**”Parliamone, figlio mio”**
Nell’ultimo giorno delle vacanze di Natale, gli amici decisero di andare al pattinaggio sul ghiaccio. Il gelo improvviso si era leggermente attenuato, e il sole basso ma luminoso accarezzava la pista, promettendo un po’ di tepore. Le giornate iniziavano ad allungarsi.
Luca e Matteo non erano gli unici a voler smaltire i chili di troppo accumulati durante le feste. La pista era affollata. L’aria pungente rinvigoriva, la musica degli altoparlanti sollevava gli animi, e il sole illuminava tutto con una luce dorata.
Appena messi i pattini, i due ragazzi iniziarono a sfrecciare tra la folla, superando gli altri con agilità. Le lame affilate scivolavano senza sforzo sul ghiaccio ruvido. Era la prima volta quest’anno che riuscivano a venire: prima aveva nevicato troppo, poi un disgelo aveva reso il ghiaccio molle, trasformando la pista in una pozza. Solo dopo l’Epifania era tornato il freddo giusto.
Dopo due giri di riscaldamento, iniziarono a divertirsi. Matteo notò una ragazza in un giubbotto bianco e un berretto di lana con un pon-pon, aggrappata al bordo della pista come un naufrago a una scialuppa. Era evidente che non avesse mai pattinato in vita sua.
Le gambe rigide le cedevano, le caviglie si piegavano, e senza quel bordo a cui aggrapparsi sarebbe già caduta decine di volte. Matteo sentì un misto di tenerezza e divertimento. Cercò Luca con lo sguardo, ma lui era impegnato a chiacchierare con un gruppo di ragazze.
Si avvicinò alla ragazza, fermandosi accanto a lei.
“Vuoi che ti insegni? Non è difficile, basta conoscere qualche regola.”
Lei non fece in tempo a rispondere: il piede destro le scivolò in avanti, e stava per cadere all’indietro quando Matteo la afferrò per un braccio.
“Grazie,” sussurrò.
La sua voce gli parve magica, e quel semplice contatto gli fece accapponare la pelle. Il cuore gli batteva forte, improvvisamente vivo.
“Non aver paura. Se non lasci il bordo, non imparerai mai. Tieniti a me.” Le tese la mano.
“Ho troppa paura,” ammise lei con un filo di voce.
“Il ghiaccio è scivoloso, cadere è normale. Ma io non ti lascerò andare. Forza.”
La ragazza gli afferrò la mano, ma con l’altra si aggrappava ancora al bordo.
“Così, va bene,” l’incoraggiò Matteo. “Ora spingiti con un piede e scivola sull’altro. Non mettere il peso sulle punte, cadi! Bravo, così. Ora insieme…”
Lei obbedì, facendo i primi incerti passi. Finalmente lasciò il bordo. Non era ancora pattinare, ma Matteo la lodò come se avesse vinto l’oro olimpico.
“Perfetto! Piega un po’ le ginocchia, rilassati. Ora scivola, non camminare.”
Gli occhi della ragazza brillavano di gioia. Rise, e quel suono fece sobbalzare il cuore di Matteo, riempiendolo di un calore strano.
Lei tentò una spinta più decisa, dimenticandosi della punta del pattino, e stava per cadere se Matteo non l’avesse ripresa al volo.
“Tranquilla, nessun problema. Più piano…”
Procedettero lentamente lungo il bordo.
“Basta, non ce la faccio più! Sono stremata,” si arrese lei, le gambe che le tremavano.
“Per la prima volta hai fatto benissimo. Domani ti faranno male i muscoli, ma la prossima volta sarà più facile. Io sono Matteo.” La osservò di sfuggita: guance rosate, ciglia folte, labbra socchiuse… Sentì un’onda di dolcezza salirgli dal petto. Mai provato nulla del genere.
“Ginevra,” rispose lei.
Quel nome, quel profumo estivo, gli fecero girare la testa.
Si appoggiava a lui con tutto il peso, e Matteo avrebbe voluto che quel cammino non finisse mai. Sentire il suo respiro affannoso, vedere il vapore uscire dalle sue labbra…
Raggiunsero lo spogliatoio, e Ginevra crollò esausta sulla panca, allungando le gambe.
“Dammi il numerino, ti prendo le scarpe,” disse Matteo con voce un po’ roca.
“Ho uno zaino con gli stivali.” Gli passò il cartellino. “Vuoi che ti aiuti a togliere i pattini?”
Lo guardò con quegli occhi azzurri che gli mandarono una scossa lungo la schiena, come una scarica elettrica.
“Faccio da sola.” Si chinò per slacciarli.
Matteo restò impalato, incapace di distogliere lo sguardo.
“Eccoti qui!” La voce di Luca risuonò alle sue spalle. “Ti ho perso. Com’è andata?”
“Per la prima volta, fantastica,” rispose Matteo con entusiasmo. “Lui è Luca, il mio amico. Lei è Ginevra.”
“Carina,” sussurrò Luca all’orecchio di Matteo, ammiccando. “Pattiniamo ancora?”
“Vai pure, se vuoi. Io accompagno Ginevra.”
“Non serve,” intervenne lei, infilando gli stivali.
“Lui non vuole lasciarti andare,” rise Luca, traditore.
“È vero,” ammise Matteo. “Che ne dici di un caffè? Per recuperare le energie.” La guardò implorante.
Senza i pattini, sembrava ancora più minuta. Lei sorrise, e quel sorriso gli fece salire il cuore in gola.
“D’accordo. Luca, vuoi unirti a noi?”
“E vai in giro coi pattini?” lo canzonò Luca.
Matteo arrossì e corse a cambiarsi.
Uscirono dal parco e trovarono un piccolo caffè, con luci soffuse e rametti di abete nei vasi. Appena seduta, Ginevra fece una smorfia.
“Che c’è?” si preoccupò Matteo.
“La gamba. Sono caduta.”
Lui annuì comprensivo. Immaginò il sedere sbattuto sul ghiaccio, ma non lo disse.
“Ci vuole del ghiaccio.”
“Mi sa che l’ho già avuto a sufficienza,” rise lei.
“Passerà. Ma per imparare davvero, ci vuole pratica. Sabato prossimo, ci sei?”
Alla luce fioca, Ginevra era ancora più bella.
“Dovevo venire con un’amica, ma si è ammalata…”
Si riscaldarono col caffè bollente, gli sguardi che si cercavano, mentre qualcosa tra loro cresceva.
Si videro ogni sera, e i fine settimana Matteo continuò a insegnarle a pattinare.
“Quando la presenti?” chiese un giorno la madre. “Chi è?”
“Sabato viene a pranzo. Niente di speciale, però.”
“Sabato, allora.” La madre annuì pensierosa.
Quel giorno, Ginevra era nervosa. Si fermò davanti alla casa di Matteo.
“E se non piaccio ai tuoi genitori?”
“Non preoccuparti. Sono persone normali. Sono qui io.” La tirò per mano.
La madre aprì la porta con un sorriso. A tavola, Ginevra teneva gli occhi bassi, finché non incrociò lo sguardo severo del padre di Matteo. Arrossì.
“Dove abitate? Studi?” chiese lui.
“Frequento Lettere all’università. Manca un anno e mezzo. Mia madre mi ha trasmesso laMatteo la strinse a sé, mentre il sole del tramonto dipingeva il cielo di rosa, e capì che, nonostante i segreti del passato, il loro futuro poteva ancora essere scritto insieme.