**Diario di un padre e un figlio**
Papà, non andare! Ti prego, non abbandonarci! Non voglio più regali, né per me né per Leo. Basta che tu resti con noi! Niente macchinine, niente caramelle. Non ci servono i regali, vogliamo solo te! gridava il piccolo Edoardo, di sei anni, aggrappato alla gamba del padre.
La loro madre, intanto, singhiozzava in camera sua. Non aveva la forza di alzarsi, di uscire. Leo, invece, quattordicenne, stava in piedi con i pugni serrati. In lui, lamore per il padre lottava contro lodio.
Edoardo era piccolo, non capiva. Ma Leo sì. Aveva visto sua madre soffrire, in ginocchio il giorno prima, supplicare suo marito di restare, almeno fino a quando Edoardo fosse cresciuto un po. Ma le suppliche non erano servite a nulla.
Basta! Alzati! Non umiliarti, capisci? Non gli servi a niente, e neppure io, nessuno di noi. Allora vada tutto al diavolo! Leo corse e cercò di staccare il fratellino dal padre.
Figlio mio, perché fai così? Verrò a trovarvi, vi aiuterò. Vivrò solo in un altro posto. Ma vi amo comunque. È una decisione che abbiamo preso insieme disse il padre.
Insieme? Lhai presa tu! Credi che non abbia sentito niente? Mamma ti ha supplicato di non andartene. Siamo noi la tua famiglia! E tu te ne vai! Da unaltra donna! Lei vale più di noi, vero? Leo faceva di tutto per non scoppiare in lacrime.
**Giochi di famiglia**
Se solo il padre lavesse abbracciato, avesse lasciato le valigie e avesse detto che era stato un errore Leo gli sarebbe saltato al collo. E avrebbe dimenticato tutto. E perdonato, naturalmente. Perché quello era suo padre.
Quello che gli aveva insegnato a riparare la macchina, lo portava a pescare trote, giocava a calcio con lui, gli leggeva le storie prima di dormire. Come poteva cancellare tutto dalla sua vita? Loro? Per cosa?
Edoardo urlava disperato. La madre piangeva. Il padre li guardò tutti e se ne andò, a testa bassa.
E gli rimase dietro a lungo: Papà! Non andare!
**Da allora, la vita cambiò.**
Leo odiò suo padre. Non voleva vederlo, lanciava via i regali che gli portava. Edoardo, invece, aspettava. Si sedeva davanti alla porta, stava sul balcone a guardare lontano. Il padre chiese di poterli portare a passeggio. La madre non glielo permise.
E Leo non voleva. Edoardo desiderava correre dal padre, ma gli dicevano: Papà non vuole vederti.
La madre avrebbe rifiutato gli alimenti per orgoglio, ma doveva pur vivere.
Si è innamorato, tuo padre. Ecco come va il mondo! Per lui era meglio altrove. I figli non gli servivano più. Là ne avrà altri! ripeteva spesso.
Leo ascoltava cupo. Edoardo piangeva.
**Un anno dopo, il padre tornò.** O meglio, provò a farlo. Edoardo non era in casa. Cerano solo Leo e la madre. Il padre chiese scusa, disse di essersi sbagliato, di aver capito che senza di loro non poteva vivere.
Ma la madre non lo riaccolse. Furono i momenti della sua vendetta. E nemmeno Leo lo perdonò. Il rancore era ancora vivo. Non cera spazio per il perdono.
E a Edoardo non chiesero nulla. Era ancora troppo piccolo.
**Passò il tempo.** Leo si mise a fare il commerciante. Edoardo divenne medico. Il fratello maggiore si sposò. Il più giovane si prese cura della madre fino alla fine, ma presto anche lei se ne andò.
Poi Edoardo decise di sposare la sua amica dinfanzia, Caterina. Prima delle nozze, però, Leo era in affari in unaltra città. Propose di andare insieme, di svagarsi. Scelsero il treno invece della macchina. Bevvero il tè parlando al rumore delle rotaie.
Non litigavano mai, vivevano in armonia, anche se si vedevano poco. Ma erano troppo diversi di carattere. Leo, duro, incapace di accettare contraddizioni, ascoltava solo se stesso.
Chiamava il fratello “dottor misericordia” per scherzo, e gli diceva sempre di lasciar perdere la bontà, che non era più di moda.
Finiti gli affari, passeggiarono per una città nuova e bellissima, ammirando tutto. Poi si diressero alla stazione.
Quasi allingresso, Leo inciampò in un uomo. Lo guardò con disgusto, borbottando che non cera bisogno di sedersi dove non si doveva. Luomo era su un cartone, sporco, con la barba, senza gambe. Poi alzò lo sguardo.
Edoardo era già avanti, quando sentì ridere il fratello. Si fermò. Leo sghignazzava, indicando il senzatetto. Edoardo lo afferrò per il braccio e lo trascinò via.
Basta! È brutto. Non sappiamo cosa gli sia successo. Non sta a noi giudicare! sussurrò.
Cosa? Non sta a noi giudicare, fratellino? Proprio a noi. Non lo riconosci? Tu eri troppo piccolo. Io sì, subito. Gli occhi di nostro padre sono speciali, verdi. Mamma diceva che se ne era innamorata per quelli. Invano, a quanto pare. Che fai lì, verme? Curioso? Siamo i tuoi figli, papà. Non te laspettavi? Ti riconosci? Ecco, ci siamo rivisti. Non pensavo che ti avrei mai più incontrato. Ma forse la giustizia esiste. Ora sei ridotto così. È per le lacrime di mamma. Per le nostre. Per tutto quello che hai fatto! urlò Leo, furioso.
Edoardo era senza parole, sconvolto. Luomo a terra piangeva in silenzio. Mormorò solo: Siete così belli.
Non ti somigliamo! Per fortuna. Che vergogna che tu sia nostro padre! Schifoso! Crepa qui, in strada. È la tua punizione. Piangi pure. E guarda. Non volevi una vita normale? Con la tua famiglia. Sei corso dietro allamore. Dovè il tuo amore ora, papà? Hai trovato qualche vagabonda? Pezzo di merda! continuò Leo.
Basta! Smettila, o non rispondo di me! gridò Edoardo.
Leo stava per replicare, ma rimase senza fiato. Edoardo si inginocchiò. Toccò la guancia sporca, la accarezzò. E disse:
Ciao, papà.
Il padre gli afferrò la mano, la strinse. E scoppiò in lacrime, chinando la testa.
Chi vedeva in quel momento? Forse un bambino biondo e occhi grandi che tanti anni prima si aggrappava alla sua gamba gridando: Papà, ti prego, non andare!
I figli erano cresciuti. Ed entrambi erano diventati uomini. E lui doveva loro tutto, questo era certo.
Leo continuava a inveire. Il padre taceva. Sapeva di meritarselo. Ma il cuore gli si spezzava non per le urla di Leo, ma per gli occhi buoni e la mano gentile del figlio minore. Lui non gli rimproverò nulla.
Ed era proprio quel silenzioso amore e quella fedeltà che gli sconvolgevano lanima.
Basta, andiamo, Edoardo. Il treno parte presto Leo lo tirò su.
Io non vengo. Tu vai. Io resto. Non posso lasciare papà qui! Edoardo si alzò in piedi.
Cosa? Questo schifo che ha ro





