un giorno avrebbero aperto il loro studio. Lui avrebbe progettato case, ville; lei le avrebbe arredate con gusto. Ma prima serviva esperienza. Nessuno si sarebbe affidato a degli sconosciuti. Ci volevano raccomandazioni, contatti… E poi sì, l’appartamento grande, i figli…

Intanto a Lucia affidavano solo progetti noiosi, dove non poteva dimostrare nulla. Lavorava con impegno comunque, anche se la pagavano una miseria. Era sicura che prima o poi l’avrebbero notata.

E oggi, finalmente, il capo l’aveva chiamata: le avrebbe affidato un lavoro importante. Ristrutturare un attico per il matrimonio del figlio di una ricca signora. Un mese di tempo, ma la paga era ottima. Lucia era esplosa di idee, pronta a mettercela tutta.

Era corsa subito a vedere l’appartamento. Ad accoglierla, una donna elegante, profumata di soldi. La signora le aveva mostrato i locali, chiesto di non badare a spese. Avrebbero scelto i mobili insieme, e se il progetto fosse piaciuto, si sarebbe partiti subito.

Per questo Lucia non vedeva l’ora di dirlo a Marco. Ma il vino era rimasto intonso, riposto in frigo. Dopo una cena di silenzi, si era messa al computer. Lavorava così concentrata da dimenticare tutto, finché Marco non si sedette accanto.

“Devo parlarti,” disse lui.

“Dimmi.” Lucia lo guardò.

“Mi hanno licenziato.”

“Cosa? Perché?”

“Eravamo sotto pressione, progetti su progetti… Il capo mi ha messo alle strette, dovevo finire in fretta. Ho sbagliato i calcoli. L’hanno visto troppo tardi, e mi hanno cacciato.”

“Passerà, troveremo un modo. Io volevo dirti che—”

“Non è tutto.” Marco si alzò, agitato come un orso in gabbia. “Devo restituire i soldi. Nel contratto c’era una penale…”

“Quanto?” chiese lei, la voce strozzata.

“Tanti. Non li abbiamo. Ma prenderò un prestito. Solo che a mia madre non potrò più mandare nulla.”

“Un prestito? Con gli interessi? Chiediamo agli amici, a…”

“Ma sei scema? Quali amici? Gli amici ci sono solo quando va bene. Prova a chiedere soldi, e scoprirai chi sono davvero,” urlò lui.

“Tu hai già provato?” intuì Lucia. “Io ho delle amiche, potrei…”

“Prova pure. Io, a quanto pare, non ne ho,” borbottò, andandosene in cucina.

Lucia pensò a chi chiedere. Chiamò Sofia, un’amica del liceo che si vantava sempre del marito riccone, delle vacanze, della villa…

“Pronto, Sofia? Sono io, Lucia… No, non è per quello. Ho bisogno di un favore. Ci vediamo?…”
“Ah, non sei in città… Allora ti spiego. Mi servono dei soldi…” Lungo silenzio. Sofia si scusò: i soldi erano tutti del marito, e lui non ne dava a nessuno.

Niente. Prova con Giulia, la sarta. Lei metteva da parte per casa, forse…

“Giulia? Ciao, sono Lucia… No, non è per un vestito. Posso parlarti un momento?…”
Occupata. E comunque, a quanto pare, aveva appena comprato casa. “Niente, domani chiedo in ufficio. Al massimo, il prestito…”

Il mattino dopo, finì i progetti per l’attico e chiamò la cliente.

“Già pronti? Ottimo. Venga, sto mostrando la casa agli operai,” propose la signora Isabella.

Guardò i disegni di Lucia. “Brava, mi piace.”

“Non faremo mobili su misura, ma con questi complementi, specchi e luci, lo spazio sembrerà più ampio…”

“Perfetto. Cominciamo i lavori. Per qualsiasi problema, mi chiami.”

Mentre Isabella se ne andava, Lucia la fermò. “Aspetti, posso parlarle?”

“Ma sbrighi, ho un appuntamento.”

Lucia le raccontò tutto, del licenziamento, dei debiti. “Potrebbe pagarmi subito? Ho finito il progetto, e io mi occuperò di tutto…”

Isabella rifletté, poi annuì. “Va bene. Le darò questa somma. Ho anche una casa al mare, volevo ristrutturarla. Se lo fa lei, la pagherò direttamente a lei, senza passare dall’azienda.”

“Certamente! Devo solo vederla… La ringrazio tanto!”

“Stia attenta. Io rischio per lei.”

Il giorno dopo, Lucia tornò a casa raggiante. “Marco, sono qui!”

Lui era sul divano, con il giornale.

“Hai trovato lavoro?” chiese lei.

“Quello che offrono non mi piace.”

“Ma io ho i soldi!” esclamò lei.

“Dove?”

“Li ho guadagnati. Ieri volevo dirtelo… Mi hanno dato un progetto importante, una villa al mare…”

Marco la sollevò di peso, ridendo. “Lucia, sei un angelo! Mi hai salvato!”

Pagò il debito, trovò un altro lavoro. Tornava a casa stanco morto, mangiava e dormiva. Lei restava al PC fino a tardi, cucinava pasta al volo.

Finita la casa al mare, Isabella fu entusiasta. “È un’altra cosa! Ha sistemato anche la scaletta traballante? Brava! La raccomanderò a tutti!” Poi le porse una busta.

“Ma no,Lucia la prese, sorridendo, ma quella sera, mentre tornava a casa, vide Marco in macchina con una bionda, e capì che la sua strada doveva andare avanti da sola.

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