Padre di tre figli mai avrebbe pensato di invecchiare in una casa di riposo.

Giovanni Rossi non avrebbe mai immaginato di trascorrere la vecchiaia in una casa di riposo.

Il cuore gli pesava come un macigno mentre fissava le pareti grigie della sua nuova stanza. Una vita che un tempo brillava di gioia, ora ridotta a un silenzio desolante. Padre di tre figli, un lavoro ben retribuito, una villa a Firenze, una moglie amorevole—tutto svanito come neve al sole.

Lui e sua moglie, Caterina, avevano cresciuto un figlio e due figlie con dedizione. Erano la famiglia perfetta, ammirata da tutti. Ma gli anni avevano rivelato le falle nel loro impegno. Dopo la morte di Caterina, dieci anni prima, il vuoto si era fatto sempre più profondo.

I suoi figli—un tempo la sua ragione di vivere—ora erano lontani. Il figlio maggiore, Marco, si era trasferito in Germania per lavoro, sposato con una donna del posto, immerso in una nuova vita. Le visite annuali si erano diradate, fino a quasi scomparire. Le figlie, Sofia e Lucia, vivevano a Roma, troppo prese dai loro mariti, dai figli, dai problemi di ogni giorno.

Fuori nevica. Era il 23 dicembre, e mentre la città si preparava al Natale—alberi luccicanti, pacchetti colorati, risate per le strade—lui si sentiva un fantasma. Domani sarebbe stato il suo compleanno. Il primo che avrebbe passato completamente solo.

Chiuse gli occhi, e come in un film, rivisse i Natali di un tempo. Caterina che decorava ogni angolo della casa, il profumo dei cantucci appena sfornati, le risate dei bambini. Ora non gli restava che l’eco di quei momenti.

Il giorno dopo, la casa di riposo si animò. Famiglie arrivavano a prendere i loro anziani per le feste, portando dolci, abbracci, promesse. Lui osservava, il cuore stretto in una morsa.

Poi, un bussare alla porta.

«Avanti», disse, senza aspettarsi nulla.

«Buon Natale, papà! E buon compleanno!»

Marco. Era lì, in carne e ossa, con gli occhi lucidi e un sorriso che scioglieva il ghiaccio dell’abbandono. Giovanni non riusciva a crederci.

«Marco… sei davvero tu?»

«Certo, papà. Sono tornato ieri, volevo farti una sorpresa.»

Le parole gli si strozzavano in gola.

«Perché non mi hai detto che le tue sorelle ti avevano portato qui?» la voce di Marco era carica di rabbia controllata. «Mandavo soldi ogni mese, soldi che bastavano per assicurarti una vita dignitosa. E loro mi hanno mentito. Non sapevo fossi qui.»

Giovanni restò in silenzio.

«Prendi le tue cose, papà. Partiamo stasera. Ho già i biglietti del treno. Restiamo prima dai suoceri, poi sistemiamo i documenti. Verrai con noi in Germania. Vivremo insieme.»

«In Germania? Ma… sono troppo vecchio per un cambiamento così grande.»

«Non dire sciocchezze.» Marco lo strinse a sé. «Mia moglie è fantastica, e non vedi l’ora di conoscere tuo nipote.»

I vicini di stanza sussurravano tra loro: «Che uomo quel Marco. Un vero figlio.»

E così, Giovanni lasciò quella prigione di solitudine. Una nuova vita lo aspettava—tra affetti veri, tra chi non lo aveva davvero dimenticato. E capì, con dolorosa chiarezza, che la vera misura di un genitore si vede solo quando i figli diventano adulti.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

twelve + 5 =

Padre di tre figli mai avrebbe pensato di invecchiare in una casa di riposo.