Il Paradiso Culinario di Beatrice
Quando io e Marco siamo entrati nell’appartamento di Beatrice, sono stata immediatamente avvolta da un profumo così intenso che per un attimo ho dimenticato il motivo per cui eravamo lì. Odorava di carne appena sfornata, di dolce caldo e spezie che sembravano danzare nell’aria. Mi sono fermata sulla soglia, ho chiuso gli occhi e ho respirato profondamente: era il profumo del comfort, della festa e di una sorta di magia. Quando ho posato lo sguardo sulla tavola, sono rimasta senza parole. C’erano piatti che avrebbero potuto essere esposti in un museo d’arte culinaria. Onestamente, non sapevo da dove cominciare: ammirare o afferrare un piatto.
Beatrice, mia amica di lunga data, è sempre stata una maestra in cucina, ma questa volta ha superato se stessa. Siamo venuti da lei per cena: ci aveva invitato “senza motivo”, solo per chiacchierare e passare la serata insieme. Ammetto che mi aspettavo qualcosa di semplice, tipo un’insalatina, forse un pollo al forno e un tè con biscotti. Ma ciò che ho visto era uno spettacolo gastronomico. La tavola traboccava di prelibatezze: un filetto di maiale dorato con una crosta aromatica, patate al rosmarino, verdure disposte come fossero un quadro, e una crostata dalla croccia dorata che profumava di mele e cannella. E poi le salse: tre diverse, in eleganti salsiere, ognuna un capolavoro.
“Bea, ma stai aprendo un ristorante?”, ho esclamato, incapace di staccare gli occhi da quella meraviglia. Lei ha solo riso e ha fatto un gesto con la mano: “Oh, Sofia, volevo solo coccolarvi un po’. Sedetevi, assaggiamo tutto!” Marco, mio marito, di solito poco loquace, stava già allungando la forchetta, ma l’ho fermato: “Aspetta, prima faccio una foto, questo va sui social!” Beatrice ha rotto gli occhi al cielo, ma si vedeva che era contenta. È fatta così: cucina con il cuore e poi fa finta che sia niente.
Ci siamo seduti e il banchetto è cominciato. Ho assaggiato la carne: si scioglieva in bocca, con un tocco d’aglio e qualcos’altro che non ho riconosciuto. “Bea, che magia è questa?”, ho chiesto. Lei ha sorriso: “L’ingrediente segreto è l’amore!” Ho riso, ma in fondo ci ho creduto. Perché altrimenti spiegare come anche una semplice insalata di pomodori e cetrioli diventasse opera d’arte? Marco, che di solito mangia in silenzio, ha detto: “Bea, se cucini così ogni giorno, mi trasferisco da te”. Abbiamo riso, ma ho notato che stava già pensando al bis.
Mentre mangiavamo, Beatrice ha raccontato come aveva preparato ogni piatto. Aveva passato tutto il giorno in cucina, e alcune ricette erano della nonna. “Questa crostata”, ha detto, “la nonna la faceva per tutte le feste. Io ho solo aggiunto vaniglia e un po’ più cannella”. Ascoltavo e pensavo: come trova la pazienza? Io in cucina non resisto più di un’ora. Il mio piatto forte sono gli spaghetti al formaggio, e solo se è già grattugiato. Lì invece c’era una sinfonia di sapori, fatta con tanto amore che veniva voglia di abbracciarla.
Ma la cosa più bella era l’atmosfera creata da Bea. Non solo il cibo, ma tutta la casa respirava calore. C’era un vaso di fiori sul tavolo, candele che creavano una luce soffusa, e dalla stereo una musica jazz di sottofondo. Mi sono accorta che era da tanto che non mi sentivo così rilassata. Persino Marco, che di solito dopo cena si immerge nel telefono, stava sorridendo e raccontando storie della sua gioventù. Bea aveva trasformato una serata qualunque in una festa.
Tra una fetta di crostata e una tisana, ho chiesto: “Bea, come fai a fare tutto? Lavoro, casa, e poi cene così!” Lei ha riflettuto: “Sai, Sofia, per me cucinare è come meditare. Accendo la musica, taglio le verdure, impasto…e i problemi spariscono. E quando vi vedo mangiare, capisco che ne vale la pena”. L’ho guardata e ho pensato: magari avessi un briciolo del suo talento e pazienza. Forse allora imparerei a fare dolci invece di ordinare pizza per ogni occasione.
Prima di andarcene, Bea ci ha dato degli avanzi della crostata e del filetto. “Prendete”, ha detto, “finitelo a casa!” Ho provato a rifiutare, ma ha insistito: “Sofia, l’ho fatto per voi”. Usciti in strada, ho capito che quella serata non era stata solo cibo. Era stata un’occasione di amicizia, calore, condivisione. Beatrice mi aveva ricordato quanto è importante fermarsi, stare insieme e godersi il momento.
Adesso penso di invitarla da noi. Ma sono già in panico: cosa le potrò servire? I miei spaghetti non saranno mai al suo livello. Forse potrei ordinare del sushi e fare finta di averlo preparato io? Scherzi a parte, chiederò un paio di ricette e proverò a sorprenderla. Se non dovesse riuscire, le dirò: “Bea, tu sei la regina della cucina, io sto ancora imparando”. E so che riderà, dicendo che l’importante è la compagnia. È proprio così che è fatta. E questa è la vera bellezza dell’amicizia: condividere, ridere e amare, anche quando i piatti non sono perfetti. Perché alla fine, conta più il tempo passato insieme che la ricetta.