Padre, per favore… oggi non venire a scuola, va bene?

Papà, per favore… non venire a scuola oggi, va bene?
Perché, Benedetta? Non vuoi vedere quando riceverai il premio?
No, papà. Le mie compagne e i loro genitori saranno lì e tu…
Io cosa?
Sei tutto sporco, babbo. Sei venuto direttamente dal cantiere.

L’uomo rimase immobile. Lei teneva in mano un fiore appassito raccolto dal ciglio della strada.
È vero disse dolcemente. Sono venuto subito perché non ho avuto tempo di cambiarmi. Non volevo arrivare in ritardo.
Non importa, papà! Ti ho detto che non voglio che tu venga! gridò. Tutti rideranno di me!

Il padre scosse la testa senza dire una parola.
Va bene, Benedetta. Non verrò.

E lei si allontanò lentamente, con il fiore stretto in mano.

Benedetta era cresciuta in una piccola casa di legno. Sua madre l’aveva lasciata quando aveva cinque anni.
Suo padre, Antonio, lavorava ogni giorno, sotto il sole e la pioggia, per comprarle libri, vestiti, tutto ciò che poteva.
Papà, non abbiamo il frigorifero!
Non importa, piccolina, lo metteremo sul balcone, dove fa più freddo.

Gli anni passarono. Benedetta vinse un premio, poi si trasferì a Roma per l’università.
Suo padre le diede i suoi ultimi soldi.
Tieni, ragazza mia, per l’affitto.
Papà, ma tu con cosa rimani?
Sono felice di vederti diventare grande.

Tornerò, te lo prometto. E ti porterò con me disse abbracciandolo.
Lui sorrise davvero.
Non c’è bisogno di portarmi da nessuna parte, piccolina. Sto bene qui, con le mie galline.

Passarono due anni.
Il padre chiamava spesso, ma Benedetta rispondeva di rado.
Papà, sono occupata, ho lavoro, ho lezioni…
Capisco, piccolina. Non dimenticarti di mangiare, va bene?
Sì, papà, ciao!
Un giorno arrivò in città all’improvviso per portarle delle lasagne e una crostata.
Raggiunse il suo palazzo, ma il portiere lo fermò.
Chi cerca, signore?
Mia figlia, Benedetta Rossi. Terzo piano.
Il portiere sorrise ironico.
La signorina dellagenzia “Diamanti Eventi”? Signore, è al lavoro, oggi c’è un gala importante. Meglio lasciare il pacco.
No, vorrei vederla… Solo un attimo.

Camminò fino all’hotel dove si teneva l’evento.
Lì, Benedetta dirigeva il galà di beneficenza. Era elegante, vestita con un abito costoso, circondata da persone importanti.
Il padre si fermò ai margini, imbarazzato, con la sua giacca logora e le scarpe piene di polvere.
Signorina Benedetta sussurrò avvicinandosi. Sono tuo padre…

E improvvisamente lei si voltò. Lo vide.
Papà?! Cosa ci fai qui?
Tutti intorno si girarono verso di lui.
Sono venuto… ti ho portato le lasagne, le ho fatte io.

Una sua collega rise.
Oh, allora sei suo padre! Che tenerezza!

Ma lei arrossì e disse freddamente:
Per favore, vattene. Non puoi stare qui. È un evento privato.
Benedetta… sono solo io…
Ho detto di andartene! gridò, vergognandosi, senza neanche guardarlo.

Lui uscì nel corridoio. Le lasagne si rovesciarono per terra.
Scusate, non volevo disturbare mormorò, raccogliendo la retina e uscendo lentamente.
Una cameriera lo aiutò a raccogliere.
Signore, lascialo stare. Lo capisco… Anchio ho una figlia che non torna più.

Lui sorrise amaro.
Tornano, signora. Quando ormai è troppo tardi.

Passarono altri anni.
Benedetta si sposò, diventò direttrice marketing.
Raccontava a tutti che i suoi genitori erano morti.

Ma un giorno la sua azienda fu invitata a un evento di beneficenza in un paesino.
Il tema era: “Gente semplice con grandi cuori”.
Un vecchio salì sul palco, con le mani ruvide e uno sguardo sereno.
Mi chiamo Antonio Rossi. Non sono un uomo importante, ma so cosè lamore. Ho cresciuto una bambina da solo. È andata lontano, ma prego ancora per lei. Non so neanche se sia viva. Ma se mi sentisse, le direi che le voglio bene, anche se mi ha dimenticato.

La sala esplose in applausi.
Benedetta si coprì la bocca.
Non è possibile… non può essere…

Un giornalista le si avvicinò.
Signora, è commossa?
È… è mio padre.

Si alzò di scatto e corse verso il palco.
Papà!

Luomo si bloccò, incredulo.
Benedetta?

Si gettò tra le sue braccia, piangendo.
Perdonami, papà! Perdonami per essermi vergognata di te!

Lui le accarezzò i capelli.
Piccolina… ti ho perdonata da tempo. Stavo solo aspettando te.

Dopo levento, i giornali raccontarono la loro storia.
La gente pianse leggendo di come una donna di successo avesse ritrovato il padre umile che aveva rinnegato.

Antonio fu invitato in televisione, dove disse semplicemente:
Non serve essere ricchi per amare un figlio. Ma serve essere uomini per perdonarlo quando ti dimentica.

Anni dopo, Benedetta fondò unassociazione: “Il Cuore di un Padre” per bambini senza famiglia e anziani abbandonati.
Ogni anno organizzava un galà di beneficenza.
Al primo, salì sul palco e, tra le lacrime, disse:
Luomo che mi ha insegnato tutto il bene che cè in me non è mai andato a scuola, ma mi ha dato la lezione più grande: che lamore vero non conosce vergogna.

Poi prese per mano il vecchio seduto in prima fila, dicendo:
Papà, oggi sei lospite donore.

La folla si alzò in piedi.
Lui sorrise, con gli occhi lucidi:
Lo sai, piccolina… non mi sono mai arrabbiato. Mi faceva solo male. Ma il dolore passa. Lamore, mai.

Quella sera, quando rimasero soli, lei gli chiese:
Papà, mi avresti amata lo stesso se non fossi tornata?

Lui sorrise teneramente.
Piccolina mia… come avrei potuto non farlo?

E lei, guardando il soffitto, sussurrò:
Quante anime aspettano ancora oggi, in silenzio, chi non tornerà mai più?

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