Ottima notizia

Che bella notizia!

Alessia correva a casa. Aveva una bella novità per il marito, anzi, bellissima. Era da festeggiare. Si fermò in un negozio e comprò una bottiglia di vino. “Stasera preparo la cena, berremo un po’…” sognava tra sé.

“Marco, sono arrivata!” gridò entrando nel piccolo appartamento. Non serviva gridare: dall’ingresso si sentiva tutto, anche il più piccolo rumore. Ma era troppo felice per trattenersi.

Marco uscì dalla stanza a mala voglia.

“Ho una notizia incredibile! Ora preparo la cena e festeggiamo. Ho preso anche il vino, guarda.” Alessia estrasse la bottiglia dalla borsa senza notare lo sguardo teso del marito. “Mettila in cucina, io intorno mi cambio.” Gli passò accanto e si infilò dietro la porta dell’armadio come se fosse un paravento. Indossò la vestaglia corta che piaceva a Marco, si aggiustò i capelli e chiuse l’anta.

Marco era seduto davanti alla TV col volume spento, fissando il vuoto. Alessia gli si avvicinò.

“Che succede? Tua madre sta male di nuovo?” chiese con cautela.

Lui non rispose. Alessia si sedette accanto a lui e gli coprì la mano con la sua.

“Qualsiasi cosa sia, ce la faremo. Io ho ricevuto un…” Non fece in tempo a finire che Marco ritirò la mano e si alzò di scatto dal divano. “Va bene, mi dirai dopo. Vado a preparare la cena.”

Alessia cucinava le patate con il cuore in gola. Sapeva che insistere era inutile. La gioia di prima era svanita. Quel vino era stata una pessima idea. Ma come poteva saperlo?

Si erano sposati un anno e mezzo prima. Lui lavorava già in una grande impresa edile, lei stava finendo la tesi. Vivevano con lo stipendio di Marco, perciò avevano affittato un bilocale, giusto per cominciare.

Marco mandava parte dei soldi a sua madre, che viveva in un’altra città ed era spesso malata, con tante medicine da pagare. Quando Alessia si laureò e trovò lavoro, cominciarono persino a mettere da parte qualcosa per comprare casa, anche se con quei ritmi ci avrebbero messo una vita.

Di notte sognavano di aprire un giorno la loro agenzia. Lui avrebbe progettato case e ville, lei le avrebbe arredate con gusto. Ma serviva esperienza. Nessuno si sarebbe affidato a degli sconosciuti. Ci volevano referenze. E un giorno avrebbero avuto un appartamento grande, figli…

Per ora, però, ad Alessia affidavano solo progetti noiosi, dove non poteva dimostrare il suo talento. Lei lavorava con impegno, anche se la pagavano poco. Era convinta che prima o poi l’avrebbero notata e le avrebbero dato un progetto importante, dove avrebbe mostrato tutto il suo valore. E allora avrebbero avuto tutto: una casa da arredare come voleva lei, una macchina, mobili…

Proprio oggi il capo l’aveva chiamata per affidarle un grosso lavoro: ristrutturare e arredare un appartamento per il matrimonio del figlio di una ricca signora. La cerimonia era tra un mese. Alessia era esentata dagli altri progetti per concentrarsi solo su quello. E per la fretta, avrebbe avuto un compenso extra.

Era sicura di farcela, aveva già mille idee in testa. Era corsa a vedere l’appartamento. Ad accoglierla c’era una donna elegante, vestita con classe, che emanava ricchezza da ogni poro. La signora le aveva mostrato la casa, esposto le sue richieste e detto di non badare a spese.

Avevano concordato che Alessia avrebbe preparato un progetto con materiali e layout, e la signora (che si chiamava Isabella Ludovica) avrebbe assunto gli operai. Se il progetto fosse piaciuto, i lavori sarebbero partiti subito.

Era di corsa a casa per raccontare la felice notizia al marito. Ma la bottiglia di vino era rimasta chiusa. Alessia l’aveva riposta in frigo. Dopo cena, consumata in silenzio, si era messa al computer. Lavorava con concentrazione finché Marco non le si sedette accanto.

“Fermati un attimo. Devo dirti una cosa…” cominciò.

“Dimmi.” Alessia si girò verso di lui.

“Mi hanno licenziato,” disse senza guardarla.

“Come? Perché?” esclamò lei, impaurita.

“Eravamo sommersi di lavoro, poi è arrivato un nuovo progetto urgente. Il direttore mi stressava: fai presto, scadenza stretta. E… ho sbagliato i calcoli. Me ne sono accorto troppo tardi. Volevo correggere, ma mi hanno cacciato.”

“Non importa, risolveremo. Io volevo dirti che mi hanno dato un…”

“Non è tutto,” lo interruppe Marco, alzandosi e camminando nervosamente per la stanza come un orso in gabbia. “Devo restituire dei soldi. È scritto nel contratto…”

“Quanti?” chiese lei con voce fioca.

“Tanti. Non li abbiamo. Prenderò un prestito. Ma non potrò più aiutare mia madre.”

“Un prestito? Con gli interessi da pagare? Chiederemo agli amici…”

“Non essere ingenua, Ale. Quali amici? Gli amici ci sono quando vai bene. Prova a chiedere soldi e vedrai chi ti sta vicino,” urlò lui.

“Hai già chiesto a qualcuno?” intuì lei. “Io ho delle amiche. Magari…”

“Sì, sì, prova pure. Io, a quanto pare, non ne ho.” Marco uscì in cucina.

Alessia pensò a chi poteva aiutare Marco. Prese il telefono e chiamò Giulia, un’amica del liceo. L’ultima volta che si erano viste, Giulia si vantava di aver sposato un ricco imprenditore, vivevano in una villa e viaggiavano all’estero tre volte l’anno.

L’amica rispose subito.

“Ciao, sono Alessia Ferraro, no, Rossi…” Sentendo che Giulia la riconosceva e sembrava contenta, andò subito al punto. “Giulia, ho bisogno del tuo aiuto. Possiamo vederci?… Ah, non sei in città… Allora ti dico al telefono. Mi servono soldi…” Guardò lo schermo, pensando che la chiamata si fosse interrotta perché Giulia taceva. Stava per riagganciare quando l’amica parlò.

“Mi dispiace. Non posso aiutarti. I soldi sono di mio marito, non miei. Lui mi dà qualcosa per le piccole spese, ma per tutto il resto decide lui. Non glieli chiederò nemmeno. L’altra volta volevo mandare mia madre in vacanza e ha urlato che non intende mantenere i miei parenti. Scusami.” Nella voce di Giulia c’era vero rammarico.

Be’, i ricchi hanno i loro problemi. I soldi ci sono, ma non li danno volentieri. Alessia salutò e riprovò con un’altra amica, Sofia, che faceva la sarta e risparmiava per comprare casa. Magari poteva prestarle qualcosa…

“Pronto, Sofia? Ciao, sono Alessia… No, non mi serve un vestito. Devo parlarti. Possiamo incontrarci?… Sei impegnata?… Va bene. Allora… mi servono soldi… Ah, già? Che bello per te. Scusami…”

A quanto pare, Sofia aveva appena comprato casa e la invitava a casawarming, anche se mancavano i mobili. “Va bene, domani parlerò con le colleghe. Al massimo, faremo un prestito,” decise Alessia.

Il mattino dopo finì i bozzetti e fece un preventivo. Chiamò la cliente.

“Già fatto? Ottimo. Venga pure, sto mostAlessia tornò a casa, decisa a rimettersi in piedi da sola, perché aveva finalmente capito che la vera felicità non aveva bisogno di un uomo che la tradisse, ma del coraggio di ricominciare.

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