Padrona a casa mia: perché non ne posso più delle visite di mia suocera

“Sono io la padrona di casa, non lei”: perché le visite di mia suocera mi esauriscono

Ogni volta che arriva, è come un uragano che lascia dietro di sé solo macerie, e ci vuole una settimana per riprendermi. No, non esagero. Mia suocera è convinta che la sua opinione sia lunica valida, i suoi metodi gli unici corretti. E ogni sua visita trasforma la nostra casa in un campo di battaglia. Il peggio? Si aspetta pure che la ringrazi.

Tutto iniziò quando io e mio marito ci trasferimmo nellappartamento di mia nonna, a Firenze. Era vecchiotto, aveva bisogno di ristrutturazioni, ma ci mettemmo tutta lanima: finestre nuove, carta da parati, mobili ed elettrodomestici moderni. Proprio quando lappartamento cominciava a sembrare una casa, quando ogni dettaglio rifletteva i nostri gusti, mia suocera si presentò senza preavviso.

Provammo a dissuaderla con gentilezza: «Ci sono ancora lavori in corso, polvere, non è il momento adatto per ospiti.» Niente da fare. Prese il Frecciarossa e arrivò con la valigia in mano. Fin dal primo giorno, ci riservò una sorpresa. Andò a compraresanto cielodella carta da parati con fiori giganti, come nei film anni 90, e la mise lei stessa su una parete del salotto. Senza nemmeno chiedere! Eppure, avevamo programmato di iniziare dal bagno, tutto era organizzato passo dopo passo. Lei, invece, decise di scombussolare tutto.

Tornando dal lavoro, ci ritrovammo davanti a quello spettacolo Stavo per svenire. Mio marito passò la serata a calmarmi, mentre mia suocera, il giorno dopo, mi rimproverò per la mia ingratitudine. «Ho fatto tutto questo per voi, e tu osi fare il muso?» Se ne andò offesa. Mio marito dovette rifare tutto e riuscì persino a cambiare la carta da parati.

Si sarebbe potuto pensare che avesse capito. Invece no. Appena finimmo i lavori, tornò. Questa volta, era lordine della casa a non piacerle. Vuotò il nostro armadio per terra e ripiegò tutto «come si deve». Quando toccò la mia biancheria intima, rimasi sbalordita. Ebbe persino laudacia di farmi la morale:

«Il pizzo è volgare. Il cotone è più che sufficiente!»

Stavo per risponderle: «E perché non mi compri anche le mutande, già che ci sei? Quelle da nonna?» Ma strinsi i denti. Appena se ne andò, rimisi tutto a posto. Supplicai mio marito di farle capire. Ci provò senza successo.

Le visite successive furono altrettanto estenuanti. Gli asciugamani piegati male, i pannolini «tossici» buttati via«non permetterò che avvelenino mio nipote con queste sostanze chimiche!» Una volta, li gettò davvero, e mio marito dovette allontanarla prima che esplodessi.

Potreste pensare che la odi. Affatto. A distanza, è una donna meravigliosa: premurosa, attenta, sempre pronta a dare consigli utili. Ma non appena varca la nostra porta, è finita. Non mi sento più a casa mia. Sono unospite nella mia stessa casa.

Le discussioni non servono. Nemmeno suo figlio riesce a farle cambiare idea. Ignora ogni osservazione. Ai suoi occhi, sono una pessima padrona di casa perché non lavo i piatti come lei o non ordino gli asciugamani per colore. Ne ho avuto abbastanza. Non voglio litigare, né rovinare i nostri rapporti. Ma non posso più tollerare queste intrusioni.

Come farle capire che siamo una famiglia a parte, con le nostre regole e la nostra routine, e che non ha il diritto di imporre le sue scelte, anche se «per il nostro bene»? Come stabilire dei limiti senza distruggere tutto? Davvero non lo so

A volte, lamore più sincero richiede rispetto per i confini degli altri. Senza di esso, anche le migliori intenzioni diventano un peso.

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